Recensione – Brink (Xbox 360)

di • 10 maggio 2011 • RecensioneCommenti (0)1080

Quanta curiosità, quanta attesa, quanta emozione. Quanti sentimenti si scontrano, si intersecano e si combinano nel provare, per la prima volta e in abbondante anteprima rispetto all’uscita ufficiale (come sempre, grazie Bethesda), il supposto sparatutto più rivoluzionario dell’anno. Signori e signore, benvenuti alla nostra recensione di Brink.

Un titolo che parte in quinta, al di là delle forti aspettative che la community gli ha riservato negli ultimi mesi. L’introduzione è semplicemente fantastica, con i suoi toni da futuro distopico nello stile di Mirror’s Edge – persino la voce scelta per il doppiaggio è simile a quella di Asia Argento – e quella scelta iniziale, un aut-aut, che determinerà la fazione d’appartenenza del videogiocatore. Si continua su livelli eccezionali, poi, passando per menù asettici ed editor che rappresentano lo zoccolo duro di Brink: una miriade di opzioni e gradevolissime personalizzazioni con cui rendere davvero unico il protagonista, le sue armi e le sue abilità. Tiro in ballo, spero senza scadere nel banale, l’ispirazione che gli sviluppatori inglesi di Splash Damage hanno tratto da Team Fortress: le quattro classi ricordano sul serio lo sparatutto di casa Valve, sia per caratteristiche tecniche – tra spie e soldati non c’è molta fantasia – che per estetica.

Chiusa la mascella che si era inavvertitamente spalancata, mi sono dunque trovato di fronte a un’insolita richiesta: il gioco mi chiedeva di guardare un tutorial con cui avrei poi potuto guadagnare 1000 XP. Avido di punti e customizzazioni, ho chiaramente accettato l’invito. La clip proposta dalla software house di Londra è pixellosa come non mai, ad aggiungere l’ormai classico effetto Metal Gear Solid (una limitazione tecnologica, altroché), e di una lunghezza estenuante: quanto basta per presentare ogni singolo aspetto della produzione e tramutare l’attesa del giocatore in milioni di fiduciose aspettative. Verranno queste mantenute?

[img alt='S.M.A.R.T. va dritto al sodo: il sistema non è esteticamente dei migliori, ma garantisce un grande e variabile mobilità a tutti i personaggi.' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture114393.aspx[/img]

Per i primi sei livelli della campagna solitaria, ho pensato che la risposta alla domanda di cui sopra fosse affermativa – anche grazie a S.M.A.R.T., un sistema di corsa che se ne frega degli ostacoli, e all’atmosfera generalmente bonaria dell’azione finalizzata all’azione. Poi ho iniziato a capire perché Bethesda mi avesse raccomandato di giocare su Xbox Live – modalità cooperativa e competitiva – prima di esprimermi in merito al suo sparatutto: quest’ultimo, una sorta di orda in cui finalizzare svariati obiettivi (scortare blindati, innescare cariche, riparare mezzi), tende a perdere il suo fascino man mano che la flebile storia prosegue, a mancare di mordente dopo la grande eccitazione iniziale. Sarà che l’aspetto narrativo è secondario, sarà che l’intelligenza artificiale non riesce a concludere alcun compito senza l’aiuto del protagonista, sarà che il comparto grafico disincentiverebbe persino il fan più cieco degli shooter. È una grave pecca, questa, perciò decido di parlarne e di farla pesare parecchio nel giudizio complessivo: le texture degli scenari compaiono svariati secondi dopo il passaggio dell’utente e, una volta apparse, si fanno notare soltanto per la loro scarsissima qualità – inutile la patch pre-release e la raccomandata installazione su disco rigido. Il resto del pacchetto audiovisivo, purtroppo, non aiuta: il monitor sembra costantemente sporco, sgranellato e poco illuminato, mentre il doppiaggio, pur in un concitato italiano, trasforma uomini muscolosi e armati fino ai denti in ragazzini di strada. Suppongo che gran parte dei lettori, come me, sia sgomenta da quanto sto qui affermando: amici miei, siamo stati gabbati da trailer estrapolati dalla versione PC del gioco o, peggio ancora, ritoccati senza pietà. Che delusione.

MA! Se avrete abbastanza fegato da andare oltre il limite tecnico; se riuscirete a farvi bastare l’intrigante (eppur relegata al ruolo di comprimaria per ragioni di concept) ambientazione; se desiderate un FPS dal sapore estivo, sulla scia di Shadowrun, magari con la tecnologia e le amenità che ne derivano a farla da padrona sulla componente magica, e non vi spaventa l’idea di non poter mai mettere il gioco in pausa – l’estremo drop-in/drop out apre a tutti gli amici di Xbox Live la campagna – Brink continua a fare al caso vostro. Altrimenti, dovreste dirottare i vostri fondi sulle perle in arrivo nel quadrimestre maggio-agosto.

 

                                                                               

6.5

/10

 

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