Recensione – Homefront (Xbox 360)

di • 5 aprile 2011 • RecensioneCommenti (0)1201

Complimenti a THQ. La mossa di inserire in ogni confezione di Homefront un codice per sbloccare ulteriori (fondamentali, li chiamerei fondamentali) contenuti online è a dir poco azzeccata. Perché? … Perché prevedo ondate di copie del gioco in arrivo, nelle prossime settimane, sul mercato dell’usato. Due le motivazioni: una campagna solo a tratti galvanizzante e breve, istantanea come la morte per infarto, e un multiplayer che non vale la pena provare – specie se avete messo le mani su produzioni belliche del calibro di Battlefield e Call of Duty, che il titolo Kaos Studios tenta continuamente di imitare.

L’imitazione ci sta: i due campioni d’incassi di cui sopra… sono campioni d’incassi, ecco, è giusto che un aspirante al trono degli shooter prenda esempio da loro. È a dir poco entusiasmante l’idea che alla qualità di questi venga aggiunta una storia originale con una prospettiva (purtroppo solo apparentemente) nuova. È a dir poco deludente vedere invece che, oltre al single-player, la cui longevità non ha raggiunto le cinque ore e mezza nel mio caso, Homefront abbia davvero poco da offrire.

[img alt='Non manca una corposa sezione stealth e agreste']/immagini/Articoli/category1505/picture114320.aspx[/img]

Vorrei fosse chiara l’ottica in cui sto inquadrando questo gioco e questo genere: uno sparatutto che prende il singolo a semplice pretesto per dare il là alle fraggate del comparto multigiocatore. Ed è persino in tal senso che non mi capacito della sua scarsa durata (è stato abbattuto il muro delle sei ore fissato da Modern Warfare 2), ma la potrei giustificare con il solito, da me in passato approvato, "sai quel che compri"; un concetto che, noterete, non riguarda assolutamente l’FPS di casa THQ. Nessuno sapeva ciò a cui andava incontro. Anzi, ci eravamo un po’ tutti illusi per via del bundle promosso da Microsoft (Xbox 360 + una copia del titolo), pensando che questa fosse la nuova frontiera del compromesso tra single e multiplayer. Ebbene, ci sbagliavamo tutti: sul carro dei vincitori chi l’aveva predetto; al banchetto della cenere, invece, se come me avevate pregato per un degno rivale dei suddetti.

Chiuso il "doveroso" inciso, possiamo tornare a parlare delle caratteristiche della campagna in solitaria. Le influenze sono tante e non si limitano agli unici casi che ho citato poc’anzi: il Goliath, mezzo a cui gli sviluppatori hanno fatto spesso ricorso in qualità di refugio peccatorum, è ad esempio un Warthog telecomandato (casuale, penso, l’incrocio con il dinosauro di Bulletstorm); i giornali sparsi qua e là – molto intriganti, se siete appassionati di storia e politica come il sottoscritto – sono mutuati dalla tradizione degli action/adventure, in ultimo Alan Wake con le pagine dei suoi romanzi. Questo quadro, e avrei potuto continuare a dipingerlo, non fa altro che evidenziare la mancanza di maturità del team di sviluppo: la trama è buona, si vede la mano dello sceneggiatore di Apocalypse Now, soprattutto sulle drammatiche location delle fasi iniziali, ma la sua implementazione nel gameplay è esigua; poca personalità, insomma, se si ricorre agli stessi espedienti scriptati di Call of Duty o alla scimmiottatura di produzioni più carismatiche. Non mancano discreti tratti d’azione, ma si contano sulle dita di una sola mano, causa (già citata) bassissima longevità e finale aperto, e non valgono, da se, il prezzo pieno del biglietto.

[img alt='La vetta artistica - non tecnica, la qui presente immagine è ritoccata al computer - di Homefront' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture114319.aspx[/img]

Non lo vale neppure il multiplayer, come dicevo in fase di introduzione: Controllo di terra, Deathmatch a squadre, Schermaglia (da 16 a 32 giocatori) sono pacifici calchi delle modalità introdotte dallo stesso developer in Frontlines: Fuel of War e infarciti di una notevole dose di Bad Company 1/2 (per i droni, i veicoli ma non solo). A questo sommiamo un’Armeria poco invitante, un matchmaking non proprio scattante, e la ricetta per un comparto mediocre può dirsi conclusa: perché avere l’acerbissimo allievo – la domanda che sottosta all’intera recensione – quando il maestro è ancora forte e scattante?

E, per chiudere, un poco lusinghiero giudizio sul reparto tecnico – lo cito inusualmente per "smontare" l’ultimo alibi… : se il versante audio è confortato da campionature serie dei suoni emessi dalle armi, quello grafico è di una tristissima altalenanza: l’uso mediocre dell’Unreal Engine 3, come ho già visto in decine di controparti, ha quale primaria conseguenza il lento comparire delle texture (in ogni caso lontane parenti dell’alta definizione), un numero ragguardevole di bug – che talvolta spingono al riavvio dei checkpoint – e la vistosa rinuncia a qualche punto di risoluzione per mantenere su livelli di accettabilità un frame-rate comunque ballerino; pochi gli effetti degni di nota, che non risaltano neppure la graziosa ricostruzione di un paese sotto l’imprevisto attacco nemico. Nulla di realmente terribile, molto di frustrantemente superficiale.

Questo il giudizio estremo su Homefront: uno sparatutto senza lode e con un’infamia piuttosto alta ma sopportabile. La voce longevità non gli consente di raggiungere la sufficienza, mentre per il resto – l’online è un buon punto di partenza, gli aspetti tecnici sono da ricostruire – aspetto con curiosità l’inevitabile seguito.

 

                                                                               

5.5

/10

 

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