2011 Spike VGAs - Zachary Levi

La delusione dei VGA 2011, una settimana dopo

di • 18 dicembre 2011 • Senza categoriaCommenti (2)1284

Nella loro rassicurante bellezza, perché è sempre di videogiochi che stiamo parlando, i VGA 2011 mi hanno fatto storcere il naso. Partiamo da una questione di forma: la serata si chiama Video Game Awards, e non Video Game Unveiling o robe del genere, né tantomeno Video Game Advertisement; quindi perché tutta quella pubblicità e, soprattutto, perché così tanto spazio ad annunci dal sapore insipido – sapevamo già cosa avremmo visto, e i trailer mostrati non hanno aggiunto nulla alle nostre conoscenze di accaniti internauti – e così poco alle premiazioni dei migliori giochi dell’anno?

E delle premiazioni, prima di addentrarci nel merito delle novità videoludiche, vogliamo parlarne? Batman: Arkham City è un gran gioco, per carità, ma dargli il titolo di migliore dell’anno su Xbox 360 solo perché il premio di best of the year era già stato politicamente assegnato – magari per dare alla serata un tocco di nerdismo francamente fuori luogo – a The Elder Scrolls V: Skyrim è un insulto bello e buono a Gears of War 3 (Epic Games) e Forza Motorsport 4 (Turn 10). E, guarda caso, entrambi hanno ricevuto dei contentini piuttosto sostanziosi: Epic ha avuto uno spazietto nel flusso torrenziale delle primizie per il prossimo anno, svelando Fortnite, mentre la first-party Microsoft si è portata a casa l’award di miglior simulazione automobilistica. Naturalmente. Insomma, queste logiche da business consumato e sul viale del tramonto avrei preferito evitarle.

Come avrei evitato, in tutta sincerità, l’hype generato a sproposito da Game Informer e soci – lo dico? Lo dico: una manica di venduti – sul nuovo Command & Conquer: Generals 2. Tralasciando il fatto che a svilupparlo sarà BioWare Victory, e dunque non il primo studio passato di lì per caso, sullo stesso motore grafico di Battlefield 3, e dunque non il primo engine passato di lì per caso, una domanda viene spontanea anche a me che amo il multipiattaforma: ma chi se ne frega di un’esclusiva PC? È possibile che il circo mediatico, partendo dagli Stati Uniti e giungendo senza pietà anche in Europa, ci abbia fatto attendere tanto per un titolo che, presentato a una serata estremamente generalista, sarà poi fruito da sì e no qualche centinaia di migliaia di giocatori nel mondo? Sarebbe come presentare la nuova stagione di Don Matteo al Festival di Venezia o l’ultimo album di Califano agli MTV Awards (cito con nonchalance un Sergio Giannone particolarmente ispirato)!

Hideo Kojima presenta Metal Gear Rising: Revengeance. Il momento più alto della serata, e non certo per l'annuncio in questione.

Sfoghi a parte, e su questo possiamo ragionare con un minimo di tranquillità in più, sono stato abbastanza deluso anche dalla “fine” di Metal Gear Solid: Rising. Quello che da adesso in poi dovremo chiamare Metal Gear Rising: Revengeance mi sembra un poderoso schiaffo a tutto ciò cui eravamo stati abituati nella scorsa generazione di videogiochi targati Kojima: ero consapevole di un ritmo più veloce, di un gameplay meno ragionato e via dicendo, la cosa mi entusiasmò anche parecchio all’annuncio del progetto. Il problema, ora, sta nell’assenza di legami con la serie principale. Se avete giocato a Guns of the Patriots, sapete bene che la timeline scelta per le vicende di Rising era semplicemente perfetta: Raiden scompare per un bel pezzo, e su questo bel pezzo, riguardante i suoi viaggi nell’Europa dell’Est, manca una “documentazione” – davvero, è l’ideale per chiunque volesse cimentarsi nella stesura di una storia. Magari pure consapevole dell’eccessiva differenza con la saga targata Konami, PlatinumGames ha preferito prendere carta e penna, e scrivere di sana pianta una sceneggiatura all’infuori delle vicende già raccontate: capisco la scelta ma, ripeto, è deludente. È deludente vedere che una trama del genere debba intrecciarsi con stupidissimi affari di mercenari, che i dialoghi ricchi di pathos a cui abbiamo (sfortunatamente) fatto il callo saranno sacrificati all’altare di una produzione che, per quanto si è visto finora, lascia poco spazio alla riflessione. Sarò più che lieto di essere smentito nelle prossime settimane.

Su Alan Wake’s American Nightmare e Fortnite ci sarebbero tante cose da dire – tutte banalissime: grande ambientazione, non vedo l’ora di scaricarlo, gameplay innovativo. Per quanto riguarda il primo, vi rimando al prossimo post di Sergio, che tratterà proprio della minacciata deriva action della serie Remedy; in merito al secondo, accontentatevi di quello che sinora ci ha passato il convento: un intrigante trailer in computer grafica, con la promessa che il gioco sarà un misto di Minecraft e Team Fortress 2. Powered by Unreal Engine 3, che tanto male non è.

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  • Spachedut

    C&C un gioco filato da al massimo qualche centinaio di persone ? SEEEE, CERTO. Ma fammi il piacere.

    • Anonimo

      Si parla di centinaia di migliaia di utenti, attenzione, che non sono nemmeno pochi considerando i numeri delle altre produzioni per PC. Tieni presente che i VGA sono stati presentati come una serata “generalista”, e che dunque questi numeri, per quanto positivi, sono irrisori di fronte a quelli di Xbox 360 e PS3.