Recensione – Terminator: Salvation (Xbox 360)

di • 17 giugno 2009 • RecensioneCommenti (0)948

Titolo: Terminator: Salvation
Genere: Action
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: GRiN
Publisher: Warner Bros. Interactive Entertainment
Data di uscita: 29 Maggio 2009

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"Ma tutti a lui toccano ‘sti tie-in?" starete, non a torto, pensando. Mi ero ripromesso di smetterla, dopo le brutte esperienze di Afro Samurai e Wanted: Weapons of Fate (giusto per citare gli ultimi di una lunga serie): evidentemente, il boss non è d’accordo e ama vedermi annegare nella mediocrità di un genere che, non vorrei essere troppo cattivo, andrebbe decisamente rimodellato.

Terminator: Salvation arriva nelle nostre console una settimana prima rispetto all’uscita dell’atteso film con Christian Bale. Questo elemento – senza pregiudizio alcuno – lascia intendere che GRiN, software house svedese autrice del già nominato Wanted e di Bionic Commando, abbia avuto una certa fretta nel concludere il progetto. Una sensazione che, pad alla mano, diventa una tremenda realtà messa in azione dallo stesso motore grafico di Weapons of Fate, con i suoi pochi pregi e molteplici difetti.

Le vicende di Salvation fanno da antefatto rispetto alla controparte cinematografica. Il protagonista, John Connor, si ritrova nel mezzo della guerra tra umani e SkyNet, robot nelle cui fila spiccano i terrificanti Terminator: al suo fianco, il personaggio inequivocabilmente ispirato a Bale avrà diversi soldati – per lo più comparse – e la fedele Angie, compagna di battaglia e modalità cooperativa (solo offline).

[img alt='Il nostro protagonista al coperto. Ci credereste che non sa saltare quel piccolo ostacolo? ']/immagini/Giochi/category1900/picture99344.aspx[/img]

Resta un tabù il supporto a Xbox Live, la cui assenza accorcia di fatto una longevità che si attesta sulle sei-sette ore di gioco ripetitivo allo sfinimento. Il compito di spezzare il ritmo viene affidato alle sole cut-scenes che, di importanza pressoché irrilevante, si limiteranno ad alternarsi con l’immancabile cerca un riparo e spara già intravisto in Wanted e all’epoca clonato in malo modo da Gears of War 2. Neppure l’osannato Project Natal potrebbe salvarci da una situazione a dir poco ingestibile con il semplice utilizzo della levetta analogica destra: permangono, infatti, i soliti problemi di visuale che si faranno sentire una volta appoggiati a una qualunque tipologia di superficie, specie negli spazi più angusti; il sistema, inoltre, si conferma poco intelligente quando non ci permette di saltare un ostacolo ma solo di muoverci orizzontalmente. Le lezioni di gameplay imposte da Epic, insomma, non devono essere servite poi a molto.

La monotonia contenutistica si perpetua, come se non bastasse, anche nella realizzazione dei nemici: ci troveremo di fronte a Vespe, Ragni, Terminator e diverse astronavi per una varietà di appena quattro-cinque unità a schermo, da sconfiggere in teoria grazie alla cooperazione con l’intelligenza artificiale. "In teoria", si, perché l’apporto di Angie&co. non sarà mai sufficiente a garantire la buona riuscita delle missioni (a volte i compagni sembrano partecipare all’azione, altre sembrano aspettare la morte – non arriverà, sono invincibili) che risultano essere, in fin dei conti, un lavoro antipatico e solitario. La confidenza coi controlli, che si adeguano agli standard dei titoli d’azione, non tarderà ad arrivare. Comoda – quanto già vista – la funzionalità Zoom, da attivare su pressione del tasto Y, che permetterà di focalizzare l’attenzione delle proprie armi (solo quattro, davvero una miseria) sull’obiettivo ricorrente.

[img alt='Quel mitra, da solo, servirà a poco contro determinati nemici... ']/immagini/Giochi/category1900/picture99345.aspx[/img]

Due chicche per gli appassionati. La prima riguarda gli achievements: solo 11 obiettivi sbloccabili, scelti senza una grande vena d’originalità e conseguibili al termine di ogni capitolo (a qualsiasi difficoltà) più quelli per la campagna conclusa in Medio o in Difficile; meritatissima la candidatura all’easy-1000 points. La seconda è da vedersi tutta durante i caricamenti: qui solo potremo godere, per fortuna, di una panoramica del volto di un Terminator muovendo la leva destra. Chi non ha desiderato farlo, almeno una volta nella vita?

Considerando l’esigua ampiezza delle mappe, il reparto grafico di Terminator: Salvation si attesta su livelli di mediocrità. Il suo diretto predecessore, Wanted, ci era parso leggermente migliore perché ambientato quasi esclusivamente in location interne e prive di vegetazione: è proprio all’esterno che questo motore grafico da il peggio di sé, soffrendo di colori spenti – tutto sommato vengono rispettate le scelte stilistiche del film, di un’illuminazione altalenante e di un frame-rate instabile nei rari momenti di vivacità visiva. La qualità con cui vengono rappresentati protagonisti, nemici e ambienti resta insufficiente se teniamo conto degli attuali standard. Una nota di demerito, infine, per l’espressività dei volti che non avranno quasi mai nulla da aggiungere all’atmosfera del gioco.

[img alt='... ci siamo spiegati? ']/immagini/Giochi/category1900/picture99346.aspx[/img]

Accettabili il doppiaggio originale, seppur poco presente nelle sequenze d’azione, e i suoni del nostro equipaggiamento: i colpi di mitra e carabina, che a volte partono addirittura in ritardo, non passeranno di certo alla storia.

Tirando le somme, possiamo catalogare Terminator: Salvation nella sterminata giungla di tie-in malriusciti e, in altre sedi, sopravvalutati. Niente gioco online, niente modalità extra alla conclusione della campagna, scarsa varietà di ambienti, nemici e armi: un titolo d’azione, con questi presupposti, non ha ragion d’essere.

Valutazione Generale

Presentazione: 5
La realizzazione dei menù, scarna e tutto sommato piacevole, era quasi riuscita a ingannarmi sulla qualità finale del prodotto. Ma, vedrete, non ci sono cascato.

Grafica: 5
Ambientazioni piccole e povere di dettaglio limitano personaggi dalle buone texture sebbene del tutto inespressivi. E non mi riferisco alle macchine, purtroppo.

Gameplay: 4.5
Il giusto sottotitolo per Terminator: Salvation sarebbe stato Ripetition. Perdonerete la pessima battuta, ma vi renderete conto di quanto abbia ragione il sottoscritto, pad alla mano. Quando alla monotonia si aggiunge una qualità generale del gameplay al di sotto della sufficienza, il quattro è garantito.

Sonoro: 5
Doppiaggio e colonna sonora non fanno gridare né al miracolo né allo scandalo.

Longevità: 5
6-7 ore di campagna in singolo senza supporto a Xbox Live. Chiedere 60 € per Terminator: Salvation è un autentico schiaffo alla povertà.

Multiplayer: N.D.

Voto complessivo: 4.5

Se, dopo aver guardato il film, gli amanti della serie pensano di dover acquistare un gioco del genere, li invitiamo caldamente a restare fuori dai cinema: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Sessant’euro in più nei vostri portafogli.

                                                  Articolo a cura di

Paolo Sirio
Redattore, XboxWay.com
Gamertag: DC Godfather

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