Recensione – Fallout: New Vegas (Xbox 360)

di • 19 ottobre 2010 • RecensioneCommenti (1)1261

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Titolo: Fallout: New Vegas
Genere: Azione/GDR
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Obsidian Entertainment
Publisher: Bethesda Softworks
Data di uscita: 22 ottobre 2010

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Ci fa sempre piacere fornirvi le nostre recensioni prima del lancio di un gioco. Specie se il gioco appartiene alla saga di Fallout, che tra l’altro è un habituè per XboxWay, essendo giunto già due anni fa in anteprima su queste pagine. Il merito, e il ringraziamento per il graditissimo anticipo vanno all’editore e all’ufficio stampa italiano.

[img alt='Armamentario, peraltro sottoposto a deterioramento, più che soddisfacente.']/immagini/Giochi/category2019/picture113473.aspx[/img]

Sviolinate a parte, è bello anche accogliere l’action/gdr di casa Bethesda perché cela, nelle righe del suo (immaginiamo lungo) codice, un’attesa sorpresa: l’opera porta la firma di Obsidian Entertainment, papà dell’imperdonabile Alpha Protocol, che ha tantissimo da dimostrare e non poteva scegliere franchise migliore per farlo. Per i tre gatti che non lo sapessero, infatti, questi signori hanno dato vita ai primi due Fallout sotto il nome di Black Isle Studios; quindi rispetto sarà l’unico comandamento ad ispirare quest’articolo. Oltre all’obiettività che, come sempre, illumina l’operato di chi vi scrive.

Parliamo di spin-off, e quello affidato agli sviluppatori di Santa Ana, California non esce dai binari della tradizione che impongono il mantenimento di una formula più o meno vincente. Quella di Fallout 3 è unanimamente apparsa fortunata, dunque proprio da questa Obsidian ha mosso i primi, timidi passi in avanti. Confermato lo S.P.A.V. (o, in inglese, V.A.T.S.), ossia il sistema di puntamento automatico che consigliamo a chiunque avesse intenzione di lanciarsi in sparatorie con inferiorità numerica – non proprio una rarità, il titolo introduce la cosiddetta modalità Duro: i giocatori che la sceglieranno all’avvio della partita, in pratica, si ritroveranno a fare i conti non solo con i classici limiti d’inventario, ma anche con il peso degli oggetti e con la scarsa efficacia dei farmaci, il cui effetto si farà sentire in un arco di tempo più dilatato del solito. Ora: notoriamente, la saga in questione non è il massimo della facilità, e la software house statunitense è bene a conoscenza di questa ineluttabile realtà (al punto da sconsigliare ai novizi quanto descritto poc’anzi); vogliamo perciò considerare Duro un regalo ai fan di vecchia data, nonché uno sprono a rigiocare il prodotto al termine della campagna, piuttosto che un primissimo invito alla bestemmia libera. Chicca da apprezzare.

Altro elemento da apprezzare è la contestualizzazione del titolo. Nonostante le wasteland del Nevada non risultino, a prima vista, così diverse da quelle di Washington, grande coinvolgimento suscitano il gioco d’azzardo, la doppia valuta e il sistema (talvolta controverso) della reputazione. Il primo impatto con le carte da poker lo avrete grazie a Caravan, una sorta di Black Jack in cui, selezionato il proprio mazzo, bisognerà battere a suon di punti le tre fila avversarie; un impatto positivo, messo al punto giusto della storia poiché funge da introduzione alla vera "bella vita" della Strip – un paradiso, se amate questo genere di cose, ma pure una buona offerta di relax rispetto alle azioni consuete, seppur poco frenetiche, di New Vegas. Lo Stato della tentazione, comunque, pare aver passato momenti piuttosto forti di frenesia all’uscita dei suoi sopravvissuti dai Vault sotterranei: vi ritroverete a dover gestire la follia di tribù come i Great Khans o i Powder Gang, che ancora imperversano per quelle terre desertiche, oppure a doppiogiocare nei rapporti tra la Nuova Repubblica della California e la Legione di Cesare con l’incognita del misterioso Mr. House. Il tutto avvolto in una nube di strano realismo: la valuta cambierà di zona in zona (tappi o banconote), gli abiti potranno fare molto spesso il monaco, la reputazione renderà il nostro personaggio ben visto presso alcuni ma odiato altrove. Buone premesse che influiscono, nonostante gli svariati limiti della serie, su un gameplay da puro RPG.

[img alt='Fallout è soprattutto desolazione. New Vegas non fa eccezione.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category2019/picture113472.aspx[/img]

E vediamoli pure, questi limiti più tecnici che di concept. Come diversi suoi predecessori, Fallout: New Vegas è affetto da una buona dose di bug che, in talune occasioni, ci hanno persino costretto a riavviare la console: tutt’altro che simpatico, ad esempio, il caso del completo incastro di un personaggio – da eliminare forzatamente per il conseguimento di una missione – nelle rocce della location. Nulla di irrisolvibile, od odiabile al punto da rivendere la copia acquistata col sudore della fronte, ma qualcosa di fastidioso specie quando non si è salvato – funzionale il sistema di checkpoint e di salvataggio sempre disponibile, tra l’altro. Capitolo animazioni: tutti i figli di Bethesda fanno letteralmente pietà sotto quest’aspetto, e sarebbe ora di invertire una tendenza che ha raggiunto ormai livelli macchiettistici. Passi pure l’orrore provocato dallo giocare in terza persona (sconsigliatissimo!), non si chiudiano gli occhi però sui movimenti dei personaggi gestiti dalla comunque discreta intelligenza artificiale. Personaggi che, per inciso, avranno parecchio da dire se di rilievo per la trama, ma davvero poco in caso si tratti di semplici coloni: quest’ultimi ripeteranno infatti un’unica frase all’infinito. Metterne meno, di coloni, avrebbe magari agevolato la sopportabilità del difettuccio.

Un plauso, in conclusione – così non ci lasciamo l’amaro in bocca, all’elaborato meccanismo di personalizzazione (addirittura ci verranno sottoposti test psicologici per caratterizzare il nostro alter-ego; in seguito lo sblocco delle abilità non sarà altrettanto semplice o chiaro) e al soddisfacente doppiaggio che rendono la produzione Bethesda un titolo che, ancora una volta, non può mancare nella ludoteca degli appassionati di ruolistica occidentale.

Valutazione generale

Presentazione: 8
Gli inizi della campagna possono far storcere il naso, perché magari si ritengono poco epici il protagonista e la sua storia – un corriere disperso nel Nevada; considerazioni che lasciano il tempo che trovano, una volta immersi nel mondo di Fallout. Bella la CG d’apertura.

Gameplay: 8
L’approccio FPS è altamente sconsigliato, anche per colpa di un puntamento tutt’altro che eccelso. Vanno apprezzate, o dannate, le componenti riflessive di un gameplay che punta molto sulla lentezza dello sviluppo suo, non delle quest primarie e secondarie. Poco chiara, a tal proposito, la bussola di fortuna in basso a sinistra sui monitor.

Grafica: 7.5
Una produzione che non stupisce fino all’arrivo a New Vegas.

Sonoro: 8
Sui livelli del già apprezzato Fallout 3.

Longevità: 9
Al pari del predecessore, Fallout: New Vegas offre una buona dose di single-player arricchita dalla modalità Duro e dai contenuti scaricabili successivamente – il primo in esclusiva Xbox 360. Un pregio l’assenza del multigiocatore.

Multiplayer: N.D.
Nessuna modalità multiplayer.

Voto Complessivo: 8

Acquirenti dell’ultimo Fallout, non lasciatevelo sfuggire. Un sequel semplice semplice portato a casa con dignità da Obsidian Entertainment.

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