Se davvero Tom Clancy ha scritto o ispirato il mondo di Ghost Recon: Future Soldier, non doveva essere d’umore eccezionalmente buono. Non del tipo riflessivo, almeno, perché l’ultima avventura dei super-soldati Ubisoft parte in medias res, con una morte, con la caduta degli dèi e l’Olimpo messo a ferro e fuoco. Li ho chiamati super-soldati, ma in questa iterazione, a ben vedere, super-soldati non ce ne sono.
Questi sono diventati persone come tutti gli altri, “speciali” nella misura in cui sanno usare le armi da fuoco e le tattiche militari, ma quasi ragazzi, da un punto di vista caratteriale. Mi è rimasta impressa una delle prime cut-scene, in cui i Ghost – giuro che fa impressione chiamarli così, ora – riposano nella loro stanza, parlando di motori e ascoltando musica. Mai vista una cosa del genere in questa serie, e proprio questo aspetto non va sottovalutato, perché rende più di tutto il resto l’idea di quanto il gioco sia cambiato. Di quanto gli sviluppatori francofoni abbiano voluto sterzare e avvicinarsi, ormai l’avrete capito, ai dogmi degli sparatutto in prima/terza persona. Call of Duty, Gears of War e compagnia cantanti.
Vorrei non scadere nella banalità di una lettura magari semplicistica, ma questa è la realtà dei fatti. L’azione è ora scriptata all’inverosimile, con un taglio cinematografico che rende, bontà sua, lineare non solo la storyline ma tutta la giocabilità (un tempo) aperta. Per cui non stupitevi se, per caso, doveste trovarvi a proteggere un malcapitato informatore da un terrazzino e col vostro mitra, oppure a braccarlo e sparare, mentre il protagonista va via da sé, contro i nemici che di volta in volta appaiono sullo schermo.
E il protagonista? Il protagonista non è più il leader della squadra, ma un suo “semplice” componente. Ragion per cui non darà più ordini al team, ma eseguirà quelli che vengono dall’alto. Un cambiamento epocale per l’intero franchise, grazie (o per colpa de) al quale il giocatore è liberato da ogni onere di tipo strategico e si limita a fungere da forza di fuoco. Odioso, se siete fan della saga dei Ghost; fantastico, se avete sempre amato il suo setting ma ne siete stati lontani per la complessità del gameplay.
A questo va comunque aggiunto, ad onor del vero, che la componente del realismo non è venuta meno. Anzi, una funzionalità come l’assemblaggio dell’arma con Kinect o attraverso il joypad non ha pari nelle produzioni concorrente, e scommetto che verrà presto imitata. Le soluzioni per comporre il “ferro” sono davvero tante e dettagliate nei minimi particolari – se siete appassionati di armamentari, e ne conosco qualcuno, dovreste sicuramente darle un’occhiata.
Il mio giudizio su grafica e multiplayer di Future Soldier è rimasto pressoché invariato rispetto a quello della beta: siamo di fronte a un titolo che dà il suo meglio se giocato in compagnia di almeno un amico, sia in co-op che in versus, ed offre svariate opportunità per mettere in mostra le proprie capacità. Le tre classi, Geniere, Scout e Fuciliere, sembrano adeguarsi al meglio a diversi stili di gioco, anche se, da scarso amante del cecchino, mi sono ritrovato più volte a doverlo usare per effettuare qualche kill – non un buon segnale, specie a lungo termine.
Per tutti questi motivi, Ghost Recon: Future Soldier è un titolo che non mi ha convinto in pieno e mi ha presto stancato, perché esprime una giocabilità fuori dai suoi schemi consueti e si appiattisce sui dettami di un genere abusato nella generazione corrente. Rimane l’alto valore della produzione, l’impegno nell’offrire un’esperienza multigiocatore e un comparto tecnico degni di nota, la delusione per veder svanire un altro dei capisaldi della gioventù ludica di molti appassionati.
Sviluppato da Ubisoft Parigi e pubblicato da Ubisoft, Ghost Recon: Future Soldier è disponibile dal 24 maggio.