Recensione – Call of Duty: World at War (Xbox 360)

di • 16 dicembre 2008 • RecensioneCommenti (0)1056

Titolo: Call of Duty: World at War
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Treyarch
Publisher: Activision
Data di uscita: 14 Novembre 2008

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Tra i tanti panni in cui non vorrei rinascere, se la metempsicosi non fosse un’opinione, un posto tra le prime file lo avrebbero sicuramente quelli del programmatore alla Treyarch. Intendiamoci, lo stipendio deve essere buono, e si tratterebbe di lavorare su qualcosa che amo come i videogiochi; ma non posso fare a meno di considerare i lati meno attraenti di questo ruolo, qualcosa del tipo: essere perseguitati e derisi dai fans degli Infinity Ward, veder dileggiare i propri sforzi per elevarsi dal rango di reietti e, soprattutto, rischiare di subire attentati da chi (uno a caso) "apprezza" tantissimo lo spawning selvaggio e la mentecatta difficoltà dei loro giochi. Ne convenite?

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La guerra non è mai finita…

…intendiamo la Seconda, quella Mondiale. Almeno nell’immaginario collettivo dei "Treyarch Boys" uno dei dieci comandamenti subisce una lieve modifica, riformulandosi in un concreto, soddisfacente "non avrai altra Guerra oltre quella"; come se l’umanità nei secoli si fosse fatta mancare i conflitti. Questa mistica convinzione potrebbe spiegare in parte il perché della retromarcia effettuata proprio quando la serie CoD sembrava aver scelto nuove strade. Dobbiamo peraltro riconoscere il pur apprezzabile sforzo di spostare lo scenario verso lidi più esotici, come quelli del Pacifico, sconosciuti ai più nelle nostre terre. D’altra parte ci chiediamo perché non ci sia mai stato gioco ambientato nella campagna di liberazione attraverso lo stivale; risulterebbe gradito, riteniamo, più che ravanare per Stalingrado e Berlino per l’ennesima volta.

Ecco, vedete, basta nominare una versione dispari di CoD (non a caso, forse, il numero 5 è stato omesso dal titolo di quest’anno), basta pensare al prodotto Treyarch per ingenerare nel giocatore e nel recensore un moto di stizza. Ma non è così che deve andare stavolta, perché superato ogni pregiudizio, giocando Call of Duty: World at War si ha tangibile l’impressione che la software house abbia messo l’anima e ogni briciolo di sapienza in questo prodotto. Questo non sempre basta a fare un capolavoro, però.

Dalle ceneri di CoD4 risorge il magnifico motore grafico, su cui Treyarch ha modellato una carrozzeria eccezionale, un vero e proprio lavoro di cesello in ogni metro delle mappe: dal decadimento di città bombardate alla lussureggiante selva del Pacifico. Ovunque vi soffermerete a valutare, lo scenario vi stupirà per dettaglio e vivacità, non pensavamo che fosse possibile far meglio del precedente titolo, ma affermiamo senza tema di smentita che attualmente Call of Duty : World at War è il first-person shooter graficamente più impressionante sulla piazza (Crysis escluso), in ogni settore: dagli ambienti ai personaggi, agli effetti. Non avete ancora visto esplosioni come quelle di questo titolo, nonchè un fuoco così vivo e raccapricciante.

[img alt='Si ritorna, di nuovo, alla Seconda Guerra Mondiale.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1784/picture80556.aspx[/img]

Ma uccidere è sbagliato…

…anche se non è mai stato così verosimile e ricco di dettagli. Sembra che alla Treyarch abbiano voluto dare un forte taglio morale alla produzione, sulla falsariga di Brothers in Arms, per dirne una. Un messaggio forte, fatto di ricostruzioni crude, filmati d’epoca discutibili per buon gusto, e in generale un accento sulla tragedia che questo gioco ricostruisce. Il nuovo taglio si estrinseca chiaramente nel menu principale: meno spazio per gli eroi, più per le vittime. Tutto encomiabile, ma purtroppo un po’ falsato da uno dei classici difetti della software house, quel moltiplicarsi degli scenari e personaggi che rende improbabile l’immedesimazione; questa volta sono solo due, ma basta. Il non vederli mai in viso poi, è un altro particolare stonato.
Peraltro quando non vi uccide la dispersività della trama, indiscutibilmente ricca di azione e di momenti epici, ci pensa la routine di COD, con le sue missioni scriptate, in cui si avanza come pecoroni lungo percorsi più o meno delineati: anche qui nulla di nuovo sotto il sole.

Sotto il vestito…

…niente, diceva il titolo di un vecchio film. Ma non è completamente vero. Indubbiamente Call of Duty: World at War mantiene i difetti di sempre, ma anche i pregi del recente passato. In questo senso i Treyarch sono andati molto vicini alla grandezza degli Infinity Ward, ma probabilmente la loro forza è nell’emulare più che nell’innovare. Al di là delle polemiche neanche più velate tra le parti, pare evidente che i primi siano molto bravi ad effettuare operazioni di "pulizia" sui prodotti innovativi e qualitativi dei secondi, non avendone il genio creativo. Ciò non rende questo titolo una pietra miliare del gaming, ma neanche un prodotto da scartare; tutt’altro. Basta esser coscienti delle magagne pur presenti in un ottimo prodotto, come occasionali, sporadici rimbecillimenti di nemici e compagni, un livello di difficoltà tarato per uccidervi lentamente, se cercate gli obiettivi da veterani della serie, e un senso di deja-vu alquanto forte, nonostante lo splendore della grafica.
Il comparto multiplayer sostanzialmente è immutato (e dove sarebbe la notizia?) nelle meccaniche, ma è decisamente da apprezzare l’introduzione della modalità co-op fino a quattro giocatori, sia in termini appunto cooperativi, che competitivi. Una grossa pecca di Cod4 è stata almeno risolta.

[img alt='Graficamente Call of Duty: World at War è davvero molto curato.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1784/picture82050.aspx[/img]

Nazi-zombies from Hell

Il livello bonus sbloccato al termine della campagna merita un trafiletto a parte: quasi a volerci smentire quando critichiamo la loro mancanza d’inventiva, i Treyarch ci sorprendono con una modalità che sembra uscita da uno dei filmetti d’orrore a basso costo degli anni ’60, quella produzione trash che vanta più di un amante. Un incrocio tra Cod, Dead Rising e le orde di Gears of War 2 che, pur essendo assolutamente avulso dal gioco, è dannatamente godibile, e rischia di diventare un caso come Geometry wars, per l’interesse attirato. Nulla più che una challenge, ma vi sorprenderete a giocarla e giocarla… e giocarla.

Commento finale

La grandezza di questo gioco è molto in superficie; la colpa dei programmatori risiede per l’ennesima volta nel non aver saputo o voluto osare oltre i limiti di un gameplay chiuso su sè stesso, a riccio, da troppo tempo. È con una certa tristezza che ci tocca invocare il "capitolo pari" ad opera degli Infinity Ward per sperare in un nuovo decollo verticale di CoD, piuttosto che sulla planata dolce che questo titolo rappresenta.

Valutazione generale

Presentazione: 8
Una lunga introduzione che vi darà un assaggio della brutalità e della bellezza che vi attendono. I filmati descrittivi sono un misto tra materiale d’epoca e computer grafica in stile Hystory Channel che forse stride un po’.

Grafica: 9.5
Spettacolare, dettagliata, certosina perfino. Chapeau.

Sonoro: 8
Doppiaggio in italiano nella media. La colonna sonora è buona, ma alcune tracce sembrano troppo moderne per lo scenario. Combattere a Stalingrado accompagnati dai Prodigy fa un po’ strano.

Gameplay: 7.5
Nel bene e nel male è CoD. Dipende da quanto sia il bene ed il male per ciascuno di voi.

Longevità: 7.5
La campagna è un filo più consistente di quella del capitolo precedente, ma ancora una volta è il multiplayer a farla da padrone, anche se non pochi hanno deciso al momento di restare abbarbicati al quarto episodio sul Live. Se andate per Gamerscore, le ore passeranno, lentissime.

Multiplayer: 8.5
L’introduzione della co-op, se da un lato non migliora una meccanica invariata, dall’altra garantisce nuove forme di divertimento a medio termine.

Voto complessivo: 7.9

Difficile giudicare un gioco tanto impressionante, quanto infelice. Non del tutto imperfetto, sottolineiamo, ma triste, per quanto di meglio avrebbe potuto essere con un po’ di coraggio in più.

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