Titolo: Driver: Parallel Lines
Genere: Azione/guida
Piattaforma: Xbox
Sviluppatore: Relfections
Publisher: Atari
Data di uscita: 16 Marzo 2006
Al momento della sua uscita, Driv3r (terzo episodio della serie) era così carico di “hype” che solo un capolavoro sarebbe riuscito a mantenere le aspettative. E Driv3r, purtroppo, non era un capolavoro. Pur avendo alcune caratteristiche estremamente interessanti, non raggiungeva la profondità del rivale GTA e, soprattutto, era vittima di alcuni difetti che lo relegarono nell’affollatissima categoria dei giochi mediocri.
A distanza di pochi anni viene presentato Driver: Parallel Lines che, rispetto al suo predecessore, propone indubbiamente delle apprezzabili migliorie, ma, allo stesso tempo, tradisce in pieno le aspettative costruite in questi anni di attesa.
Vediamo allora cosa porta con sé il nuovo lavoro dei Reflections Studios.
C’è puzza di muffa…
Il protagonista del gioco è TK (The Kid) , un giovane ed esperto pilota di auto, che tenta di guadagnare qualche soldo e un po’ di reputazione facendo da autista in alcune rischiose missioni per la malavita della New York degli anni ’70. Difatti il gioco è interamente ambientato nella New York del 70-80, una versione simile a quella vista in alcuni classici film di quel periodo, farcita di veicoli ed elementi in grado di farvi fare un tuffo nel passato. Il degrado urbano in alcuni quartieri, gli abiti dei cittadini sparsi nella città e le movenze tipiche dei “fricchettoni”, sono condite da una colonna sonora d’eccezione con i classici più famosi di quel tempo.
Iniziando, quindi, da piccole missioni per farvi conoscere, vi renderete conto che, in un modo o nell’altro, il povero TK si troverà sempre più invischiato in situazioni poco piacevoli. La storia è comunque alquanto banale e inutile sarà l’interevento di alcune missioni secondarie che sin dall’inizio annoiano per la loro ripetitività. La maggior parte del tempo lo trascorreremo su veicoli di ogni tipo tra inseguimenti, furti e tentativi di incastrare un avversario del vostro “mandante”.
Riveste un ruolo parecchio importante, all’interno del gioco, il garage in cui vivete insieme al vostro amico meccanico. Ogni qual volta effettuerete un furto d’auto, infatti, la polizia aumenterà l’intensità delle ricerca anche in base al numero di crimini che commetterete con quel veicolo: quando quest’ultimo diventa troppo “sporco” potrete andare nel garage per cambiare il colore della vernice e renderlo irriconoscibile o più semplicemente rubarne un altro.
Il garage servirà anche a “truccare” la vostra vettura aggiungendo pezzi di ogni tipo per aumentare le prestazioni, in modo molto simile agli ultimi Need for Speed. Avrete quindi modo di aggiungere al motore componenti più performanti o, se vorrete trasformare una utilitaria in un vero bolide, montare alettoni o decalcomanie di ogni tipo. Modifiche di questo tipo si riveleranno indispensabili per partecipare a corse automobilistiche o per avere una vettura più veloce in alcune missioni da ultimare in poco tempo. Proprio durante la guida, però, viene alla luce il difetto principale che affligge le sequenze ad alta velocità di Parallel Lines: l’imprecisione del modello. Troppo spesso è difficile riuscire a passare tra due veicoli nonostante ci sia spazio a sufficienza. Ovviamente la pratica aiuta, e con un po’ di impegno si passerà da una interminabile ripetizione di incidenti frontali e tamponamenti ad una buona serie di manovre spettacolari ed appaganti; se invece si cavalca una moto è, logicamente, più facile districarsi nel traffico metropolitano. Parlando di inseguimenti è necessario toccare un altro tasto dolente nel panorama di Driver: la qualità dell’intelligenza artificiale. Quando viene commesso un reato o anche una stupida disattenzione di guida, la reazione delle forze dell’ordine lascia a dir poco stupefatti: non è credibile che si venga presi a colpi di pistola per aver effettuato una manovra azzardata o essere passati con il rosso e, per quanto la polizia americana possa essere intransigente, sarebbe stato più divertente e realistico un sistema simile a quello adottato in Mafia: superare i limiti di velocità dovrebbe comportare una multa, non implicare necessariamente uno scontro a fuoco. Le gare presenti in Driver: Parallel Lines possono essere fondamentalmente di due tipi: clandestine, per le vie della città, o legali, su dei circuiti. Per quanto questa sia una novità gradita, è l’ennesimo aspetto di questo gioco che non convince. I circuiti, sulle caratteristiche dei quali è meglio lasciare la sorpresa al giocatore (ma ricordatevi quali altri, gloriosi, giochi ha sviluppato Reflection nel suo passato), sono abbastanza grandi e divertenti, ma il sistema di guida di Driver mal si adatta alla guida in pista.
In ogni caso, dalla trama alle più disparate missioni messe a disposizione, il gioco risulterà in pochissimo tempo estremamente ripetitivo e alquanto banale.
Una città in decadenza
Tecnicamente, questo capitolo di Driver si dimostra oggettivamente parecchio scadente. Parallel Lines mostra molte “incertezze” dal punto di vista dello sviluppo del gameplay, mal calibrato e non in grado di divertire come è giusto che avvenga in un gioco di questo genere.
La grafica di Parallel Lines non convince: gli effetti luce risultano discreti, gli effetti speciali sono ben distribuiti, ma alla lunga monotoni. TK è realizzato bene, ma troppe altre cose lasciano l’amaro in bocca, come i modelli poligonali delle vetture: spesso poco ispirati, non sembrano all’altezza di quelli di Driv3r, gli sviluppatori non sono stati in grado di trasmettere l’indiscusso fascino delle auto americane degli anni settanta, e a differenza del precedente capitolo, risulta difficile avere una particolare preferenza per un modello piuttosto che per un altro. Risulterà pertanto difficile con il passare del tempo riuscire ad emozionarsi nella guida al voltante di auto. Anche New York è stata realizzata con risultati altalenanti: la dimensione assolutamente sconvolgente della città fa da contrappeso a zone anonime incredibilmente mal realizzate.
Mal calibrato e spesso esagerato il traffico e la gestione di quest’ultimo, soprattutto rispetto ad altri giochi del genere.
Assolutamente di diverso stampo è invece il comparto sonoro, che riesce ad innalzarsi su livelli sicuramente più elevati….vengono rispolverati i più grandi successi degli anni ’70 tra cui “Sufragette city” di David Bowie, che diventano un ottimo sottofondo alle avventure di The Kid e sono facilmente selezionabili con il pad mentre si è nell’auto. I rumori ambientali e dei veicoli rientrano nella media e non stupiscono ne in positivo ne in negativo.
Dal punto di vista della longevità, il titolo (non diversamente dal resto) si mantiene su livelli discreti: il numero di missione è adeguato… peccato che risultano tutte incredibilmente uguali tra di loro.
Commento Finale
Driver: Parallel Lines sembra essere stato sviluppato a metà. Probabilmente vicessitudini che riguardano l’immissione del titolo nel mercato hanno obbligato gli sviluppatori a completare il lavoro senza poter implementare nella maniera più corretta ed idonea tutte le loro idee, ne sviluppare al meglio quelle già esistenti. La critica più grossa che si può fare a Driver: Parallel Lines non è quella di non aver eguagliato la concorrenza, in alcuni casi Parallel Lines è drasticamente superiore, ma di non essere stato in grado di ripetere le gesta passate. Sebbene Parallel Lines sia un prodotto nel suo complesso discreto, non riesce a trasmettere il divertimento desiderato. A qualunque cosa mirassero gli sviluppatori è evidente che non abbiano fatto pieno centro, anche se è palese il loro impegno e talento: New York, i veicoli e TK si trasformano per dar vita, nella parte ambientata nel 2006, a un gioco graficamente diverso.
E’ molto bello notare le differenze nei colori e nelle atmosfere della New York moderna, lo si può quasi respirare nell’aria. I menù, il tachimetro delle vetture e tanti altri piccoli dettagli fanno notare come il lavoro maniacale e l’attenzione per le piccole cose possano effettivamente giovare al titolo. Ma, ovviamente il titolo è privo di veri contenuti che sorreggano questa cornice realizzata dalla presenza di tutti questi piccoli dettagli, pertanto il tentativo di creare un “degno” titolo che susseguisse il primo successo è stato fallimentare.
La pagella
Grafica: 6,5
Sonoro: 7,8
Gameplay: 5
Longevità: 7,6
Voto Complessivo: 6,7
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Si ringrazia Atari per la collaborazione.