Sacred Citadel

Sacred Citadel, qual è il prezzo da pagare per essere “old school”?

di • 23 aprile 2013 • RecensioneCommenti (3)1884

Con l’esplosione dell’industria indipendente, il genere degli action a due dimensioni ha trovato una nuova e inaspettata giovinezza: grazie al solo esempio di Xbox Live Arcade posso citare piccole perle come The Dishwasher, ma anche i platform-oriented Braid e Limbo, che hanno ridefinito i canoni dell’azione bidimensionale attraverso dettagli come alta definizione, sagacia stilistica e trovate al limite della reinvenzione del game design.

Sacred Citadel non fa nulla di tutto ciò. L’Arcade di Deep Silver è old school per definizione e per intenti, con un impianto di gioco molto classico che, affondando le proprie radici nell’hack ‘n’ slash, si ritrova ad omaggiare – o almeno a provarci – gli RPG.

Alla vecchia maniera, la storia, appena accennata con scene d’intermezzo disegnate a mano, è solo un pretesto per dare il via all’azione. Azione che per quanto appagante, specie nelle fasi d’avvio, non riesce mai a raggiungere un punto clou, mai a dare quella sterzata decisa con cui spingere il giocatore a continuare nella sua missione. In poche parole, Citadel è monotono e sorprendentemente manca di quella verve che è consueto trovare nei giochi da loot, da upgrade, da questi termini qui che soltanto l’utenza PC, un tempo, poteva capire.

Questo vuol dire che, sì, i quattro protagonisti possono alternarsi ma la realtà è una sola: scegliendo il Ranger anziché il Guerriero, la Sciamana anziché la Maga, il giocatore si ritrova di fronte a delle banali modifiche esteriori, sia per aspetto dei personaggi che per le loro mosse. Peccato perché l’ossatura del titolo, quella old school di cui parlavo in introduzione, ha un suo senso e poteva prestarsi ad una particolare interpretazione in retrospettiva del mezzo XBLA: mentre tutto guarda avanti, qualcuno osa tornare alle origini e gli antichi splendori del videogioco.

Anche nelle location più spente i colori sono vivaci

Così non è perché, ripeto, sebbene prenda in prestito una sequela non indifferente di cliché dai giochi di ruolo – aggiornamenti del protagonista, armi, armature, pozioni e consumabili da raccogliere on the road -, l’avventura non dà in nessun caso l’impressione di procedere e, bloccata nella sua staticità, si esaurisce nel solito effetto “wow” del nuovo acquisto. Un esempio? Con il mio Guerriero ho raggiunto il livello 20 senza sbloccare alcuna abilità di rilievo, né combo in grado di “rompere” il gioco: tutto piatto come nelle battute iniziali. Un altro? Il livello di sfida non è allettante qualitativamente – nel senso che il gioco non riesce ad essere difficile – né quantitativamente, poiché il numero dei nemici sullo schermo sarà sempre piuttosto limitato.

Le uniche varianti sul tema sono rappresentate dall’uso dei mezzi – nemmeno troppo appaganti – e dalle boss fight che soffrono l’assenza di un livello di difficoltà elevato. Ciononostante, la co-op potrebbe valere il prezzo del biglietto: siamo distanti dalla brillantezza di Castle Crashers ma si sa, in compagnia e con un set di peculiarità (pur ridotto ai minimi termini e prevalentemente sotto l’aspetto esteriore) per ciascun personaggio ogni boccone è meno amaro. Nota positiva la sua inclusione sia offline che online.

A questo aggiungiamo, alla voce dei pro, un comparto grafico curiosamente grezzo e molto colorato (occhio alla visuale 2.5D: di tanto in tanto inganna negli scontri ravvicinati), con tanto di buon doppiaggio inglese che fa onora all’intero pacchetto audiovisivo. Per i meno anglofili, niente paura: ci sono i cari e vecchi sottotitoli in Italiano…

Le trappole sono tre le rare variabili in una formula di gioco fin troppo collaudata

Allora, è giusto chiedere o spendere, a seconda dei punti di vista, 1200 Microsoft Points per Sacred Citadel?  Come fatto poc’anzi, anche in questo caso è bene distinguere l’aspetto quantitativo da quello qualitativo. I cinque atti di cui si compone la campagna single-player/cooperativa, per quanto non siano l’emblema della longevità, sono abbastanza lunghi da intrattenere un utente medio – a patto che trovi gli stimoli giusti per superare le prime ore. Consiglio pertanto il gioco a chi si trovi in un gruppo di amici a caccia di un divertimento immediato (soprattutto offline), a basso costo rispetto alle produzioni retail e ripulito, senza alcuna magagna strutturale.

Se invece stavate aspettando il nuovo GOTY scaricabile, la vostra ricerca, ahimè, è destinata a proseguire e ad orientarsi su titoli più coraggiosi.


Sviluppato da Southend Interactive e pubblicato da Deep Silver, Sacred Citadel è disponibile dal 17 febbraio su Xbox Live Arcade, PlayStation Network e PC al prezzo di 1200 Microsoft Points (€14,99).

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  • Guglielmo Cancelli

    Certo che siete forti! Ieri avete fatto un contest per regalare questo gioco ed oggi un articolo per dire che fa cagare! Genio puro!

    • kiwi

      eh allora? cosa avrebbero dovuto farsene del codice in più? Genio puro!

    • FeliceDiGi

      Non capisco quale sia il problema: abbiamo sempre proposto dei contest per assegnare premi (gratuiti, un plus non indifferente) all’utenza. Non può capitare che un gioco non sia il massimo?