Recensione – Dead Rising 2 (Xbox 360)

di • 9 ottobre 2010 • RecensioneCommenti (0)1914


Titolo: Dead Rising 2
Genere: Survival horror
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Blue Castle Games
Publisher: Capcom
Data di uscita: 24 settembre 2010

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Dead Rising 2 è quella che ci piace definire un’autentica esperienza videoludica. Il giocatore evolve insieme al personaggio di cui veste i panni, vive i fatti dell’avventura in prima persona, si sente frustrato, si gestisce. In poche parole, matura. E, quasi per paradosso, lo fa con il crescere del livello di Chuck Greene, il protagonista della nuova iterazione di un franchise che Capcom sta ormai lanciando nell’Olimpo dei videogiochi.

[img alt='Niente renne impazzite, è solo Pounds of Flesh.']/immagini/Giochi/category1932/picture105756.aspx[/img]

Un’esperienza videoludica nel suo completo divenire sa metterci di fronte a situazioni disperate, oppure ad altre in apparenza banali ma dannatamente complesse nella pratica. Così ti ritrovi a morire per semplice incuria, perché magari non sai che prima di lanciarti nella mischia devi avere con te almeno due bevande o qualcosa da mettere sotto i denti quando la barra della salute cala vertiginosamente; poi però lo impari sulla tua pelle, e ti porti dietro decine di sopravvissuti con fare paterno. "Nah, non dargli retta" sembri dire guardando uno zombie avvicinarsi, e sapendo che da quella distanza non riuscirà a colpirti. Abbiamo maledetto Dead Rising più volte durante la nostra prova su strada, l’abbiamo lasciato impolverarsi per un paio d’ore, ci siamo tornati per prenderci una bella rivincita. Una rivincita che, per inciso, si lascia acciuffare. Maturità.

Chuck è il papà della dolce Katey, nonché il protagonista, per necessità, del folle show Terror is Reality. Al termine dell’ultima puntata di quest’ultimo, qualcosa va storto e migliaia di non-morti si riversano per le strade di Fortune City: l’esercito è stato informato della questione, arriverà entro le canoniche settantadue ore. Il tempo necessario per farci sbrigare qualche faccenduola, reperire svariate dosi di Zombrex – il farmaco che sembra tenere sotto controllo il progredire dell’infezione – e sventare un complotto di dimensioni epocali.

Linearissima la narrazione messa in piedi dai ragazzi di Blue Castle Games sotto l’occhio attento di Keiji Inafune; potremmo forse lamentarcene, potremmo biasimare il fatto che questa trama non nasconde, in fondo, niente di chissà quanto spettacolare. Potremmo. Ma non lo facciamo perché, dopotutto, si sta parlando di Dead Rising 2, un gioco che punta molto sul gameplay, anch’esso abbastanza lineare ma tutt’altro che sciolto. Le quest sono quelle dello scorso episodio: salva Tizio, uccidi Caio, con una manciata di novità – come una corsa in moto alla caccia di un treno – legate esclusivamente allo svilupparsi della storia. Tutt’altro che sciolto, dicevamo; ebbene, potremmo sorprendervi, forse nemmeno tanto, ma DR2 è spesso di una lentezza clamorosa. Incredibile, per un gioco che vive e si spegne nell’arco di tre giorni ludici, non è vero? Ecco cosa contribuisce a creare quest’impressione: i caricamenti. Troppi e troppo lenti, manco servissero da checkpoint – no, non ce ne sono neppure stavolta (fatta eccezione per la chiusura dei casi), ma almeno i punti di salvataggio sulla mappa sono aumentati. Un problema, visto che la schermata del loading si presenterà a ogni spostamento d’area: si doveva assolutamente fare di più, e non averci pensato prima influirà molto sulla valutazione finale del titolo. In tema di "problemi", lo citiamo ora e non lo faremo più poiché non presenta grosse differenze rispetto a quello del primo, il comparto grafico è viziato da cali nel frame-rate alla presenza di molti colori sullo sfondo; niente di trascendentale, anzi qualcosa di simile a quanto provato in F1 2010. Cali, non crolli, che comunque possono deludere al lancio di un sequel.

[img alt='La ricerca dello Zombrex ricopre un punto di forte interesse nel gameplay.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1932/picture112993.aspx[/img]

Veniamo alle novità di Dead Rising 2: le schede combo e il multiplayer online. Quante volte, girando per il centro commerciale di Willamette, vi siete chiesti come sarebbe stato un secchio trapanato e pronto a sua volta a trapanare. Quante volte avete desiderato sfruttare la vostra mazza da baseball in legno (c’è pure quella d’acciaio, meglio essere precisi!) cospargendola di simpatici chiodi. Probabilmente mai, ok, ma Capcom l’ha desiderato, e l’ha inserito per i più pazzi cacciatori di zombie nel più pazzo survival horror di zombie. C’è da esserne contenti? Non al 100%. Sebbene sia possibile mettere a soqquadro la città per cercare nuove schede, oppure accrescere il livello di Chuck per farlo – ancora addictive il sistema dei Punti Prestigio e del denaro – ci aspettavamo una maggiore influenza della nuova componente sul gioco. Non abbiamo sentito la mancanza di armi personalizzabili, nel corso della campagna, perché si tratta fondamentalmente di qualcosa in più; in più sulla longevità, in più sulle risate. Ma boss da battere con questo metodo specifico piuttosto che quest’altro non ci pare di averne visti: idea da modellare per i prossimi episodi. Lo stesso può dirsi del multiplayer, su cui tanto si era spinto negli ultimi mesi. Le modalità TIR (Slicycles, Master Shafter, Pounds of Flesh, Ramsterball) devono entrare meglio negli ingranaggi del prodotto, perché sembrano pericolosamente un corpo estraneo. Non attendevamo di certo l’Halo targato Romero, ma una durata più ragionevole delle manche che lasciano, allo stato delle cose, il tempo che trovano; restano comunque la simpatia per il concept e la discreta giocabilità delle suddette. Discorso a parte per la modalità cooperativa, sfruttabile in qualunque momento e molto divertente nonostante l’assenza di quest speciali da eseguire in coppia.

La verità, e qui chiudiamo, è che Dead Rising resta perfetto per un consumo solitario. Che gli sviluppatori canadesi non hanno omesso di includere, con l’aggiunta, adeguamento ai tempi osiamo dire, di qualche ingrediente come le combo e il reparto multigiocatore. Compito svolto a modo, senza strafare, come nella tradizione dei seguiti affidati ad "estranei".

Valutazione Generale

Presentazione: 7.5
Scarni ma intuitivi. Una chicca: nelle opzioni, potremo impostare la suoneria della nostra ricetrasmittente, od optare per la vibrazione. Carino, vi pare?

Gameplay: 8.5
Niente di (troppo) nuovo sotto il sole. D’altra parte, la formula funziona e sarebbe controproducente inserirvi componenti pesanti. Occhio ai caricamenti, Capcom, ti costano mezzo punto!

Grafica: 8.5
Gli zombie sono sempre tantissimi, mentre le incertezze di un motore grafico ormai collaudato sono di scarsa rilevanza. Buono il lavoro di "aggiornamento", nelle fattezze dei personaggi in particolare, del team di Blue Castle Games.

Sonoro: 9
Di qualità il doppiaggio (solo inglese) e le musiche sempre più ispirate ai film del già citato Romero.

Longevità: 9
Faticherete a legare col nuovo amichetto ma, una volta entrati nei suoi meccanismi, DR2 difficilmente vi lascerà andare via.

Multiplayer: 7.5
Per la simpatia più che per la sostanza. Da provare.

Voto Complessivo: 8.5

I più attenti noteranno che la pagella di Dead Rising 2 è pressoché identica a quella del suo predecessore – tranne che per il multiplayer, finora assente. Questo perché Capcom ha spontaneamente cercato di confermare tutti gli aspetti di un successo inaspettato, aggiungendo solo dove fosse necessario (multiplayer, appunto) e possibile (schede combo). La ripulitura della software house ora rinominata Capcom Game Studios Vancouver, poi, ha fatto il resto.

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