Recensione – Resonance of Fate (Xbox 360)

di • 1 giugno 2010 • RecensioneCommenti (0)1011


Titolo: Resonance of Fate
Genere: JRPG
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Tri-Ace
Publisher: Sega
Data di uscita: 26 Marzo 2010

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Dopo l’uscita del controverso Star Ocean: The Last Hope, Tri-Ace si è gettata nello sviluppo di Resonance of Fate, pubblicato da Sega, nel tentativo di donare al pubblico un prodotto più adulto e "ragionato"; cercando, nel contempo, di risollevare le sorti del publisher giapponese ormai colpito da una profonda crisi esistenziale che, negli ultimi anni, ne ha minato le fondamenta. Inutile perdersi in futili giri di parole: il lavoro della softco. è riuscito ed è nostra intenzione spiegarvi il perché.

[img alt='Leanne e Zephyr.']/immagini/Giochi/category1970/picture112142.aspx[/img]

End of Eternity, questo il titolo della versione orientale, si dimostra sin da subito un titolo hardcore in grado di mettere alla prova le abilità dei giocatori più smaliziati, grazie a un insieme di elementi che forma una nicchia di mercato per chi concepisce i jrpg come una vera sfida e non gradisce le contaminazioni proposte da Final Fantasy XIII.

La prima dimostrazione di questa rigida linea di pensiero dei developer la si riscontra nel sistema di combattimento che, come sempre in casa Tri-Ace, risulta anche la parte meglio riuscita dell’intero titolo, tanto da spingervi a giocare solo per poter affrontare il prossimo scontro. Alla base di questo piccolo successo vi è un insieme di meccaniche studiate appositamente per rendere ogni battaglia imprevedibile e potenzialmente letale, così da invogliare il giocatore a riflettere bene su  ogni mossa, evitando di trascinare il gameplay nella consuetudine dei combattimenti a turni tipici di questo genere. Per fare ciò, i vostri tre personaggi avranno a disposizione un certo numero di cristalli da usare in una chain definita "mossa eroe", nella quale percorrerete l’arena dispensando proiettili come un Rambo vecchio stile mentre il nemico tenta di colpirvi invano. L’esaurimento delle preziose gemme metterà in pericolo il team, costringendolo a fuggire o ad affrontare una battaglia due volte più ardua del previsto. Il limite di azioni, abbastanza flessibile grazie alla possibilità di guadagnare nuovi cristalli mettendo a segno colpi critici, vi costringe a pianificare bene la battaglia e fa si che anche il nemico più debole abbia una chance di spedirvi tre metri sotto terra. Con questo approccio quindi la software house nipponica ha intrapreso una strada complessa che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe portarla a trovare la propria anima da "sviluppatore d’altri tempi", già sbocciata con il precedente lavoro e decisamente raffinata nell’ultimo anno.

Ma la quantità di miglioramenti sembra non fermarsi al solo gameplay e investe anche l’ambientazione e il background del gioco che, rispetto a Star Ocean, appaiono più ponderati e interessanti. Nei panni di tre mercenari dovremo svolgere dei compiti nella triste torre di Basel, un’immensa struttura su più livelli nella quale si sono rifugiati gli ultimi sopravvissuti del genere umano, attaccati da decenni di maltrattamento della Terra e del suo habitat. La società viene ora guidata dai Cardinali, figure potenti che si dilettano a disporre dei civili come meglio credono; anche se ben presto scoprirete che non tutti gli esponenti del governo desiderano solo il potere e il denaro. Gli obiettivi principali della vostra avventura non saranno realmente chiari fino alla quindicesima ora di gioco e questo avviene per via della divisione in capitoli che spacca in sezioni ogni avvenimento importante, frammentando la narrazione e creando confusione nelle prime fasi. La situazione non viene migliorata dalle varie sequenze filmate che, pur introducendo con successo il vostro prossimo compito, soffrono di una durata insufficiente e non permettono alla sceneggiatura di dare il giusto spazio a situazioni più intime, capaci di svelare il vero carattere dei protagonisti. Aldilà di questi problemi, comunque incapaci di minare la godibilità del titolo, Resonance of Fate si fregia di un gameplay estremamente flessibile, che vi permette di scegliere quali sezioni del mondo sbloccare, così da intraprendere un personale viaggio all’interno di Basel con buone possibilità esplorative. Le nuove aree si renderanno disponibili grazie all’uso di celle energetiche guadagnate con combattimenti e missioni, con totale libertà di scelta sul luogo in cui adoperarle. A differenza della mappa della torre, i singoli luoghi soffrono di una scelta decisamente infelice da parte degli autori: ogni area sarà costituita da un insieme di arene culminante nello scontro con il boss finale. Questo non solo vi costringe a sessioni di battaglia di circa quaranta minuti, ma vi obbliga a dosare bene ogni singola risorsa del party, dato che troppe mosse sbagliate potrebbero portarvi ad optare per un riavvio della partita, facendovi perdere ogni progresso fatto dall’ultimo salvataggio. Ovviamente, tale impostazione potrebbe comunque compiacere gli hardcore gamer, soprattutto grazie all’impennata nel livello di difficoltà generale.

[img alt='Un assaggio dei combattimenti.']/immagini/Giochi/category1970/picture112140.aspx[/img]

Rileviamo miglioramenti rispetto al passato anche sotto l’aspetto tecnico che sin da subito ha evidenziato modelli con moli poligonali evolute e texture dettagliate al punto giusto. Il mondo partorito da Tri-Ace ha un aspetto cupo che fa sfoggio di colori accesi solo in presenza di fiori e meraviglie della natura in genere, così da rendere l’idea di esaltazione che colpisce gli umani dinanzi alla bellezza scomparsa della Terra che fu. L’illuminazione dinamica ha un’importanza fondamentale, poiché il gioco ne sfrutta i principi per un ciclo giorno/notte capace di cambiare l’assetto generale delle location a seconda dell’ora. Meno riuscite invece le capacità espressive dei personaggi che, nonostante l’ottimo doppiaggio inglese, non trasmettono alcuna emozione attraverso la mimica facciale, risultando plastici nella maggior parte delle situazioni.

In barba al numero consistente di imperfezioni che affliggono i complessi meccanismi del gioco, Resonance of Fate è uno dei JRPG meglio riusciti sino ad ora, probabilmente per via della cura con cui sistema di combattimento e fasi esplorative cullano i desideri più sfrenati dei giocatori stagionati. Se avete tempo da dedicare al gioco e amate particolarmente il genere non potete assolutamente lasciarvelo sfuggire.

Valutazione generale

Presentazione: 7
I menù ridotti all’osso e lo stile grafico dalle palette scure non giovano alla presentazione del titolo che a tratti potrebbe risultare sin troppo "dark".

Gameplay: 8.5
A parte piccoli difetti che incidono lievemente sulla ripetitività dell’azione, Resonance of Fate offre un sistema di combattimento quasi perfetto e un’esplorazione appagante che incentiverà la durata grazie all’utilizzo delle celle energetiche e alla buona quantità di dungeon e location.

Grafica: 8
Il comparto grafico è più che soddisfacente e unisce un’ottima illuminazione a modelli dalla buona mole poligonale, ricoprendo il tutto con texture dettagliate ed ben inserite nel contesto. Peccato per l’inespressività dei protagonisti che tende a rovinare l’atmosfera delle cutscene.

Sonoro: 7.5
La colonna sonora raggiunge livelli più che sufficienti grazie alla buona scelta di brani effettuata dalla sotware house. Musiche rock e metal accompagneranno i vostri scontri dandovi la giusta carica. Ottimo come sempre il doppiaggio inglese.

Longevità: 8
Le circa quaranta ore necessarie a completare la quest principale si arricchiscono di un gran numero di elementi secondari che fanno schizzare la longevità verso alte vette. Le missioni per gli NPC, l’arena e l’esplorazione sono giustificate anche dalla possibilità di personalizzare i personaggi e le armi, attività che necessita di item che potete trovare solo combattendo.

Multiplayer: N.D.
Assente.

Voto complessivo: 8

Un ottimo lavoro da Tri-Ace che consegna un JRPG hardcore dedicato a tutti i veri fan del genere. Se fate parte del gruppo non potete farvelo sfuggire!

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