Recensione – Bulletstorm (Xbox 360)

di • 16 marzo 2011 • RecensioneCommenti (0)971


In maniera opposta, e forse visceralmente simile, a Bulletstorm, questa recensione non sarà il massimo dell’originalità. Uscendo quasi un mese dopo la release del gioco, in effetti, sarebbe abbastanza complesso, probabilmente impossibile, spendere parole che non siano già state usate da altri sull’acclamato e discusso shooter People Can Fly (polacchi nonché padri di Painkiller). Mi limiterò pertanto a discutere degli aspetti meno sviscerati sinora, o di quelli indispensabili per la comprensione di un titolo che, avendone i mezzi, si propone non come rivoluzione quanto evoluzione di un genere decisamente inflazionato.

Tutto fa gioco. Partiamo da questa affermazione, tenendola presente in modo particolare nell’analisi della campagna single-player. Bulletstorm non presenta punti morti, e questo basta a renderlo unico nel panorama dei videogiochi moderni. Quando dico "non presenta punti morti" sono serissimo: non c’è un attimo di vera pausa; neppure nelle fasi di cecchinaggio – il proiettile va pilotato in quella che, forzando un po’ la penna e il pensiero, possiamo ritenere una citazione del blockbuster Wanted. Mica male (e non parlo del film).

[img alt='Dovrete guidare mostri di ben altre dimensioni.' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture114261.aspx[/img]

A proposito delle citazioni – ce le togliamo subito dai piedi, prometto che sarà un paragrafo indolore. Il team di sviluppo europeo ne ha inserite a palate, sia nell’impianto che finisce (non proprio involontariamente) col costruire un’atmosfera gradevolissima e goliardica, sia nelle componenti che tratteggiano un gameplay frenetico eppur molto divertente. Si passa dalle location in pieno stile Enslaved – ricche di vegetazione e macerie – al sistema di punteggio addictive e tipico di Borderlands (Gearbox)/The Club (Bizarre, buonanima), senza dimenticare Gears of War, di cui sembra la controparte first-person, e Serious Sam con i suoi fondamentali uomini bomba. Se mischi tutta questa roba, e non vuoi ritrovarti un disgustoso polpettone tra le mani, devi essere davvero bravo a farlo: complimenti agli sviluppatori.

E, so di suscitare le ire degli Xbox Live-addicted, devo complimentarmi con loro anche per la scelta di non inserire una modalità co-op all’interno della campagna. Bene, vi immaginate un concetto del genere applicato a una situazione in cui due giocatori si rubano kill e/o interferiscono nell’altrui omicidio? O personaggi che parlano, sparando battute a cui nessun titolo della concorrenza – troppo seri – ci ha abituati, coperti dalle chiacchiere degli amici? Io no, sinceramente, e per questo ringrazio chi ha preso la sacrosanta decisione di rendere davvero single-player l’avventura in solitaria. Chiunque gradisca giocare in compagnia, comunque, ha ben due – le uniche, è questo il problema – modalità multiplayer: Echo e Anarchia (l’Orda del nostro FPS). La prima richiama a chiare lettere il già citato The Club, poiché si tratta di livelli chiusi "ermeticamente" in cui l’obiettivo è accumulare il maggior numero di punti nel minor tempo possibile; la sfida si perpetua in tal senso tramite le consuete classifiche del servizio online Microsoft – interessante, se accostata almeno a un deathmatch. Che manca, e qui veniamo al sodo, perché Epic Games non ha voluto pestare i piedi a Gears of War 3. Mai tenere due piedi in una sola scarpa…

[img alt='Una enorme ruota vi seguirà per svariati minuti. Tutto sembrerà parte di una cut-scene, ma si tratta soltanto di una spettacolare sequenza in-game.']/immagini/Articoli/category1505/picture114262.aspx[/img]

… Ne potrebbe risentire la longevità del gioco. Tra le otto e le dieci ore per la main quest, compresi i piacevoli diversivi di Gray (alcol e insetti elettrici, senza dimenticare un’epica boss fight), articolate in sette atti e piagate da almeno due bug gravi – di quelli che richiedono il riavvio della console. Soddisfacente, ma scoprire la leggerezza del comparto multiplayer lascia fin troppo amaro in bocca.

Bulletstorm è dunque (almeno) da provare in singolo, grazie alle particolarità che lo nominano di diritto ad evoluzione dei canonici sparatutto, ma, se cercate un’esperienza competitiva, dovreste decisamente rivolgervi ad altre produzioni.

                                                                               

8.5

/10

 

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