Recensione – Metro 2033 (Xbox 360)

di • 17 aprile 2010 • RecensioneCommenti (0)845


Titolo: Metro 2033
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: 4A Games
Publisher: THQ
Data di uscita: 19 marzo 2010

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Metro 2033 è un gioco d’altri tempi, sbircia tra passato e futuro con la discrezione tipica di un romanzo – e non per niente è ispirato all’omonimo best-seller di Dmitry Glukhovsky. In primis, perché avrebbe spopolato tra i maccartisti degli anni ’50 che avrebbero pagato per vedere Mosca annientata da un terribile quanto misterioso olocausto nucleare. In secondo luogo, perché l’ultima creatura di casa THQ proviene proprio dall’ex Unione Sovietica, da Kiev (Ucraina), un territorio che si sta prepotentemente rilanciando nell’ambito della tecnologia e, soprattutto, dei videogiochi. Dovrebbe essere chiaro il nostro riferimento a S.T.A.L.K.E.R., sparatutto apprezzato su PC ma che, seppur simile in termini di input sul piano della trama, poco ha da spartire con la produzione 4A Games.

[img alt='Il morale non è alle stelle.']/immagini/Giochi/category1962/picture111594.aspx[/img]

Riuscire a differenziare il gioco in analisi rispetto ai "concorrenti" è un’operazione piuttosto complessa cui non si sono sottratti, nel periodo pre-lancio, gli sviluppatori ucraini. Troppo facile bollarlo come horror, fuori luogo accostarlo a Fallout 3 solo perché, magari, ce ne ricordava l’ambientazione. Effettivamente, e parliamo di puro impatto più che di gameplay sviscerato, Metro 2033 raccoglie gli elementi d’azione e le location del titolo Bethesda in cui, ricorderete, il personaggio viene mandato a morire in distese desertiche e per lo più abbandonate per via delle radiazioni; nel contesto di generale somiglianza, però, non mancano flashback e visioni giocabili in stile F.E.A.R., luoghi (fin troppo) bui e straordinarie apparizioni che dividono l’utente tra il classico salto sulla sedia e la curiosità per fenomeni poco chiari nello sviluppo della vicenda. A nostro dire, è proprio l’ignoto a giocare un ruolo di primaria importanza nel titolo: checché se ne dica della trama, infatti, vorrete sempre trovare nuove fonti di adrenalina e la narrazione rapida al limite del frammentario sottostà al desiderio degli utenti.

E’ proprio la trama, che sembra inizialmente sovrastare il resto del gioco, a non distendersi come dovrebbe: rare scene di intermezzo a parte, Metro 2033 affida gran parte dello story-telling a messaggi scritti da leggere nel corso dei caricamenti; l’espediente, sfruttando anche la drammatica (azzeccata, direbbe qualcuno) colonna sonora, funziona a inizio livello ma non riassume ciò che si è fatto prima del consueto auto-salvataggio: riavviata la console, insomma, stenterete a recuperare il filo del discorso. Molto spesso, in particolar modo tra le strade dell’inquietante capitale russa – a  proposito, spettacolare la prima visita alla città – dove bisognerà girovagare muniti di maschera antigas, dovrete ricorrere a una buona dose di concentrazione se non vorrete dimenticare l’obiettivo della missione corrente. L’agenda del protagonista, con tanto di bussola (vitale, in assenza di un qualunque altro tipo di interfaccia) e accendino per fare luce nelle location più scure, ci è tornata utile sebbene il suo contenuto, non sempre preciso, fatichi talvolta a evidenziare i punti di interesse. Ferme restando alcune lacune nella coraggiosa esposizione dei fatti, passiamo ad analizzare il modo in cui la prima fatica di 4A Games si lascia giocare. Sebbene i noti problemi nel sistema di puntamento si palesino di tanto in tanto, specie contro nemici umani che richiedono una precisione maggiore, Metro resta un gradevole sparatutto, con una discreta varietà di armi e modalità d’acquisto che, grazie alla singolare valuta (i proiettili), vi spingeranno a dosare le vostre manie da shopping; le sporadiche passeggiate tra le bancarelle di armaioli, posizionate nelle stazioni più civilizzate, offrono in tal senso spunti interessanti ma non il grado di personalizzazione che ci saremmo aspettati. Proprio qui, se ci fosse ancora bisogno di dimostrazioni al riguardo, emergono le differenze con il sopracitato Fallout, che fa della libertà di movimento il proprio cavallo di battaglia: il cammino che Artyom & co. dovranno seguire è stato segnato dagli sviluppatori ed, eccezion fatta per alcune scelte di scarsa rilevanza sulla trama, finiranno col muoversi sui consueti binari degli sparatutto. Avremmo gradito, inoltre, un maggiore impegno nella realizzazione dei nemici – dall’intelligenza artificiale "maleducata" (spesso vi daranno le spalle durante le sparatorie, non si fa così!) – contro cui saremo chiamati a batterci: solo tre tipologie di mostri, con i Dark Ones che si paleseranno soltanto a storia inoltrata, e i classici uomini finiscono col diventare poche per un prodotto che ambisce alle venti ore di longevità. La lentezza con cui il gioco ce li presenta aiuta, ma non risolve la magagna che riteniamo strutturale.

[img alt='Una torretta che sputa fuoco: ideale per illuminare i condotti della Mosca sotterranea.']/immagini/Giochi/category1962/picture111593.aspx[/img]

Il comparto grafico, nonostante le scarse aspettative su console, si difende piuttosto bene nelle situazioni di oscurità, mentre soffre le combinazioni sparo-luce con vistosi cali nel frame-rate che rendono diverse fasi concitate pressoché ingestibili. A dispetto di una Mosca non ampissima e dalle macerie abbastanza rudimentali, il gioco mostra una buona realizzazione degli interni e delle stazioni sotterranee che ci ospiteranno per la maggior parte dell’avventura. Benché le poco varie ambientazioni non siano di elevata complessità, i modelli poligonali dei personaggi non brillano e, anzi, sembrano un riciclo dello standard "uomo russo di mezz’età": è concreta la fatica cui il giocatore è sottoposto nel distinguere un volto dall’altro e questo, insieme alla quasi completa inespressività dei protagonisti, non ha certamente favorito la nostra immersione nell’altrimenti eccellente atmosfera. Ed è proprio sul piano dell’atmosfera, in conclusione, che la new entry della scuderia THQ si fa valere: la colonna sonora è sottile e malinconica quanto basta per trasmettere le sensazioni di una tragedia quotidiana, quella della vita post-atomica di una comunità relegata al buio, che traspare dai ricordi e dalla voce – il doppiaggio in inglese risente dell’accento russo degli attori, mentre ai più audaci consigliamo quello inglese – del giovane Artyom.

Metro 2033 è dunque un titolo dall’alto potenziale e dalla discreta realizzazione: se riuscirete ad andare oltre un altalenante profilo tecnico, costellato di finezze che evidenziano una certa originalità degli sviluppatori ma anche afflitto da aspetti grezzi e problematiche non di poco conto, potrete godere di uno sparatutto nella media che fa del background il proprio punto di forza. A 4A Games l’arduo compito di perfezionarlo nel corso degli anni.

Valutazione generale

Presentazione: 7
I menù essenziali e l’introduzione dal tono epico (quell’I was born in Moscow è già diventato un classico) sono l’incipit di un gioco che punta molto sull’atmosfera.

Gameplay: 7
Le lacune dell’intelligenza artificiale e la scarsa precisione del puntamento non fanno di Metro 2033 il titolo ideale per gli amanti degli FPS. Ciononostante, grazie a una storia di qualità e all’atmosfera comunque preservata da alcune peculiarità, il gioco merita più di una possibilità.

Grafica: 6
Lo sparatutto 4A Games non fa della grafica il proprio cavallo di battaglia (altrimenti sarebbe da censura); detto questo, il confronto con l’edizione PC è ingrato ma doveroso: è davvero così grande il divario tra le due piattaforme?

Sonoro: 8.5
Ottima la colonna sonora, calata perfettamente nell’atmosfera che contribuisce a creare, meno brillanti il doppiaggio e i suoni emessi dalle armi ma comunque all’altezza.

Longevità: 7
I giocatori più accorti (e pazienti) potrebbero raggiungere le venti ore ma, nel nostro giudizio, pesa molto l’assenza di una qualsiasi forma di multiplayer.

Multiplayer: N.D.

Voto complessivo: 7

Se è vero che in medio stat virtus, non vi resta che capire cosa cercate in Metro 2033. Un FPS? Un romanzo post-apocalittico da vivere in prima persona? L’acquisto è consigliato solo nel secondo caso.

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