Recensione – Burnout Paradise (Xbox 360)

di • 26 febbraio 2008 • RecensioneCommenti (0)941

Titolo: Burnout Paradise
Genere: Corse
Piattaforma: Xbox 360
Sviluppatore: Criterion Games
Publisher: Electronic Arts
Data di uscita: 25 gennaio 2008

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Fiammanti vetture che sfrecciano per le strade in barba alle più elementari norme del codice della strada e di sicurezza, sportelli congiunti in una morsa stritolatrice fino al collasso esplosivo della cristalleria, cavalli ruggenti mal celati da vistose ammaccature dei cofani anteriori in una furiosa lotta per la supremazia, fino all’ ultimo… CRASH!

Questa è la filosofia che accomuna i "Players Burnoutiani", uomini in cerca di forti emozioni al volante di un controller alla folle velocità di 60 fps.

Leggendo questa recensione molti di voi si chiederanno il motivo per cui XboxWay ha deciso di pubblicare il suo parere sull’ultima fatica di Criterion Games, Burnout Paradise, a distanza di circa un mese dalla sua commercializzazione. Presto detto: volevamo offrire la più esaustiva visione d’insieme del titolo, sperimentando e riprovando il più possibile le novità inserite e i tagli effettuati, rispetto alle passate edizioni, in questo ultimo capitolo del racing game più sconsiderato di tutti i tempi.

Free-Roaming tra gioie e dolori

Che la serie Burnout, dopo 5 capitoli, avesse bisogno di una ventata di aria fresca era un "fatto appurato" e molti di noi aspettavano questo Burnout Paradise con una fremente attesa mista ad una spiacevole sensazione che l’introduzione del concetto di gioco "free-roaming" (libertà di scorazzare per le strade) potesse in qualche modo rovinare il fantastico gameplay al quale fino ad ora ci si era abituati.

[IMG alt='Paradise City in tutto il suo splendore ed estensione' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1488/picture68491.aspx[/IMG]

Per Criterion Games l’adottare uno stile di gioco a la Need For Speed o Test Drive è sicuramente stato l’unico modo per rinverdire la serie, ma è stato anche causa di un logico "snaturare la saga" così evidente che ai giocatori più fedeli alla serie è sembrato quasi un doversi immergere e cimentare in un gioco nuovo di pacca, non in un prodotto legato all’universo di Burnout.

L’universo creato da Criterion Games per Burnout Paradise risulta al tempo stesso troppo ampio e troppo statico per una filosofia di gioco che fa della ricerca di anguste scorciatoie e rasenti passaggi nel traffico a folle velocità la via da seguire per vincere una gara.

Troppo ampio, in quanto il percorrere liberamente le strade di una cittadina, se da un lato regala la possibilità di apprezzare un universo fatto di semafori, congiunzioni e percorsi alternativi da seguire, dall’altro mette in evidenza momenti di pressoché assenza totale di traffico cittadino, presenza del quale è elemento fondamentale del gameplay.

E poi, come può essere statico un mondo che riproduce fedelmente una città in pieno fervore, direte voi? Il senso di staticità non è dato dal mondo digitale sapientemente creato dagli sviluppatori, ma è una conseguenza di ciò che si materializza durante le gare, nel dover raggiungere sempre e per forza i 5 luoghi chiave/traguardi che rappresentano gli estremi della città: non ha importanza come e dove ha inizio una competizione, tanto si deve per forza giungere in una di queste locazioni per decretarne la fine. Tale scelta è sicuramente poco razionale, anche in relazione al fatto che ogni incrocio o semaforo della città di Paradise City è una potenziale "riga di partenza" per una qualsivoglia gara.

[IMG alt='i modelli poligonali delle vetture sono eccellenti' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1488/picture61973.aspx[/IMG]

Paradise City tra new-entries e dolorose dipartite

Se Burnout Paradise fosse stata esclusivamente una mera operazione commerciale, la sola introduzione del free-roaming sarebbe stata sufficiente alla commercializzazione del titolo, ma essendo i ragazzi di Criterion Games "gente con la testa sulle spalle" hanno voluto fare qualche altra sorpresa – alcune gradite, altre molto meno – agli acquirenti del titolo.

Stiamo parlando delle modalità di gioco, l’ossatura, il piatto forte che ha decretato per la serie Burnout il giusto consenso negli anni. Ad ogni sequel Criterion ha apportato migliorie e implementazioni tali da spostare sempre in avanti il confine del raggiungibile, e anche questa volta il risultato è più che valido. Alle tradizionali Furia Stradale (effettuare un determinato numero di takedown – sbattere letteralemente l’avversario fuori strada) e Gara di Velocità, questa volta si sono aggiunte 3 nuove tipologie di eventi: Stunt Race (eseguire un determinato numero di evoluzioni con la propria vettura), Uomo nel Mirino (sopravvivere per un determinato percorso mentre l’IA cerca di mandarti fuori strada o distruggere la tua vettura) e infine la modalità Spettacolo che va a sostituire la strepitosa Schianto dei Burnout precedenti; ed è questo il punto dolente.

Pur essendo una modalità di gioco divertente che consiste nel causare incidenti durante il percorso e totalizzare una certa quantità di danni, Spettacolo non si avvicina nemmeno minimamente a quella che è stata la sua ispiratrice: Schianto. Il concetto di base è sempre lo stesso, fare danni con un incidente, ma sostanzialmente l’approccio all’atto di generare distruzione è differente. Infatti, la vecchia e cara modalità Schianto era soprattutto un rebus da risolvere: scegliere come partire, come scontrarsi, quale eventuale rampa saltare, quale la prima vettura da schiantare al fine di ottenere il punteggio più alto; al contrario di Spettacolo, la cui difficoltà è esclusivamente quella di pilotare il nostro rottame da un bersaglio all’altro: riduttiva!

Altro grande assente è quello che i veterani hanno conosciuto con il nome di "Tempo di Impatto", stratagemma grazie al quale, nonostante la nostra auto fosse fuori combattimento, si aveva la possibilità, controllando leggermente la traiettoria impressa ai nostri miseri resti dall’urto fatale, di infliggere ulteriori danni ai nostri avversari, tecnica che talvolta riusciva persino a capovolgere i risultati della gara in corso.

[IMG alt='Dura la vita degli spericolati a Paradise City' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1488/picture66702.aspx[/IMG]

Un multiplayer veramente rivoluzionario

Grazie al free-roaming e al corposo numero di eventi la festa di schianti ed incidenti devastanti a Paradise City non si ferma mai, l’universo creato per Burnout Paraside è in costante evoluzione e subbuglio grazie ad Xbox LIVE, che permette di scorrazzare in città senza limiti di tempo e di giocatori. Infatti, in qualsiasi momento nella nostra partita potranno entrare ed uscire liberamente fino ad un massimo di 7 giocatori per dare vita a qualsivoglia gara e sfida, selezionabile in tempo reale dall’host di turno. Ma il multiplayer di Burnout Paradise non finisce qui!

Oltre alle succitate modalità di gioco, una serie di 350 sfide multigiocatore da affrontare in puro spirito cooperativo, che vanno dal saltare contemporaneamente da una determinata zona fino a dover generare un mega-incidente che coinvolga tutti i partecipanti allo stesso momento, offrono ore ed ore di sano e spensierato divertimento. Veramente uno spasso! Divertimento ulteriormente rimarcato dalla possibilità, riservata ai possessori di Xbox LIVE Vision Camera, di inviare istantanee con le quali schernire ed "insultare" gli altri partecipanti al party di lamiere. Uniche pecche evidenziate durante le nostre lunghe prove sono state le troppo frequenti "cadute di linea" causate dai server di Electronic Arts non sempre tarati e gestiti nel modo più opportuno.

Cosa c’è sotto il cofano di Burnout Paradise?

Ovvero: tecnicamente parlando…

Magnificenza grafica, taratura perfetta del codice grafico e fisico del middleware fanno di Burnout Paradise un must. Criterion si è data veramente da fare con i modelli poligonali delle vetture ai quali sono state applicate textures di primissimo ordine. Inoltre, un uso sapiente dell’environmental mapping e del bump mapping rende giustizia a quelle che possono essere definite le carrozzerie più realistiche mai realizzate.

Paradise City è stata creata con l’ausilio di tecniche di rendering HDR che le conferiscono quell’alone di fotorealismo ormai requisito necessario per ogni gioco next-gen, ad eccezione di una eccessiva saturazione verso la curva del blu che, se da un lato riesce a creare l’impressione di un’atmosfera inquinata dai fumi di scarico di una metropoli congestionata dal traffico, dall’altro rende talvolta impossibile godere pienamente del grande lavoro effettuato dai grafici avvolgendo il tutto in un fastidioso alone cupo.

[IMG alt='Paradise City è permeata da un alone azzurrognolo' align='center' width='400']/immagini/Giochi/category1488/picture46006.aspx[/IMG]

Parlare di Burnout Paradise senza menzionare la fisica che regola il comportamento delle vetture nelle varie situazioni di gioco è come voler gironzolare in auto senza carburante. Sul fronte delle "risposte su strada", le auto reagiscono alle situazioni più standard - come ad esempio attraversare una zona sconnessa, un tratto di sterrato, percorrere una strada asfaltata – nella maniera più canonica possibile senza alcuna presunzione di volere giungere ad un modello di guida simulativo, anzi qui la volontà è di mantenere uno stile prettamente arcade e senza fronzoli. Ma è sulla fisica che regola la deformazione delle vetture che vogliamo soffermarci un attimo: non immaginatevi una deformazione da impatto elastico e anelastico da laboratorio di fisica delle scuole superiori! In Burnout Paradise è tutto elevato all’ennesima potenza, le vetture si deformano e si accartocciano come fisarmoniche, perdono pezzi, i vetri si infrangono enfatizzando e rendendo protagonista della scena il momento dell’incidente che qui, pur penalizzando il giocatore con secondi regalati al cronometro oppure agli avversari, diventa motivo di spettacolo, il fulcro di ogni evento: "se proprio devo schiantarmi, che la mia auto si sfasci con classe!"

Commento Finale

Che Burnout Paradise sia il migliore tra tutti i capitoli usciti è chiaro e lapalissiano, ma non per le evidenti migliorie tecniche e al gameplay, possibili esclusivamente grazie alla potenza di calcolo delle console di ultima generazione, piuttosto grazie all’integrazione e all’ottimale fusione tra il gioco in solitario e quello online che permette quasi di non avvertirne la differenza; anzi, spesso e volentieri si avvertirà la mancanza degli amici con cui fracassare un po’ di auto!

Certo, i "puristi del genere" storceranno il naso trovandosi di fronte ad un "Burnout che non è più Burnout ma è un quasi Need For Speed con incidenti allegati", ma si sa, è la necessaria evoluzione della specie sopratutto se l’intenzione degli sviluppatori è quella di regalare sempre nuove emozioni e stimoli ai propri acquirenti.

Valutazione Generale

Presentazione: 6.5
Menù essenziali e funzionali, del resto in mezzo a contorte lamiere servono a ben poco. Di rapido accesso i tasti per la creazione delle sfide multiplayer.

Sonoro: 8
Se da un lato la track list questa volta è un pochino fuori luogo e non perfettamente in stile con il gameplay e lo spirito del gioco (Avril Lavigne e la sua "Girlfriend" ne è un esempio lampante) gli effetti sonori sono di un realismo e una qualità mai ascoltati. Se volete andare fuori di testa, che aspettate a regolare a puntino il vostro impianto 5.1?

Gameplay: 9
Solido, robusto e collaudato, ereditato dalle uscite precedenti ma sapientemente limato e migliorato. Una corsa sfrenata a 60 fps in attesa dell’inevitabile fatidico schianto! Cosa vi è mai di più affascinate e masochistico? Unica pecca l’IA nelle sezioni in "solo", talvolta mal tarata a tal punto da rendere alcuni passaggi ostici e frustranti.

Longevità: 9
Se vivere a Paradise City in solitario si "riduce" nell’affrontare linearmente oltre 200 eventi per guadagnarsi l’alloro tra i piloti, è tramite Xbox LIVE che il divertimento non ha fine…

Fattore Multiplayer: 10
Lo zoccolo duro. La colonna portante. Ore ed ore passate in compagnia di amici o di perfetti sconosciuti con il solo scopo ultimo di prendersi a sportellate! Burnout Paradise non avrebbe senso senza una modalità multiplayer così articolata. Per gli amanti degli epiteti e dello sproloquio è caldamente consigliata come valvola di sfogo (logicamente in presenza di persone che conoscano il vostro carattere!).

Voto Complessivo: 9

Sfavillante e lucido Burnout Paradise, peccato per il free-roaming non perfettamente implementato e sfruttato, ma conoscendo i ragazzi di Criterion Games sappiamo correggeranno presto la mira, del resto l’inesperienza in alcuni tipi di sviluppo è un pegno che tutti pagano. Un titolo che gli estimatori delle serie non devono farsi scappare, ma che devono imparare ad apprezzare. Mentre voi neofiti che aspettate? Andate a schiantarvi al primo incrocio (virtualmente, s’intende!).

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