From Dust: Un Dio in vacanza

di • 3 agosto 2011 • RecensioneCommenti (0)1060

Nell’isola, la costruzione del villaggio è ultimata e attorno ad esso la vegetazione prolifera, la natura fa il suo corso, la tribù vive tranquilla. Ma il disastro è dietro l’angolo. La terra inizia a tremare e all’orizzonte il mare si fa minaccioso. Uno tsunami di proporzioni bibliche si avvicina e tu stai assistendo alla catastrofe dall’alto. Un punto di vista privilegiato: sei un Dio, anzi, l’Anelito, come usano chiamarti. Ti hanno risvegliato grazie al potere della musica, ma non sei onnipotente e la natura, si sa, va assecondata, non contrastata. Allora inizi a far traslocare gli uomini verso un punto più sicuro, sposti cumuli di sabbia per creare un ponte di terra verso l’isolotto più vicino, mentre cerchi di dar loro i poteri per frenare l’avanzata del mare, nella speranza di salvare il villaggio.

From Dust è l’ultima (ed ennesima) produzione Ubisoft ad essere sbarcata sul Marketplace di Xbox 360, stavolta all’interno della collana Summer of Arcade (sono previste anche una versione PC, in arrivo il 17 agosto, e una per PS3 a fine anno). In realtà, il titolo porta la firma di Eric Chahi. È un game designer talentuoso, oltre che un appassionato di trekking su vulcani in eruzione (chi non lo è, in fondo?), ma non è molto conosciuto dalle masse. Il suo nome è legato, tra gli altri, a un gioco passato alla storia, rimasto nella memoria di tantissimi videogiocatori: Another World. Ecco perché From Dust era tanto atteso dagli appassionati.

From Dust rientra nella categoria dei god-games ma, come dicevo, non vestirete i panni di un Dio onnipotente. Nella modalità storia, lo scopo è far avanzare la popolazione di una tribù primitiva attraverso le 13 ambientazioni che caratterizzano altrettanti livelli. Per farlo, dovrete costruire dei villaggi nei punti della mappa indicati da appositi totem, dopodiché si aprirà un varco. La difficoltà è crescente e se pensate che essere Dio sia semplice o noioso, vi sbagliate di grosso. Il relax non è contemplato, perché le forze della natura sono sempre in agguato e per far sopravvivere la popolazione (sono africani e parlano una lingua a metà tra lo Swahili e il Malay, per fortuna ci sono i sottotitoli) sarete costretti a tenere alto il livello di attenzione. Costantemente. A vostra disposizione avrete un cursore non meglio definibile grazie al quale potrete raccogliere, accumulare e rilasciare sabbia, acqua e lava. Tre elementi fondamentali per facilitare la vita agli uomini (i cui movimenti sono gestiti da un’intelligenza artificiale in grado di calcolare automaticamente i percorsi per raggiungere l’obiettivo indicato, stile GPS) costruendo dighe e mura rocciose, ponti o passaggi sul mare, deviando corsi d’acqua o prosciugando piccoli laghi. Altri poteri, come la possibilità di congelare l’acqua temporaneamente, potranno essere acquisiti inviando un uomo verso appositi totem, e usati nelle situazioni più complesse, per operazioni in stile Mosè.

Togliamoci subito il dente avvelenato: il problema più grave di From Dust, l’unico a dire il vero, è il sistema di controllo. Ed era prevedibile, nonostante i comandi siano stati disegnati appositamente per il pad. La precisione è ridotta ed eseguire le operazioni più chirurgiche non è del tutto immediato. Dosare il rilascio dei materiali con la dovuta cautela è difficile: mi è capitato più volte di far fuori l’intero villaggio con una colata di lava e relativo incendio. Chiaramente non era mia intenzione, ci mancherebbe.

È l’unico difetto, questo, perché tutto il resto è perfetto. Lo stile, le musiche, i ritmi di gioco, la simulazione della fisica. Tutto contribuisce a fare di From Dust un degno esponente del genere, ma soprattutto un vero e proprio tributo alla natura. Inizierete da una semplice isola di sabbia e roccia (le ambientazioni sono ispirate all’arcipelago di Socotra, nell’Oceano Indiano), ma al secondo livello dovrete già affrontare un tsunami (c’è un timer che ne prevede l’arrivo, dovrete quindi sfruttare appieno il tempo a vostra disposizione per plasmare l’ambiente a vostro favore), poi arriveranno anche i vulcani: potrete attingere dalle colate di lava per costruire dal nulla delle imponenti montagne, la lava si solidificherà non appena la rilascerete.

Tutti questi elementi interagiranno tra di loro seguendo le leggi della fisica (l’acqua potrà essere usata anche per placare un incendio) e le situazioni che si andranno a creare saranno spesso imprevedibili. È anche questo il bello di From Dust: ogni partita è unica. Ne giova sicuramente la longevità, sebbene il sistema di controllo possa risultare frustrante e, all’ennesimo errore, potrebbe venirvi voglia di spegnere la console. Se dovesse succedervi, sappiatelo: è normale.

C’è anche una modalità sfida, in cui gli obiettivi di ogni livello andranno ultimati entro un tempo limite (e i risultati saranno memorizzati in una leaderboard online), ma è chiaro che il cuore del gioco sta nella storia. From Dust, comunque, si fa notare più per il suo stile grafico che per tutto il resto. È la realizzazione artistica il vero fiore all’occhiello della produzione e, forse, senza questa particolare atmosfera non avrei finito per soprassedere sui difetti (già citati) del sistema di controllo, come invece sono portato a fare: colori sgargianti, effetti spettacolari, paesaggi mozzafiato. Tenetelo a mente, stiamo parlando di un Live Arcade. Un Live Arcade da 1.5 gigabyte e da 1200 Microsoft Points. Se non vi spaventano gli tsunami, fate pure.

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