Titolo: Battlefield: Bad Company
Genere: First Person Shooter
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: DICE
Publisher: Electronic Arts
Data di uscita: 27 Giugno 2008
Fin dalla nascita su PC, la serie Battlefield ha saputo regalare a un’utenza eterogenea ore di (poco) sano divertimento: una campagna in single player solida e ben congegnata, un reparto online spaventosamente curato e appagante. Elementi che, al giorno d’oggi, sarebbe poco corretto non tenere in considerazione.
Fedelissimo alla tradizione, senza mancare tuttavia della giusta dose di innovazione (o adeguamento ai tempi, che dir si voglia), Battlefield: Bad Company è il secondo capitolo del franchise creato da Digital Illusions CE nel lontano 2002 a sbarcare su console next-generation, di cui individua e valorizza in pieno le caratteristiche principali. Una grafica ben al di sopra della media, una giocabilità che nulla invidia ai rivali più blasonati, una caratterizzazione dei personaggi che, sebbene rischi talvolta di risultare stereotipata, mai si era vista in un videogame di guerra: queste le carte in tavola del first person shooter pubblicato da Electronic Arts.
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Funny game
Spesso l’abito fa il monaco. La rivisitazione di questo abusato proverbio, nonostante sia arduo accostare un videogame bellico a un’autorità ecclesiastica, è necessaria nel nostro caso: la presentazione, intesa come perfetta fusione tra interfaccia, colonna sonora e cinematograficità, è senza dubbio tra le migliori della corrente generazione. Un punto nettamente a favore del team DICE, in grado di proporre menù semplici e lineari, musiche che ben lasciano trasparire la concezione di guerra che Battlefield vuole offrire, video d’accesso che ricorda una vera e propria pellicola hollywoodiana. E proprio a proposito del modo di vivere il conflitto armato da parte dei personaggi è utile spendere qualche parola in più. Pur non mancando di drammaticità nelle fasi salienti, Bad Company si prepone l’obiettivo di divertire l’utente svuotando la guerra della sua essenza più cruda, rendendola un semplice gioco da ragazzi: una visione che potrà suonare cinica, e probabilmente lo è, coinvolge da subito il giocatore, predisposto a ridere a ogni occasione buona insieme a Marlow, il soldato ai nostri ordini, Sarge, comandante delle operazioni in attesa di una meritata pensione (chissà che ne penserebbe dell’idea di prolungare ulteriormente il limite dell’età pensionabile) e i simpaticissimi Haggard e Sweetwater, avanzi di galera che spesso sorprenderete a sbeffeggiare i compagni o giocare tra di loro. Il gameplay è coerente a quanto detto finora: le manovre offensive richiederanno una dose discreta di tatticismi, non imprescindibili, e il supporto della squadra, la cui intelligenza artificiale regge bene il passo. Il marchio distintivo della serie, ossia la completa libertà d’azione di cui l’utente gode nelle varie missioni, è fortemente presente anche in questo episodio: vi sarà sempre una molteplicità di modi per raggiungere il proprio scopo e, se proprio non vi va di seguire gli ordini del comando militare, potrete scorrazzare per le mappe a bordo di veicoli gradevoli da guidare. Tra gli insulti (meritati) dei vostri commilitoni.
[img alt='Via libera... forse.' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1411/picture75583.aspx[/img]
The look and sound of perfect?
Se sul versante giocabilità Battlefield tocca costantemente vette d’eccellenza, lo stesso non si può dire del comunque ottimo reparto grafico. Scontato il paragone con rivali di mercato spietati e, quindi, graficamente perfetti (o quasi): in molti utilizzeranno come metro di paragone l’acclamato Call of Duty 4, ma il raffronto è, a nostro modo di vedere, errato. Il titolo Activision, infatti, si muove lungo binari predefiniti (sebbene l’abilità degli sviluppatori nasconda bene questa pecularietà) e non contempla la presenza nè di mappe ampissime nè di veicoli. Ne consegue una facile deduzione: Battlefield: Bad Company sacrifica qualcosa nel contesto grafico all’altare del puro gameplay, anche se una palette di colori maggiormente vivace avrebbe potuto celare qualche magagna visibile solo da occhio particolarmente attento. Ci riferiamo alla qualità altalenante delle texture, divinamente applicate ai personaggi ma sciable per edifici e oggetti che incontreremo nella nostra carriera militare.
Non dimentichiamo, tuttavia, la sfida personale di Digital Illusions CE e del suo nuovo motore grafico alla base di Bad Company, l’ormai celebre Frostbite: rendere lo scenario di gioco completamente distruttibile. Ebbene, potete imbracciare fieri i vostri lanciarazzi, perchè qualunque edificio, albero, mezzo o ponte che vedrete sarà (realisticamente) alla vostra mercè: andateci piano, però; ricordate che siete pur sempre dalla parte dei buoni!
Tante altre soddisfazioni, come anticipato in fase di presentazione, verranno dal comparto audio, tradizionalmente molto curato da Electronic Arts. La surreale colonna sonora contribuisce a catapultarci subito nell’ironica atmosfera del titolo, impreziosito da un doppiaggio sorprendente sia in lingua originale che nell’ottima versione italiana. Nota di merito anche ai suoni in game, diversificati a seconda delle armi scelte e dei corpi colpiti (animati e non).
Eravamo 24 amici al bar…
Ci perdonerà il mitico Gino Paoli per questa simpatica citazione della sua "Quattro amici", laddove il bar sono i server EA e i ventiquattro amici sono quelli che è possibile incontrare contemporaneamente negli scontri su Xbox Live. L’esperienza online fa lievitare le quotazioni del titolo DICE: la completa assenza di lag, il numero elevatissimo di contenuti sbloccabili (a pagamento od ottenendo nuovi gradi nell’esercito) e l’ampiezza delle mappe sono ingenti incentivi alla longevità di Bad Company che sfrutta Xbox Live come pochi finora. Due, ahinoi, i punti deboli di questo colosso: l’assenza della modalità cooperativa (magari fino a 4 giocatori) e la divisione in tre minigruppi da 4 utenti delle squadre da 12: in particolare quest’ultima scelta fa storcere il naso, in quanto è possibile parlare solo con i membri del proprio gruppo; per ovviare al problema, EA è al lavoro su un’apposita patch.
[img alt='Attento alle spalle!' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1411/picture75587.aspx[/img]
Conclusioni
Per l’impostazione in chiave ironica e il gameplay non troppo complesso, Battlefield: Bad Company è consigliabile a un pubblico inaspettatamente ampio (purchè sia al di sopra dei 16 anni, ci raccomandiamo come consuetudine al buon senso di negozianti e genitori). Una platea di utenti così eterogenea, come evidenziato in fase di recensione, difficilmente noterà i difetti sopraccitati in favore di un aspetto grafico assai gradevole, mentre gli immancabili hardcore gamers chiuderanno un occhio godendo della sua impeccabile giocabilità.
Valutazione generale
Presentazione: 9
Menù di gioco semplici e lineari, con tanto di scenari dalla campagna in background, accompagnati sempre da musiche particolarmente ispirate. Stupendo l’impatto iniziale creato dal video pre-gioco.
Grafica: 8,5
Ottimi i modelli poligonali dei personaggi e le texture che li ricoprono; credibili gli scenari distruttibili. La monotona palette di colori scelta e qualche dettaglio poco limato non danno al titolo la vivacità che gli avrebbe permesso un ulteriore salto qualitativo.
Sonoro: 9
La soundtrack, in tema con il concetto di guerra espresso nel gioco, gli dona un tocco di classe insolito per il genere; il doppiaggio e la localizzazione in Italiano sono eccellenti.
Gameplay: 9
Bad Company è la quinta essenza del divertimento offline e su Xbox Live; questo grazie a un gameplay equilibrato e ben congegnato in ogni minima sfaccettatura. Peccato per l’assenza della modalità cooperativa.
Longevità: 9,5
Praticamente infinito: offline offre un’ottima campagna in singolo (da affrontare, purtroppo, da soli); online risulta illimitato per il divertimento proposto.
Multiplayer: 10
Perfect score obbligatorio visti i pregi del titolo Digital Illusions CE. Pochi i concorrenti in grado di reggere il confronto… almeno per ora. Può risultare fastidiosa, tuttavia, la scelta di EA di riservare alcuni contenuti di Battlefield (come armi e oggetti) ai soli utenti che abbiano acquistato la limited edition del gioco o gli appositi DLC. Da risolvere la questione legata ai team online.
Voto complessivo: 9
Il team DICE ha di nuovo fatto centro: per chi temeva un buco nell’acqua, magari dovuto alle politiche auto-lesioniste votate al risparmio di EA, una grossa soddisfazione guardar muoversi un motore proprietario (e non il solito Unreal Engine 3) su server che reggono moli di lavoro impressionanti. Complimenti.
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