Recensione – Dante’s Inferno (Xbox 360)

di • 24 febbraio 2010 • RecensioneCommenti (0)854

Titolo: Dante’s Inferno
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Visceral Games
Publisher: Electronic Arts
Data di uscita: 5 Febbraio 2010

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Avevamo ancora negli occhi l’inferno della Ishimura, quando i Visceral Games annunciarono il loro nuovo progetto, che ci avrebbe trascinati in un inferno ancora più letterale. Da italiani non era sicuramente facile digerire la profanazione del capolavoro per eccellenza della nostra letteratura, e non lo è ancora oggi, ma come non applaudire la coraggiosa, ispirata scelta di questa software house anglofona? Alla luce della nostra nazionalità, la recensione di un simile titolo è ancora più delicata che per un qualsiasi redattore del resto del mondo, data la comprensibile scarsa conoscenza dell’argomento al di fuori degli italici confini; ancora più sottile si fa la linea tra approvazione e disdegno per via di queste nostre radici, ma in fondo è anche questa una sfida affascinante, che affrontiamo impavidi, lanciandoci come il corrotto, impavido crociato Dante, verso gli Inferi.

[img alt='Come in God if War, non mancano i boss enormi!']/immagini/Giochi/category1901/picture111084.aspx[/img]

E qui avrete già capito che qualcosa non torna. Già, perché è inutile negarlo, le prima immagini di questo Dante’s Inferno sono scioccanti per chiunque conosca un minino di storia e letteratura. Pur mantenendo una ricercata coerenza nella sceneggiatura, i presupposti del viaggio infernale del sommo poeta son stati stravolti per creare una trama “avvincente”, ed ecco che Dante è un empio crociato dedito all’automutilazione, che si è macchiato dei peggiori crimini in Terrasanta ed ora cerca di salvare la moglie, Beatrice (si, lo so, raccapricciante) dalla stretta di Lucifero, cui proprio la sua condotta malvagia ha destinato. Una sorta di riproposizione del mito di Orfeo ed Euridice, alquanto bizzarro quindi ritrovarsi dinanzi proprio il primo, in uno dei gironi infernali! Se a tutto questo aggiungete che il Dante digitale non ha neanche un naso importante, probabilmente per questioni di marketing, sembra davvero troppo da sopportare.

È infatti con quest’animo indignato che mi sono addentrato nei meandri degli inferi, finendo poi con l’apprezzare molte cose e dare ampio credito ai Visceral Games. In effetti quanto sopra è stato un duro boccone da digerire, e altrettanto faticoso è stato masticare il continuo raffronto con il titolo cui Dante’s Inferno si ispira neanche troppo velatamente, anzi ne è integrale plagio: God of War; ma… avrete già sbirciato il voto e, alla luce di questi macigni, vi chiedete come abbia potuto apprezzarlo, vero? Non v’è risposta più semplice che dire: l’ho giocato. Solo attraversando l’inferno, potrete scoprire la cura riversata nel ricreare un’ambientazione pulsante di orrore e sofferenza (sembra un po’ una fissa, questa dei Visceral Games, eh?) fedele all’opera eppure tutta da scoprire. Una coreografia estrema, persino di cattivo gusto in alcune scelte fin troppo gore, dettate probabilmente dall’esigenza di sconvolgere e far sentire che nulla, all’inferno, è troppo deviato. È così che questo epico viaggio scorre tra demoni antropomorfi e anime corrotte, lungo scenari apocalittici quanto grandiosi, forse un po’ troppo lineari, ma mai privi di azione; unica pecca, peraltro comprensibile, una palette dei colori eccessivamente tendente alle tinte cupe. Il tutto confezionato con una qualità visiva molto alta, seppur non lo stato dell’arte su 360, e un motore grafico senza sbavature di alcun tipo, a prescindere dall’azione a schermo; un risultato di tutto rispetto per l’occhio.

[img alt='Dante può decidere di redimere o condannare le anime che incontrerà lungo il suo cammino infernale.']/immagini/Giochi/category1901/picture111083.aspx[/img]

Altrettanto avvincente il gameplay, per quanto poco si sforzi di scostarsi dai canoni di God of War; ma è in fondo un male affidarsi a modelli vincenti? Francamente riteniamo di no, se il risultato è all’altezza delle aspettative; pur bacchettando i Visceral Games per non aver voluto osare, aggiungendo un po’ di farina dal loro sacco. Combattere, saltare, esplorare, risolvere semplici puzzle e affrontare epici combattimenti con titanici boss, al ritmo ottimamente scandito da un inappuntabile sistema di save points e checkpoints intermedi, è un’avventura che fila via senza intoppi. Possiamo forse lagnarci per un’esperienza un po’ breve di gioco (tre le otto e le dieci ore) come ormai pare moda tristemente diffusa, e una certa indulgenza per pratiche poco ortodosse come il button-mashing, che ai livelli di difficoltà minori vi consentirà di avanzare senza troppi patemi; ma in fondo sta anche al giocatore accettare la sfida e sperimentare le profondità di un sistema di combattimento che potrà non essere innovativo, ma sa comunque essere appagante.

Una nota a parte merita la straziante colonna sonora, eseguita da un’intera orchestra filarmonica, che conferisce gli adeguati toni all’esperienza, così gli effetti audio, fin troppo angoscianti nei lamenti dei dannati che alla lunga vorrete poter disattivare, ma non sarà possibile, come non sono saltabili nemmeno le lunghe cut-scenes: pessima scelta. A proposito di intermezzi, segnaliamo le riproduzioni dei peccati di Dante con l’utilizzo di cut-scenes in stile anime, una scelta di scarsa coerenza con il resto del titolo, che trova spiegazione forse solo nella pubblicazione del film animato, una sorta di prequel a cui pare i Visceral Games siano abbonati, avendone già prodotto uno per Dead Space. Si tratta di marketing, ma di quello buono, in fondo.

Valutazione finale

Presentazione: 7.9
L’intro non rende forse merito al gioco, ma dalle sequenze iniziali in poi, inclusi i menu di base e quelli in-game, c’è di che essere soddisfatti;

Grafica: 8.3
Un inferno pulsante, macabro, stantio perfino. Preparato con cura e servito in tavola senza intoppo alcuno di carattere tecnico: chapeau.

Sonoro: 8.4
La soundtrack è al medesimo tempo potente, adeguata e snervante, proprio in quanto molto affine all’ambientazione cupa, rivoltante. Tende ad infastidire alla lunga. Lo stesso dicasi per gli effetti, pur di prim’ordine. Ottimo il doppiaggio in lingua inglese, su livelli accettabili quello italiano.

Gameplay: 7.5
Nulla di nuovo sotto il sole, ma tutto fatto molto, molto bene.

Longevità: 7.2
La campagna non è molto duratura e gli obiettivi richiedono quasi due percorsi completi; le difficoltà crescenti e la modalità arena sbloccabile possono aumentare la longevità, ma aspettiamo con maggior curiosità un fantomatico DLC con meccaniche multiplayer, già annunciato.

Multiplayer: n.p.
Al momento nulla più che un annuncio su implementazioni future, da parte della software house.

Voto complessivo: 8

Pur trattandosi di un mero God of Hell, questo titolo vive di vita propria e garantisce la sua dose di divertimento ed emozioni. “Derivativo” non sempre è sinonimo di mediocrità; se così fosse avremmo di che preoccuparci, in un mercato in cui il 70% dei giochi sono in fondo rivisitazioni di Doom…o non ci avevate fatto caso?

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