Quando vi parlano di un’isola tropicale, la prima cosa che immaginate è un mojito, con tanto di ombrellino, servitovi mentre sedete su una sdraio posta a ridosso dell’oceano. Se invece il fazzoletto di terra ha a che fare con Rico Rodriguez, non vi resta che imbracciare i fucili e prepararvi a una massiccia dose di caos esplosivo, farcito di una quantità non definita di piombo bollente. Questo, in linea di massima, è ciò che vi aspetta nell’ultima fatica di Eidos e Avalanche Studios: Just Cause 2.
Ancora una volta il nostro agente segreto senza regole dovrà fronteggiare un regime dittatoriale oppressivo, votato al benestare dei corrotti esponenti di governo che sfruttano la popolazione dell’isola di Panau come un salvadanaio dalle risorse infinite. Mossi i primi passi all’interno del nuovo setting, ci renderemo conto che la software house svedese ha attuato un gran numero di cambiamenti nella serie, espandendo ognuno dei punti sperimentati nel predecessore. Per permettervi di aumentare esponenzialmente la quantità di caos generata fra i ranghi dell’esercito oppressore, vi verranno messi a disposizione un gran numero di espedienti. Principalmente, una volta completata l’introduzione, dovremo creare dei nuovi contatti all’interno dell’isola, così da recuperare le risorse per poter scatenare la nostra furia distruttiva. Si aprirà quindi davanti a noi uno scenario così longevo da far invidia al più ambizioso degli RPG: dovremo radere al suolo tutte le strutture governative presenti negli oltre 350 insediamenti esplorabili. Proprio nel momento in cui il titolo assume delle proporzioni consistenti, scoprite che in realtà i developer si sono impegnati nel soddisfare grandi fasce di utenza, puntando molto sulla libertà di approccio nei confronti della campagna principale. Quella che sembra una distruzione poco giustificata sotto il profilo narrativo, evolverà costringendovi a scegliere quale delle tre gang più importanti dell’isola appoggiare, per sfruttare le informazioni disponibili presso le tre bande e raggiungere i vostri segretissimi scopi. Le organizzazioni antigovernative presenti sul fittizio atollo asiatico saranno felici di fornirvi obiettivi e mezzi per spodestare il perfido dittatore Panay, pretendendo in cambio tutta la vostra spettacolare abilità hollywoodiana, simbolo distintivo della serie sin dal primo capitolo.
Libertà, dunque, è la chiave di Volta che apre le porte di tutto il gioco, dato che più penserete in grande, più avrete successo. Se affronterete il gioco come un normale free roaming, completando solo missioni per raggiungere i vostri obiettivi, questo vi ripagherà con un’azione fine a sè stessa, capace di stupire solo per pochi istanti. Se, al contrario, deciderete di setacciare minuziosamente ogni angolo di Panau, verrete premiati con un numero non inferiore alle 30 ore di gioco, rinforzate da un grado di sfida sempre più elevato che arriverà a togliervi il respiro in svariate occasioni.
Scegliendo la seconda opzione, inoltre, avrete modo di visitare per esteso l’ambientazione e rimanenere ripetutamente stupiti dinanzi alla grande varietà del level design. Nonostante gli estremi limiti tecnici imposti dal motore grafico proprietario, Avalanche è riuscita a trovare un punto di equilibrio fra frame-rate e dettaglio generale, inserendo praticamente tutti i tipi di clima all’interno del vasto mondo di gioco. Grazie a questo tipo di lavoro svolto dagli sviluppatori, ci ritroveremo a viaggiare fra foreste ricche di vegetazione, villaggi tipici delle zone equatoriali, montagne innevate e aridi deserti, fusi fra loro con una naturalezza estrema che accompagna l’occhio ed evita un impatto negativo sul profilo geologico del territorio.
Superata l’analisi degli aspetti più brillanti della produzione, ci tocca l’ingrato compito di mettervi al corrente dei numerosi “pasticci” compiuti dalla softco. di Stoccolma. Come accennato sopra, l’aspetto puramente tecnico di Just Cause 2 è pregno di furbizie volte a nascondere le limitazioni dell’oramai obsoleto engine che, pur restituendo un gran numero di scorci mozzafiato, risulta inadatto a gestire il progetto con risultati paragonabili a titoli del calibro di GTA IV. Dopo qualche ora di esplorazione, pare evidente che il massiccio uso di effetti di post-processing non è altro che un espediente utilizzato per nascondere la grandissima quantità di texture in bassa definizione, unita alle fronde degli alberi rigorosamente in due dimensioni. Quello che a volte si può nascondere agli occhi, però, viene ampiamente notato dal nostro udito che, durante le cut-scene, è “provato” da un doppiaggio sotto la media, caratterizzato da un parlato cadenzato e inespressivo, unito a una cattiva sincronizzazione labiale dei personaggi. Se è comunque possibile chiudere un occhio su questi difetti, non possiamo fare altrettanto con il motore fisico che tenta più volte di imitare Red Faction: Guerrilla fallendo clamorosamente. Laddove il prodotto Volition ci aveva abituato al calcolo in tempo reale del cedimento strutturale, Eidos ha ritenuto opportuno che si procedesse, almeno per le strutture governative, con esplosioni pre-calcolate che ripetono sino alla nausea lo stesso copione, incidendo sul fattore ripetitività del titolo. Il resto dell’ambientazione, invece, viene egregiamente gestito dal middleware Havok che, però, insieme ai macchinosi e poco precisi controlli, ha negativamente influito sul modello di guida dei veicoli terrestri, rendendoli poco affidabili soprattutto in frenata e in curva. [img alt='Le foreste sono ricche di vegetazione e mistero']/immagini/Giochi/category1735/picture98624.aspx[/img] Come potete immaginare, non è bello ritrovarsi perennemente fuori strada per via dell’eccessiva severità della simulazione fisica, specialmente se state eseguendo una missione e intendete sfuggire ai soldati dell’esercito. Puntare volutamente sulla leggerezza e la fragilità dei veicoli, così da incentivare esplosioni da cinepresa, non giova all’atmosfera ma anzi contribuisce a frustrare il giocatore, che dovrà tentare di interpretare in anticipo le mosse del mezzo per evitare di finire incenerito in fondo a un burrone.
Riuscendo a superare l’impatto negativo con tutte le barriere imposte dal suo concept, Just Cause 2 si rivela un prodotto longevo e godibile, capace di soddisfare sotto ogni aspetto senza però eccellere in niente, se non nella generosissima estensione del territorio esplorabile. L’impressione finale è che Avalanche abbia lavorato troppo al motore grafico, gestendo con superficialità gli altri aspetti del prodotto che, se trattati in modo appropriato, avrebbero decretato la vittoria del titolo nel genere di appartenenza.
Valutazione finale
Presentazione: 7.5
Rico Rodriguez è tornato più in forma che mai. L’isola di Panau è stupenda e i menù, dai colori accesi e vitali, ne rispecchiano lo spirito.
Grafica: 7.5
Nonostante il gran numero di limiti e la loro copertura volontaria con ingenti quantità di post-processing, Just Cause 2 riesce comunque a favorire il colpo d’occhio regalando un gran numero di scorci mozzafiato.
Sonoro: 7
Campionature dalla qualità altalenante e doppiaggio ampiamente sotto la sufficienza non permettono al prodotto Avalanche di raggiungere risultati soddisfacenti. Fortunatamente, la bassa quantità di cut-scene impedisce al parlato di rovinare l’intera esperienza.
Gameplay: 7.5
L’uso del rampino e del paracadute permettono di bilanciare il pessimo sistema di guida che, unito ai poco precisi controlli, rischiava di annullare gli sforzi della software house. In generale, il gioco si lascia godere, grazie soprattutto alle infinite possibilità di esplorazione del territorio.
Longevità: 9
Se riuscite a sfuggire al pericolo di incappare in fasi ripetitive ed estenuanti, verrete ricompensati con più di 30 ore di gioco derivate dagli oltre 350 insediamenti visitabili presenti sull’isola. Just Cause 2 è, in assoluto, uno dei free roaming più duraturi di sempre!
Multiplayer: N.D.
Voto complessivo: 7.5
Just Cause 2 è un’opera imperfetta che avrebbe giovato volentieri di altri sei mesi di sviluppo. L’acquisto è consigliato a tutti i fan dell’esplorazione stile RPG e dei free roaming ad alto tasso di piombo.
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