Una delle notizie più discusse degli ultimi giorni è quella che concerne Phil Fish e la sua uscita di scena dal panorama dello sviluppo indipendente, con la cancellazione di FEZ II e la completa astensione dai social network. Sapevamo che Fish era una persona particolarmente “sensibile” che non digerisce con facilità qualcosa che non gli va a genio, ma non avremmo mai immaginato che il suo comportamento avrebbe portato a tali conseguenze.

Le prime cattive notizie arrivano direttamente da Twitter, la “scena del crimine”, considerando che proprio sul popolare social network possiamo trovare le origini del Caso Fish. Così, dal profilo ufficiale del founder canadese di Polytron Corporation arriva un clamoroso tweet:

“i’m done. FEZ II is canceled. goodbye.”

Non c’è bisogno di ulteriori traduzioni per comprendere il messaggio a senso unico di Phil Fish. Tutto ciò che segue è un insieme di brevi commenti dell’autore del messaggio sulla drastica decisione che ha appena preso, sviando i followers confusi e concludendo con raffinati saluti.

“one final tweet to tell you that im trending worldwide right now. SO LONG, SUCKERS!”

Ebbene, il sequel dell’acclamatissimo FEZ non vedrà mai la luce e Polytron rischia di chiudere i battenti senza la guida del suo capitano. Ma facciamo qualche passo indietro e scopriamo le vicende che hanno spinto Fish a mollare tutto e porre fine alla sua carriera da sviluppatore.

Tutto ebbe inizio quando Marcus Beer, il famigerato Annoyed Gamer del podcast Invisible Walls, espresse una sua personale opinione sul conto di alcuni sviluppatori indie, precisamente Jonathan Blow e il nostro caro Phil Fish. Beer, il cui mestiere è rompere le scatole stuzzicare chiunque sia coinvolto nell’industria videoludica, ha accusato i due developers di manifestare degli atteggiamenti, da lui definiti, da “hipster tosspots” (vi lasciamo la sacra libertà di cercare su Google “tosspot”).

Beer critica entrambi gli sviluppatori per essersi rifiutati di parlare del self-publishing su Xbox One per un’intervista di Game Informer. Un commento che non è passato inosservato e che Blow e Fish non hanno certamente apprezzato. Ovviamente quest’ultimo è quello che l’ha presa peggio e non ha esitato a contattare Marcus Beer su Twitter, durante lo scorso weekend.

Lo spettacolo non è un granchè, ma potrebbe essere un buon pretesto per preparare i pop corn. SPOILER: alla fine il buon Fish invita gentilmente Beer a porre fine alla sua miserabile esistenza.

Eviteremo invece di commentare le reazioni di Blow, che è risultato decisamente più risoluto e diplomatico a differenza del collega, indirettamente difeso con dei tweet mirati a quanti criticano puntualmente i poveri sviluppatori indipendenti.

Bisogna dire che è da un bel po’ di tempo che tra Phil Fish e la stampa videoludica non corre buon sangue e questo lo avevamo capito vedendo Indie Game: The Movie ed è stato messo in evidenza per l’ennesima volta con le scene inedite della Special Edition del film, che personalmente ho visto per la semplice curiosità di approfondire la conoscenza del papà di FEZ. Un approfondimento di cui mi sto pentendo.

C’è stato un altro recente episodio in particolare che potremmo inserire tra le cause dell’addio di Fish. Lo sviluppatore avrebbe infatti criticato Polygon di aver incluso in un articolo un commento di Kevin Dent. Voi direte, “eh beh? E poi chi tosspot è ‘sto Kevin Dent?”. Il suddetto Dent è diventato alquanto popolare su Twitter esprimendosi a sfavore del coinvolgimento delle donne nell’industria videoludica, mettendo in bella mostra il suo marcato sessismo.

La cosa non è passata inosservata all’attento Fish, al contrario di Polygon, che (guarda caso) in una raccolta di opinioni sul self-publishing su Xbox One ha inserito anche le parole di Dent. Ciò potrebbe sembrare piuttosto banale in effetti, ma come spesso accade nel magico mondo di Twitter il tutto è degenerato nel giro di pochi tweet, in un battibecco tra Fish e uno degli editor del noto sito web.

La notizia dell’uscita di scena di Phil Fish ha sconvolto gli appassionati di tutto il mondo, tra cui Cliff Bleszinski, l’eccentrico creatore di Gears of War, che ha scritto sul suo blog una lettera aperta indirizzata all’amico Phil, invitandolo con tono amichevole e confidenziale a riconsiderare la sua decisione e di tornare a sviluppare.

“L’industria ha bisogno di persone come te, che parlano con il cuore prima che con la testa [...] Diciamo pure che, alla fine dei conti, confrontarsi con il feedback della community ha anche i suoi lati positivi. Torna, Phil. Già ci manchi. Magari se torni sarò proprio dietro di te, con la pelle d’adamantio.”

Noi videogiocatori non possiamo far altro che assistere a eventi del genere, che all’apparenza non sembrano altro che pure e semplici esagerazioni che si sarebbero potute facilmente evitare. Sviluppatori, producer e chi più ne ha più ne metta ricevono frecciatine ogni giorno, ma non sono certo dei buoni motivi per chiudere bottega. Come direbbe il caro Blow, “this is THE INTERNET”.

Magari un giorno Fish si renderà conto dell’errore commesso, ma conoscendolo per la sua testardaggine (che un tempo era definibile positiva) sarà anche dura assistere a un suo dietrofront.

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