Ryse: Son of Rome 1080p

Scegliere il gioco che accompagnerà il tuo primo weekend next-gen non è affatto facile. Io però l’ho fatto con una convinzione e una semplicità senza precedenti. Lo decisi in tempi non sospetti, quando prenotai la mia Xbox One nel periodo pre-E3, che Ryse: Son of Rome sarebbe stato il mio primo gioco sulla nuova console Microsoft. È stata una decisione di cui non mi pento, neanche dopo le reazioni fredde e discordanti della stampa internazionale, e che anzi, proprio per quest’ultimo motivo, è stata ancora più ferma che in passato.

Ryse: Son of Rome Shot 1

Cruento e letale come pochi: questo è Ryse: Son of Rome.

“All’epoca” decisi che Ryse sarebbe stato il mio primo gioco perché in una parte non del tutto remota di me risiede un’anima un pizzico tamarra, ma i motivi sono molteplici e in questo fine settimana si sono rivelati tutti dannatamente veritieri.

Ryse: Son of Rome è un action sviluppato da Crytek – gli sviluppatori del bellissimo, esteticamente parlando, Crysis – e nasce come progetto per il primo Kinect sotto il nome di Codename: Kingdoms. Il suo sviluppo andò per le lunghe, al punto da smuovere Microsoft verso una richiesta, un consiglio, esattamente come fatto con Dead Rising 3 e Capcom: “Continuate a sviluppare la vostra visione, non dovrete preoccuparvi del successo che avrà: noi pubblicheremo il progetto sotto la nostra ala se accettate di portarlo sulla nostra nuova macchina”. E chi meglio dei ragazzi “mangia poligoni” tedeschi poteva accettare una sfida del genere? Probabilmente nessuno.

Le meccaniche di gioco di Ryse sono semplici e si basano fondamentalmente sulle seguenti caratteristiche: il nostro personaggio avrà a disposizione una spada e uno scudo, assegnati a due tasti, X e Y. Con una singola pressione si avvierà un fendente o una spinta, mentre premendo più al lungo si eseguirà un attacco più potente. Al tasto A è invece affidata la parata che, abbinata a una tempistica sufficientemente veloce, può dar vita ai contrattacchi e alle combo. Sul tasto B troverete invece la schivata, importantissima contro i nemici di stazza più imponente. C’è poi il classico sistema di potenziamenti che, anche se in modo non troppo articolato, premia ampiamente l’impegno dei più bravi e la furia attivabile con la pressione del dorsale RB per delle esecuzioni ancora più spettacolari. Le stesse esecuzioni possibili normalmente quando l’apposita icona appare sul malcapitato avversario di turno e che danno alla luce le cinematografiche e cruente sequenze in quick time event.

È chiaro che, visto da questo punto di vista, Ryse non è altro che un gioco d’azione standard, incapace di distinguersi dal resto delle produzioni sul mercato. Ma non è così che la produzione tedesca va vista. Assolutamente, mia cara stampa internazionale.

È una nuova proprietà intellettuale, cioè quello che chiedevate a gran voce, con tutti i pregi e i difetti del caso, che arriva al lancio di una console nuova nello stesso e identico modo.

Il protagonista del gioco è Marius Titus, giovane e valoroso centurione romano in cerca di vendetta nella Roma di Nerone. Un’ambientazione, converrete con me, fresca e poco vista nel mondo dei videogiochi che, insieme alle prodezze del CryEngine (lo stesso motore grafico che muove Crysis 3), fornisce alcuni scorci da mascella spalancata per tutta la durata del gioco.

È infatti impossibile negare la bellezza visiva di Ryse, o quantomeno notare le “abissali” differenze della mancata risoluzione 1080p e dei 60 frame per secondo sbraitati da alcuni, noiosi utenti dell’internet. Le avventure di Marius scorrono benissimo così, nei primi giorni di vita di una già sbalorditiva (dal punto di vista tecnico e non solo) Xbox One. I 900p e i 30 granitici fps fanno il loro sporco lavoro confezionando il titolo che, senza se e senza ma, è di gran lunga uno dei videogiochi graficamente più belli mai creati, il più bello della line-up iniziale di Xbox One.

Gigantesche arene da intrattenere: anche questo è Ryse: Son of Rome.

E se la massima difficoltà della campagna in singleplayer non dovesse bastarvi, o miei cari videogiocatori hardcore, c’è anche una più articolata e divertentissima modalità multiplayer denominata Gladiator. Undici arene da intrattenere in compagnia del vostro personalissimo gladiatore a suon di violente e sanguinose uccisioni, proprio come nella migliore e splendente epoca romana.

Ryse: Son of Rome, pad alla mano, è il gioco da scegliere tra quelli disponibili al lancio di Xbox One. Non bastano le semplicistiche meccaniche a rovinare un quadro tecnico e audiovisivo che ha del fenomenale e che, permettetemelo, riesce a divertire anche senza tutti i crismi e le virtù di un action più complesso. Con la sua struttura non troppo complicata, il titolo Crytek riesce a intrattenere ed esaltare mettendo in mostra e in primo piano le potenzialità che Microsoft ha voluto per la sua console next-gen. Delle potenzialità che, diciamo le cose come stanno, non sono e saranno tradotte solamente in comparti visivi da urlo – e Dead Rising 3 ne è la prova lampante.

Ryse rappresenta il futuro visivo per cui stavate morendo dalla voglia di nuova generazione. Compratelo.

Commenti A te la parola, boxaro... Ehm, lettore, pardon.