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EA, Activision e le microtransazioni: è questo il futuro dei videogiochi?

di • 15 marzo 2013 • Videogames, inc.Commenti (0)913

Sulle piattaforme mobile le microtransazioni sono diventate una vera e propria realtà. Nulla in contrario, se non fosse che questo modello ha aumentato il frazionamento dell’esperienza di gioco compromettendo il divertimento dell’utente. Fino a non molto tempo fa, però, potevo consolarmi grazie ad un pensiero: una volta terminata la partita sul mio smartphone, ormai pieno di titoli freemium, avevo la possibilità di accendere Xbox 360 senza dover sopportare gli acquisti in-app e godermi il videogioco senza rotture varie.

La situazione sta però cambiando ed anche quell’unico pensiero potrebbe scomparire per mano di Electronic Arts. L’argomento scottante in questo caso sono proprio le microtransazioni, tema su cui lo stesso publisher si è espresso affermando che avrebbe integrato questo sistema su tutti i suoi futuri giochi. Non so voi, ma solamente l’idea di avviare un gioco su console e ritrovarmi decine di finestre e messaggi che mi chiedono di pagare per riuscire a sbloccare determinati contenuti, che dovrebbero essere gratuiti in primo luogo, non mi piace affatto.

Naturalmente i giocatori non sono stati felici di sentire queste dichiarazioni da Electronic Arts ed infatti l’azienda si è trovata costretta a rettificare per non finire con una folla armata di forcone e torce infuocate fuori dal proprio quartier generale. La questione è nata in seguito alla pubblicazione del terzo capitolo di Dead Space, che per la prima volta indirizzava il giocatore verso l’uso di microtransazioni per riuscire a sbloccare contenuti in-game. Se questo modello risulta compatibile, ahimé, con le piattaforme mobile – il cui parco titoli è dedicato maggiormente ad un pubblico più casual e meno hardcore – lo stesso non si può dire delle piattaforme casalinghe.

È d’obbligo precisare comunque che Dead Space 3, nello specifico, non impedisce al giocatore di andare avanti senza spendere soldi, ma quella finestra che ti chiede di acquistare nuove risorse – messa lì, sullo schermo, con fare quasi innocente – è un invito che potrebbe fare gola a molti, quasi come una scatola di cioccolatini lasciata aperta sul tavolo. Il gioco non ci obbliga a pagare per andare avanti, ma l’idea di riuscire a sbloccare risorse in modo facilitato potrebbe risultare particolarmente allettante.

Non dovrebbe stupire se l’idea di monetizzare ulteriormente su una copia già venduta attiri l’attenzione degli editori. EA infatti non è di certo l’unica ad essere interessata a questo modello ed è stata seguita, quasi immediatamente (guarda caso…), da Activision. Da qualche giorno infatti su Call of Duty: Black Ops II è possibile acquistare dei pacchetti per personalizzare il proprio personaggio, senza tuttavia incidere eccessivamente sul gameplay. Ognuno ha un costo di 160 Microsoft Points, pari quindi a circa $2, e chiunque può decidere di acquistarlo senza però avere vantaggi concreti rispetto agli altri utenti. Fin qui nulla di scandaloso, direte voi, ma chi può dire che piega prenderà il futuro dei videogiochi non appena le software house si renderanno maggiormente conto dei potenziali guadagni che un simile approccio permetterà di ottenere?

Come avete preso la notizia delle microtransazioni su Black Ops II?

Lungi da me entrare nel merito di una discussione filosofica sull’etica delle microtransazioni, ma ritengo personalmente che una volta spesi su per giù 70€ per un videogioco tutto il suo contenuto dovrebbe essere gratuito, almeno in linea di principio. Nonostante si tratti di un’eventualità sicuramente non gradita, c’è da chiedersi se l’arrivo delle microtransazioni non sia che la conseguenza più naturale per il percorso intrapreso dai videogiochi con le attuali console. Con Playstation 2 e la prima Xbox, infatti, l’idea di rendere disponibili contenuti ai giocatori tramite dei download risultava poco pratica, ma con le nuove connessioni ad alta velocità ed un numero sempre maggiore di console connesse ad Internet, insieme a piattaforme maggiormente evolute, sono arrivati anche i famosi DLC.

All’epoca di Playstation 2 ed Xbox non esistevano patch, né tantomeno add-on  da scaricare per ampliare la propria esperienza di gioco. L’unica opzione che avevano developer e publisher era quella di pubblicare un nuovo titolo o un’edizione rinnovata del precedente con contenuti aggiuntivi e miglioramenti. Tuttavia, acquistare ora un gioco il day one e avere la certezza quasi matematica che dopo un mese o poco più verrà pubblicato un nuovo DLC – per i meno esperti “Downloadable Content” – è all’ordine del giorno. Le microtransazioni a questo punto non sono che il passaggio logico successivo, come una creatura divoratrice di soldi che si evolve.

Ricordo quando, qualche anno fa, leggevo lamentele degli utenti nei forum e nei blog sulla pratica dei contenuti scaricabili, ritenuta altamente scorretta; non che la situazione sia cambiata, ma ora è evidente come questo comportamento sia diventato un vero e proprio standard, che ci piaccia o meno (e per la cronaca, non sono sicuro ci piaccia). Credo comunque che sia proprio l’atteggiamento dei giocatori e l’esempio dato dalle piattaforme mobile a spingere le software house a ritenere quella delle microtransazioni una mossa vincente: se lo accettiamo su giochi come Angry Birds o Temple Run, per quale motivo non dovremmo anche su Dead Space o Battlefield? La differenza però è abissale, perché se nei primi due posso godermi qualche ora di divertimento per il costo di un caffè – o anche gratuitamente – dall’altro pago una cifra ben più alta e per questo mi aspetto che gli sviluppatori abbiano fatto di tutto per darmi un gioco completo in ogni suo aspetto.

Purtroppo però con il passare degli anni il piacere della sfida sembra essere diminuito; dove prima si cercava di sbloccare tutti i contenuti di un gioco, ora si cercano espedienti per ottenere tutto e subito. Allora perché dire no alle microtransazioni? Ad alcuni potrebbero in effetti tornare utili, ammesso che si sia dispositi a sborsare qualche euro in più. Il consiglio che posso dare è di godersi quanto più possibile i giochi disponibili attualmente, perché in futuro le cose potrebbero cambiare e non necessariamente in meglio.

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