“Penso che la maggior parte delle recensioni abbiano colto nel segno: il character design diventa davvero ripetitivo e non abbiamo avuto il tempo di sistemare come avremmo volute alcune cose del gioco.” Se a dirlo è il producer di Warhammer 40000: Space Marine, bisognerà dargli credito e tutti gli onori del caso, perché un’onestà del genere non mi pare d’averla vista mai nell’industria videoludica.
Un’industria che, incentrata più sulla pubblicità che sui giochi veri e propri, spaccia per capolavori titoli dalla tecnica o, peggio ancora, creatività insulsa. Il giudizio di Andy Lang, il produttore di cui sopra, è forse fin troppo severo: facile dare del ripetitivo a un action in terza persona. Un po’ più difficile digerire la monotonia nella costruzione delle location, ma il punto non è questo; l’ho dimostrato parlando di X-Men Destiny – un videogioco è fondamentalmente ciò che vuole far credere di essere, e non (soltanto) quel che è.
Pur attingendo a piene mani dai migliori titoli della generazione, Space Marine vuole essere qualcosa in più del semplice TPS che strizza l’occhio al gameplay di Gears of War e all’atmosfera di Halo. Ha la pretesa, ha la faccia tosta di voler presentare un mondo – quello che è mancato al già citato tie-in Activision. Non dà, insomma, quella sensazione di fretta nello scorrimento delle azioni; non dà l’idea di voler aprire e chiudere un discorso giusto perché così va fatto. Cercando affannosamente il termine nella mia ultima opinione, avevo parlato di “epicità”: oggi la definirei in modo diverso, questa componente, perché più che sull’epico stiamo ragionando sul buon senso. Relic Entertainment è responsabile, ormai quasi proprietaria, del marchio Warhammer, e dunque ci tiene a fare bella figura, a inserirsi in qualche maniera nel mercato. Se tale stimolo manca, ed è mancato nell’ultima fatica di casa Silicon Knights, si fa solo una brutta figura di fronte ai videogiocatori.
Tornando al nostro, ma restando in tema di “citazioni”, è chiara l’ispirazione a Gears of War nel modo in cui i protagonisti si relazionano ai nemici: gli Orki altro non sono che un porting delle (forse più note) Locuste di Sera, e i super-soldati dello spazio sembrano aver preso lezioni di bon-ton da Marcus Fenix. Se il linguaggio è pressoché lo stesso, anche la regia richiama allo sparatutto Epic: l’impostazione con cui vengono presentate le cut-scene, ad esempio, mi ha subito ricordato il lavoro di Bleszinski e soci, segno che, sì, quest’ultimo ha esercitato una grossa influenza sullo sviluppo di Space Marine. Un titolo che, comunque, si basa sul Phoenix Engine, il motore grafico di Darksiders rivisitato per l’occasione, e non l’Unreal Engine (sta smettendo di essere “in”, ultimamente): il risultato è una costante impressione di pasticciato, specie nella presentazione dei colori, che pare ormai un marchio distintivo di THQ. A me piace moltissimo.
Non dimentichiamo, poi, che Space Marine rappresenta un cambio sostanziale nella prospettiva della serie (evidenziato nella spettacolare sequenza introduttiva): passare da RTS a TPS non dev’essere stato per niente semplice, e forse ha richiesto, concettualmente parlando, più tempo della “semplice” realizzazione tecnica. Oltre allo spara-e-accoltella, un must per i titoli del post-Devil May Cry che distanzia questa produzione dai presunti ispiratori, il gioco presenta un paio di interessanti idee alle quali potrebbe accollarsi un discreto seguito: sto pensando, per dirne una, alla necessità di fare attacchi di mischia per recuperare energia – qualcosa di molto vicino alla ricarica attiva del primo Gears, un meccanismo volto cioè a riempire tempi consuetamente morti. Ecco, anziché farcene stare lì impalati, dietro il classico muretto, ad aspettare che la barra si riempia, gli sviluppatori di Vancouver hanno ben pensato di metterci in movimento: un’idea che potrebbe spaventare, e forse al livello di difficoltà maggiore lo fa, ma congeniale alla tipologia del titolo, infarcito com’è di Orki da sventrare.
Per questi motivi, ma anche per la cura (a dispetto delle scadenze imposte dal publisher) con cui Relic ha inteso lanciare il proprio franchise su console, promuovo con piacere Warhammer 40000: Space Marine. Auguri alla serie, occhio alle vendite e, soprattutto, fatti gli affari tuoi, THQ.
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