Recensione – Marvel vs Capcom 3: Fate of Two Worlds (Xbox 360)

di • 30 marzo 2011 • RecensioneCommenti (0)1144

Coi picchiaduro non ci sono mai andato chissà quanto d’accordo. Qualche partita con gli amici, giusto perché davanti a una console non mi tiro mai indietro. Ecco, Marvel VS Capcom 3 ha suscitato in me le sensazioni opposte. Più divertente giocato contro la CPU che in compagnia: troppo casinaro – si gioca sempre con tre combattenti – per essere meritocratico. E perciò, con la compagnia di cui sopra, mi è “durato” poco. E perciò sono tornato prima del previsto su Fifa (che non è ‘sto capolavoro di meritocrazia, ma questa è un’altra storia).

L’ultimo picchiaduro di casa Capcom viene meno nella sua premessa più invitante. Il sottotitolo Fate of Two Worlds lascia intravedere, come d’altronde le dichiarazioni pre-release degli sviluppatori, qualcosa in più del classico accenno di trama; invece, non capisco perché, manca anche l’infarinatura narrativa che accompagna gli altri prodotti della software house/publisher nipponica. Il video d’introduzione ai menù, spettacolare e visivamente suggestivo, è un ottimo antipasto di quanto aspetta l’utente che combatterà nelle svariate arene del gioco: calci e pugni a non finire ma senza una ragione scatenante; rissa, botte da orbi e chi più ne ha… Spero abbiate intuito, a questo punto, le motivazioni che mi hanno spinto a parlare di gameplay “troppo casinaro” e “poco meritocratico”: passi cum laude la frenesia, sacrosanta nel genere, ma senza esagerare e, soprattutto, senza privarmi degli epici uno contro uno che la joint venture Capcom-Marvel avrebbe dovuto regalare.

Rispettata, invece, la corposità del roster che va a comporre il terzo episodio di quella che è ormai diventata una saga di successo: una lista di trentadue elementi, tra cui Dante, Chris Redfield, Ryu, Chun-Li, Wolverine, Iron Man, Spider-Man e Capitan America, lascia soltanto il consueto imbarazzo della scelta negli scontri off/online (lag free ed organizzato a stanze). Quel che delude, e purtroppo dobbiamo ancora parlare di rammarici, è il modo in cui questi personaggi sono sfruttati. Se l’assenza di una trama è il problema principale, le modalità scarseggiano e vederle raggruppate in un Offline vs Xbox Live d’altri tempi non ha fatto altro che amplificare la mia insoddisfazione: anche da questi particolari percepisco la fatica che i programmatori giapponesi – per carità, un discorso in generale che nulla ha che vedere con la drammatica attualità – incontrano nel calarsi in una realtà, quella delle console current-gen, perennemente connessa e vivace. Tornando al cuore della questione, Arcade non porta con se alcuno spunto storico ed ha una durata per personaggio davvero esigua (sebbene la difficoltà crescente mi abbia spinto più volte sull’orlo dell’imprecazione), mentre l’invitante Missioni non fa altro che ricalcare – sotto la facciata della sfida a obiettivi, caratteristica anche della slide online Eventi – le classiche schermate d’Allenamento. Mi spiace dirlo, ma questa è sul serio poca roba.

Chiudendo su un quadro di tale monocromaticità, sento di poter rispedire al mittente le critiche di chi, in giro per la rete, ha bollato come “deludente” il comparto grafico di Marvel VS Capcom 3: capisco la difficoltà ad approcciarsi, da un punto di vista visivo, a qualunque picchiaduro non sia Street Fighter IV (e surrogati), ma è giusto, seppur opinabile sotto la stessa produzione, che ogni franchise mantenga il suo marchio di fabbrica; altrimenti l’originalità passa per norma, fenomeno che nella nostra società ha già un peso troppo rilevante e che quindi non vorrei veder emergere nei videogiochi (l’ha già fatto, mi dicono i cittadini della Terra). Tranquilli, Street Fighter X Tekken non dovrebbe farsi aspettare troppo…

… Ma, nel frattempo, mi tocca registrare l’immobilismo di Capcom nel dossier Fate of Two Worlds: gli sviluppatori orientali non sono andati oltre il compitino, creando un titolo dalle meccaniche semplici – i novizi della combo potrebbero esserne affascinati – che manca, però e forse pertanto, di appassionare chi resta alla caccia di un’esperienza più profonda. Non si ergerà a picchiaduro di riferimento e deluderà i fan Marvel che volevano approfondite le vicende dei loro eroi preferiti.

5

/10

 

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