Difficile parlare di The Cursed Crusade – buon titolo, come capirete nel corso di questo articolo – quando sai che sotto la tua opinione campeggia trionfale la scritta “Rockstar annuncia GTA V!”. Ci proverò, proverò a parlare del gioco (di The Cursed Crusade, si intende) e di quanto mi sia sorprendentemente piaciuto, pur somigliando, in alcune sezioni, a concorrenti che non mi hanno mai attirato troppo. Primo fra tutti Assassin’s Creed.
The Cursed Crusade ha in comune con la produzione Ubisoft le basi del suo sistema di combattimento: hai questa serie di nemici sparsi per una mappa piuttosto ristretta, e te li vedi venire addosso soltanto dopo aver eliminato il (al massimo i due) nemico incombente. Dunque una sorta di soluzione a turni, oserei dire, che ha consentito a Kylotonn Games di non far pesare troppo la quasi inesistente interazione con l’ambiente e la sua scarsa profondità. Ciononostante, proprio perché quel che ho notato raramente si nota, i combattimenti restituiscono un buon feedback, grazie al buon numero di combo diverse per armi e per le loro combinazioni; un feedback di pesantezza dei protagonisti (proprio come piace a me) e non di “leggerezza”, come era invece accaduto nel simile The FirstTemplar. Quest’ultimo soffriva eccessivamente il suo non essere completamente sui binari, soprattutto perché non era in grado di proporre animazioni convincenti; al contrario, il titolo prodotto da Atlus, scriptato fino alle estreme conseguenze, si presenta superficialmente molto solido.
La trama, per dirne una, dichiara fin dalle prime battute di voler andare oltre il setting del gioco: l’ambientazione è quella delle Crociate, ok, ma c’è dell’altro, fammi finire. C’è dell’altro, è proprio vero. Una miscela di Dante’s Inferno, il già citato The First Templar (ultima volta che vi ricordo quello scempio, promesso) e Shadows of the Damned, che porta i protagonisti a vivere tra un mondo infernale, da cui attingere pro e contro di una maledizione congenita, e quello terrestre alle prese con la guerra santa dei cristiani. La somiglianza con l’action Grasshopper, in particolare, emerge dalla somiglianza del suo protagonista con la spalla spagnola del nostro Denz De Bayle; anche se, bisogna sottolinearlo perché si tratta di una delle pecche del gioco, manca la personalità espressa da Suda51 e dal suo team. L’impressione di profondità c’è, ma arriva fino a un certo punto – oltrepassato il quale staremmo parlando di un inatteso capolavoro.
Come fu per l’Hunted prodotto da Bethesda, siamo di fronte a un titolo di spessore, uno di quelli buoni da recensire ma un po’ meno da comprare. Se dovessi suggerirvelo, non potrei che farlo in un periodo di magra – e non mi pare che questo trimestre d’autunno lo sia. Pertanto, chiudendo un occhio sugli accattivanti QTE (specie in apertura, nei pressi del castello da cui piovono migliaia di frecce) che si rivelano utili per spezzare la monotonia del genere e sulla buona regia, con cui passare piacevolmente da visuali libere a fisse o da 3D a finto 2D, vi consiglio di attendere gli ormai celebri “periodi” di cui sopra per mettere le mani su The Cursed Crusade.
Non vuole strafare il miglior action davvero ambientato all’epoca delle crociate, con una buona longevità (un pomeriggio per il primo capitolo, senza fretta) ma troppo “ispirato da” per colpire, e una co-op da provare sia in split-screen che su Xbox Live. Lo attendo alla prova del sequel, più forte delle proprie idee che di quelle altrui.
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