Il tempo è tiranno, ci vorrebbero giornate da 48 ore e via dicendo, ma la realtà è una sola: scusate il ritardo, lo ripeto citando il passato recente di XboxWay (qualche fan di vecchia data ricorderà) , perché c’ho messo davvero tanto per elaborare le idee su Final Fantasy XIII-2 e trovare una chiave di lettura che non fosse il banale “more of the same” made in Square Enix.
Ce l’ho fatta? Sì, più o meno ce l’ho fatta. Era difficile trovare degli argomenti originali, perché tanto si è detto su FFXIII-2 e, strano ma vero, la maggior parte dei pareri espressi finora mi trova d’accordo: l’ultimo titolo dai creatori del JRPG per antonomasia è una dichiarazione di intenti, una ridefinizione del gioco di ruolo à la giapponese nei confini di una nuova tradizione occidentale da cui poter attingere, creativamente parlando. È così che ritroviamo personaggi di puro stampo orientale, che gridano Final Fantasy al primo impatto, immersi in una giocabilità completamente americana, in una voglia di ricominciare, di gettare basi, a cui non ero stato per niente abituato. Da fan della serie quale sono.
Le nuove basi di cui parlo sono principalmente assicurate dall’Historia Crux, un meccanismo tanto sottile quanto invadente delle meccaniche del gameplay di Final Fantasy XIII-2. Al punto che persino la storia, vaporosa nel primo Final Fantasy XIII e qui più concreta, ne viene inevitabilmente influenza, purtroppo in maniera negativa. Procediamo per gradi: questo sistema consente di viaggiare senza limiti per le varie epoche in cui è ambientato il gioco, aprendo così le porte all’esplorazione delle aree e ad una quantità accettabile (pur irrisoria, rispetto ai vari blockbuster del GDR) di sottoquest. I suoi aspetti positivi sono però soltanto questi, e potrebbero anche bastare perché hanno un impatto sui punti deboli del capitolo precedente. Quel che non mi è andato a genio, lo anticipavo prima, è il modo in cui l’HC mette mano allo story-telling: più concreta e sostanziosa la storia, è vero, ma peggiorato il modo contortissimo in cui viene raccontata, con frequenti balzi da un’epoca all’altra, qualche colpo di scena dovuto al ritorno di vecchie conoscenze e non solo, e poca chiarezza nel dipanarsi degli eventi.
Come se non bastasse, gli sviluppatori nipponici hanno deciso di ritoccare anche il Cristallium, il sistema che consente la crescita dei personaggi del proprio party e che in FFXIII era una delle poche cose davvero in grado di tenere alta l’attenzione. I dev hanno purtroppo optato per una maggiore linearità – dev’essere un cruccio che gli è venuto da qualche anno a questa parte -, portandomi ad una nuova biforcazione: i vantaggi di una simile scelta stanno tutti nella maggiore consultabilità degli upgrade disponibili, che ora sono semplicemente più chiari, ma i difetti, forse dal peso maggiore, risiedono in una capacità di personalizzazione meno evidente dovuta appunto alla linearità del percorso. Non una vera e propria macchia sulla tela di Square Enix, ma in più di un occasione mi sono chiesto: “perché?”.
Capitolo combattimenti. Checché se ne dica, a me continua a piacere il sistema di combattimento escogitato per Final Fantasy XIII, e in XIII-2 lo ritroviamo pari pari, con due sostanziali accorgimenti. Il primo, molto evidente, riguarda il ritmo: le schermaglie sono adesso più rapide e vivaci, fanno un ulteriore passo verso la sottile linea che separa il real-time dai classici turni, andando pericolosamente incontro alla confusione che si intreccia con lo sfrenato button smashing del recente passato. Il risultato è una mezza caciara quando si lanciano attacchi di mischia come Rovinaga, che contribuiscono addirittura ai cali di frame-rate di cui discuteremo più avanti, ma un’apprezzabile sensazione di continuità tra una mosse e l’altra in scontri più tranquilli. L’impressione è che si debba lavorare ulteriormente, e che SE lo farà nei prossimi episodi, per dar loro il tocco d’ordine ad oggi mancante. Il secondo accorgimento è l’introduzione dei mostri all’interno del party, che può peraltro ospitare personaggi ad esso esterno (penso a Snow nel terzo dungeon). Questi mostriciattoli sono poco più di “semplici” pokémon: li si raccoglie stradafacendo, li si potenzia con i Catalizzatori, una serie di materiali da racimolare anch’essi sul proprio cammino o acquistare presso i negozi on the road – il computerino di FFXIII è stato sostituito da un’avvenente signorina, mentre per i salvataggi, ora in tempo reale, basta accedere al menù -, e li si inserisce in squadra nel limite dei ruoli già noti, come Occultista, Attaccante e così via. Per quanto semplice, questo meccanismo rende tutt’altro che superflui gli altrimenti spiacevoli incontri casuali e aggiunge ulteriore varietà ad un gameplay che ne aveva estremamente bisogno.
D’altronde, il principio portante è quello del bigger and better, e lo si nota fin dalle prime battute, quando viene richiesto di partecipare ai vari quick-time event sparsi per le situazioni di gioco, di dire la propria in dialoghi neppure troppo influenti sul prosieguo dell’avventura – perlomeno si viene ricompensati con degli appositi contenuti, che intendono premiare la riflessione al button smashing di cui sopra – o di infilarsi nei cosiddetti paradossi temporali, dei piacevoli break sulla formula principale dai toni del puzzle game. Se ne vedono pochi e presto lasciano spazio ad attività più popolari, come le corse sui chocobo e i minigiochi da casinò, ma è anche questo sintomo di una ritrovata e bentornata complessità. Quella che era mancata in Final Fantasy XIII.
Va fatta un’ultima, doverosa precisazione tecnica, prima di avviarci al finale di questa Opinione. Final Fantasy XIII-2 soffre di ignobili e (almeno inizialmente) intollerabili cali di frame-rate. Anzi, vi dirò di più: non si tratta di veri e propri cali, perché gli fps sono stabili al di sotto dei 30, un numero che raramente consente di fruire immagini fluide e non scattose. È un difetto intollerabile, dicevo, alla luce delle promesse di Square Enix, che aveva parlato di lacune tecniche ora inferiori rispetto alla versione PlayStation 3, e dei problemi già emersi nel predecessore, anch’esso afflitto da cali in presenza di molti personaggi sullo schermo. Avete lisciato il pelo al gatto in questo annetto di sviluppo, amici developer?
Anche per questo motivo, Final Fantasy XIII-2 su Xbox 360 non è un titolo da consigliare a cuor leggero, né tantomeno un must per chi ha giocato FFXIII. Acquistatelo se quest’ultimo vi ha lasciato insoddisfatti, senza aspettarvi la personalità dei capitoli leggendari e con qualche boccone amaro da digerire, e preparatevi a vivere un’esperienza che farà più bene Square Enix che a voi. Dopotutto, è l’alba di un nuovo giorno.
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Francesco7ala