Recensione – Alone in the Dark (Xbox 360)

di • 28 luglio 2008 • RecensioneCommenti (1)850

Titolo: Alone in the Dark
Genere: Survival horror
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Eden Studios
Publisher: Atari
Data di uscita: 20 Giugno 2008

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Capostipite, dal lontano 1992, del genere survival horror, Alone in the Dark torna nuovamente a noi e compie così il suo ingresso nella next-generation.
Atari, come dimostrano i nostri speciali di presentazione e di lancio del prodotto, ha puntato notevolmente sul titolo sviluppato da Eden Studios e forse è stata proprio l’eccessiva fretta di lanciare il gioco sul mercato, la causa di alcuni dei mali che affliggono questo Alone in the Dark che, purtroppo, va a ricadere nel novero dei capolavori mancati.

[img alt='Alone in the Dark']/immagini/Giochi/category1249/picture56529.aspx[/img]

Finalmente, a un mese dall’uscita sugli scaffali (ci scusiamo con i lettori per il ritardo, ma purtroppo i casi della vita non sempre sono a favore di chi dedica il suo tempo a fare questo "lavoro" per passione e a volte le priorità cadono per forza di cose altrove), eccoci qui con la nostra recensione per cercare di sviscerare luci e ombre di questo gioco che fa dell’atmosfera il suo punto di forza.

Cominciamo col dire che chi ha giocato e apprezzato i precedenti capitoli della saga ritroverà molti degli aspetti che l’hanno caratterizzata sia per quanto riguarda visuali di gioco che alcune fasi di game design, ma soprattutto ritroveranno Edward Carnby, il protagonista dell’epopea horror.
Il primo Alone in the Dark era ambientato negli anni ’30 e traeva ispirazione dalle opere relative ai Miti di Cthulhu del celebre scrittore di Provvidence: H.P. Lovecraft; ora invece, ci si ritrova nella New York dei giorni nostri: ma è dunque lo stesso Edward Carnby di allora? È un caso di omonimia o sono la stessa persona? La risposta è nella sceneggiatura del gioco.
Plot narrativo che, largamente ispirato ai serial televisivi, dà fin da subito bella mostra di sé, con una trama intrigante sin dalle prime scene, nonostante il ricorrere ad alcuni artifici letterari un po’ abusati: nelle prime battute, infatti, il protagonista si risveglierà, privo della memoria, in mano a dei loschi figuri decisi a toglierlo di mezzo.
La conseguente precipitosa fuga da un palazzo in crollo, l’incontro con la bella fanciulla di turno, il manifestarsi di raccapriccianti presenze e il lento svelarsi del passato e degli scopi di Edward Carnby, faranno da contrappunto alla trama che vedrà un oscuro e losco Central Park, latore di un terribile e pericoloso segreto, teatro delle vicende narrate; pare infatti che il polmone verde della Grande Mela sia stato creato, nel lontano XIX secolo, per scopi decisamente meno nobili che donare un luogo di verde nel centro della città agli abitanti di New York.

[img alt='Central Park' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1249/picture65527.aspx[/img]

Ed è proprio la voglia di procedere nella storia il motore principale che spingerà l’utente a proseguire nel gioco e a non arrendersi alle prime crisi nervose causate dal sistema di controllo poco user friendly.
Se da un lato, infatti, la giocabilità si mostra piuttosto varia, alternando fasi esplorative ed enigmi (il tutto con un pizzico di gusto "avventura punta e clicca old style") a combattimenti e fughe in auto, e piuttosto innovativa, grazie alla particolare gestione dell’inventario, alla notevole interazione con gli oggetti e l’ambiente e all’ottima introduzione dell’elemento fuoco, dall’altro viene minata da scelte discutibili di game design e dalla presenza di alcuni bug.
Le ombre che gravano su Alone in the Dark sono dunque piuttosto dense e consistono soprattutto in una visuale di gioco che alterna sessioni in terza persona, con la canonica telecamera fissa (marchio di fabbrica della saga) che troppo spesso mal inquadra la scena, a sessioni in soggettiva, a volte obbligatorie, come nel caso dell’uso della pistola, cambiamenti repentini che spesso hanno come effetto quello di disorientare il giocatore.
Unitamente alla telecamera interviene negativamente anche il sistema di controllo; molte volte si avranno non poche difficoltà a gestire i movimenti del protagonista, soprattutto in fase di combattimento, che risulterà legnoso e rigido. Sebbene l’idea di utilizzare lo stick destro del controller come comando per simulare l’uso delle braccia sia decisamente valida, la sua implementazione funziona bene esclusivamente nei contesti esplorativi e di risoluzione degli enigmi; durante i combattimenti, infatti, risulta estremamente lento e impreciso nella sua applicazione rendendolo molto spesso frustrante.

[img alt='Con lo stick analogico destro è possibile gestire a 360 gradi i movimenti delle braccia']/immagini/Giochi/category1249/picture56528.aspx[/img]

Non pienamente azzeccata, inoltre, l’introduzione delle autovetture nel gioco che, alla guida, risultano troppo leggere e mal governabili, alla mercé di un sistema di collisioni mal strutturato che sarà causa di non poca frustrazione nelle sezioni di fuga in macchina, quando l’urto con un sassolino provocherà il blocco totale della vettura, di fatto incastrata, e della conseguente morte del protagonista a causa dei discutibili eventi a tempo presenti in queste sezioni.

Se le ombre sono fitte, le luci comunque brillano a sufficienza da pareggiare le cose.
La gestione dei pochi oggetti trasportabili nell’inventario (le tasche interne della giacca del protagonista) obbligherà il giocatore a fare scelte ben ponderate e a reagire quindi in maniera sempre differente alle varie situazioni, regalando non poca varietà al gameplay.

[img alt='La giacca di Edward sarà il vostro inventario']/immagini/Giochi/category1249/picture16546.aspx[/img]

Gli oggetti potranno essere fatti interagire tra loro in vari modi: uno straccio infilato nel collo di una bottiglia di whisky, unitamente a un accendino, creeranno una ottima molotov, del liquido infiammabile sparso sui proiettili li renderà incendiari, un qualsiasi spray può diventare un perfetto lanciafiamme o una mini bomba, a seconda dell’uso che se ne fa. Anche l’interazione tra gli oggetti e l’ambiente non è certo banale e le molteplicità di utilizzo sono limitate esclusivamente dalla fantasia dell’utente.
Ecco quindi che le auto acquistano un nuovo fascino. Dover collegare i fili per azionare il motore di quelle sprovviste di chiavi nel quadro di accensione è un minigioco piuttosto divertente, nella sua semplicità, soprattutto se nel frattempo i mostri incalzano da vicino il protagonista. Non da meno la possibilità di bucare, con un coltello o un cacciavite, il serbatoio per riempire eventuali bottiglie vuote di benzina infiammabile, oppure per saltare dall’auto in corsa e dare fuoco alla scia di carburante lasciata dietro di sé e trasformare la vettura in una bomba mobile.

[img alt='Edward si appresta a dar fuoco alla scia di carburante...' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1249/picture76116.aspx[/img]

Non da meno l’implementazione dell’elemento coprotagonista del titolo: il fuoco, risorsa utilissima e al contempo insidia, fondamentale per la distruzione degli avversari. La sua riproduzione è ottima, sia in termini visivi che fisici, tanto che si propagherà credibilmente, lasciando dietro di sé oggetti carbonizzati, e reagirà di conseguenza agli estintori.
Ultimo, notevole, pregio del gioco è la sua suddivisione in episodi, esattamente come un telefilm, che consentirà ai giocatori meno smaliziati di saltare a piè pari quelle parti troppo ostiche, senza perdere alcunché della trama, grazie ai "riassunti delle puntate precedenti", davvero molto ben realizzarti ed evocativi.

Anche dal punto di vista tecnico, Alone in the Dark mantiene l’aspetto duale che, come abbiamo visto ne caratterizza la giocabilità: luci e ombre anche in questo caso.
Graficamente il modello poligonale e le texture che formano il protagonista, sono decisamente validi, risultando però meno curati e piacevoli a vedersi quelli di comprimari e antagonisti. Anche per quanto riguarda gli ambienti abbiamo una qualità altalenante delle texture che passano da sublimi a mediocre. Triste il fatto che le vetture siano praticamente tutte identiche, con solo tre o quattro modelli differenti.

[img alt='Nonostante alcuni difetti, graficamente il titolo si difende molto bene' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1249/picture16536.aspx[/img]

Nel complesso, però, il tutto è visivamente gradevole (fuorché in alcune cut-scene, in cui le magagne saltano più all’occhio) e contribuisce a rendere alla perfezione l’atmosfera da incubo del titolo: Central Park è magnificamente riprodotto, l’oscurità, la nebbiolina, la fioca luce e i bagliori del fuoco, sono davvero allo stato dell’arte; è forse questo il pregio più grande del gioco.
Peccato per alcuni vistosi cali di frame rate e per l’uso non sempre perfetto del motore fisico Havoc, che ha per risultato delle macchine troppo leggere, come abbiamo già detto, e dei cadaveri più simili a fantocci che a corpi, quando li si maneggia.
Dal punto di vista audio, il titolo presenta un doppiaggio in italiano più che buono cono solo qualche incertezza in alcune frasi, a volte recitate quasi fuori contesto, e con i livelli a volte troppo bassi rispetto alla musica. Quest’ultima merita un encomio speciale. Interpretata da una corale femminile bulgara, risulta sempre evocativa e riesce a far risaltare pienamente le vicende a video, andando non poco a contribuire in termini di atmosfera.
Nella norma, senza infamia e senza lode, gli effetti sonori.

Tirando le somme di tutto questo ciarlare, emerge come Alone in the Dark abbia dalla sua tutte le carte in regola per essere un capolavoro, ma che a causa di una realizzazione forse un po’ frettolosa (a volte pare quasi non sia stato fatto il playtest!) e imprecisa il risultato sia un pochino deludente.
Intendiamoci, rimane comunque un buon gioco e se si avrà la pazienza di superare il primo impatto negativo con i controlli e di conseguenza "digerirli" un po’, saprà ricambiare con una generosa dose di pura atmosfera cupa e con una giocabilità innovativa e divertente.
Speriamo sia il punto di partenza per una futura, migliore, realizzazione di un seguito.

Valutazione Generale

Presentazione: 8,5
Il taglio cinematografico, la struttura a episodi, l’ottima regia e la buona sceneggiatura sono di gran lunga sopra la media.

Gameplay: 7
Il comparto meno riuscito del gioco. Se da una parte l’interattività con gli oggetti è ottima, l’ostico sistema di controllo sbilancia il tutto in negativo.

Grafica: 7,5
Altalenante, va dal sublime al mediocre. Buoni gli effetti di luce, ottima la resa visiva del fuoco.

Sonoro: 8
A una colonna sonora da oscar e a un più che buono doppiaggio, si affiancano effetti nella norma, a volte sottotono.

Longevità: 7
Il gioco è terminabile in una decina di ore e, nonostante la sua natura per certi versi free roaming, non offre molto dal punto di vista della rigiocabilità, se non per i fanatici del game score e per tentare un diverso approccio alle situazioni.

Multiplayer Factor: NC
Non è presente alcuna modalità multigiocatore.

Voto complessivo: 7,6

Alone in the Dark è al contempo godibile e frustrante. In un primo momento verrà voglia di gettare il joypad alle ortiche per quanto è ostico il sistema di controllo. Superato questo ostacolo e non demordendo si scoprirà un gioco più che discreto, fatto di alti e bassi, luci e ombre. La struttura episodica e la sceneggiatura coinvolgente, coadiuvata da una azzeccatissima atmosfera, aiutano non poco a incentivare la sua portata a termine.

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  • Mikelinhomik

    peccato perchè potenzialmente sarebbe potuto essere da 9.