Uno su mille ce la fa, ma quant’è dura la salita! Parola di Gianni Moran… Goichi Suda, per gli amici Suda51, che ha voluto commentare l’esordio della nuova IP (a noi è piaciuta; a voi?) Shadows of the Damned sotto l’etichetta EA Partners.
“Naturalmente speriamo sempre di avere un grande successo ma, allo stesso tempo e non solo in Giappone, penso sia davvero difficile avere successo con una nuova proprietà intellettuale. Hai davvero bisogno di uno straordinario supporto per far sì che un franchise abbia successo. Sfortunatamente, non abbiamo potuto fare bene come speravamo.”
Più di una frecciatina, avrete notato, al publisher californiano. Poca pubblicità, il parere del developer asiatico. Un’industria da ri-tarare, no way out.
Fermiamoci a riflettere per un istante. È un impatto imponderabile, quello delle nuove proprietà intellettuali, chiamiamole saghe e non le corrispondenti mentali, sul mercato odierno. Basti pensare a tre titoli come Enslaved, Alan Wake e L.A. Noire. Tre titoli diversi non solo nella strutturazione del gameplay ma, soprattutto, nei dati di vendita.
Partiamo da Enslaved. Il titolo battente bandiera inglese – la software house è Ninja Theory, ora al lavoro, per guadagnarsi da vivere, sul reboot di Devil May Cry – ha raggiunto la poco soddisfacente milestone delle 730000 copie vendute soltanto a giugno, dopo una partenza lentissima che aveva azzerato le possibilità di un futuro sequel. Ne abbiamo parlato qui.
A metà strada troviamo Alan Wake, una perla della narrazione videoludica che, insieme allo sfortunato Enslaved di cui sopra, può vantare sceneggiature ed atmosfere da Oscar. Il thriller psicologico targato Remedy, anch’esso afflitto da un esordio (incredibilmente nel mese di maggio) tutt’altro che avvincente, ha piazzato in una settimana e nei soli Stati Uniti 145000 copie; nello stesso arco temporale/territorio, per avere un termine di paragone, il multipiattaforma Red Dead Redemption si era messo in mostra con vendite per un milione e mezzo, mentre l’esclusiva Wii Mario Galaxy 2 aveva ottenuto un rispettabilissimo 564000. Differentemente da Namco Bandai, però, Microsoft ha scelto, almeno all’apparenza, di continuare a supportare la serie, mostrando di credere nel talento degli sviluppatori finlandesi (… altrimenti non li avrebbe pubblicizzati tanto, sebbene lavorino solo per Xbox 360) e nei futuri introiti che porteranno all’ovile.
Ben altro discorso, ma di non meno interesse, quello riguardante L.A. Noire. Il mercato ha lanciato un segnale chiarissimo a Rockstar: puoi farci aspettare quanto ti pare, comunque vada compreremo i tuoi prodotti. Il publisher nordamericano può vantare un rapporto fiduciario con la sua utenza, e questo si traduce in un numero elevatissimo di rischi che vengono continuamente presi dagli uomini di Dan Houser. A parte Midnight Club, franchise su cui (pare) abbiano smesso di accanirsi, non ricordo passi falsi degli studi che, peraltro, ho avuto il privilegio di visitare in quel di Londra. E, appunto, i fatti parlano chiaro: il figlio (il)leggittimo del Team Bondi ha raggiunto le quattro milioni di copie vendute già nel mese di agosto, pur deludendo chi si aspettava l’ennesimo clone di GTA e compiacendo il buon Sergio che, al contrario, bramava per un’esperienza ludica a tutto tondo.
L’insegnamento da trarre, caro Suda, è dunque il seguente: se vuoi pubblicità devi innovare, stupire innanzitutto chi ti finanzia e, solo in un secondo momento, i compratori. Shadows of the Damned è un titolo gradevolissimo, ma se oggi, dopo averlo in ogni caso portato a termine, dovessi dire che ha lasciato un segno nella storia dei videogiochi… mentirei. La cosiddetta fortuna, insomma, te la devi anche cercare.
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