Trovata una formula vincente, non solo è difficile staccarsene, ma è anche potenzialmente controproducente e non richiesto. Dalle serie di maggiore successo è pertanto pretenzioso avanzare richieste di rivoluzioni: vi piacciono o non vi piacciono, così come sono, è inutile girarci intorno o fare petizioni per spingere la Ubisoft di turno a cambiare un Assassin’s Creed da 76 milioni di copie worldwide.
Lo stesso dicasi, in sostanza, di Trials: Evolution aveva, qualche anno fa, già dato la misura del cammino intrapreso dalla finlandese RedLynx – una limatina qui e lì sull’ottimo impianto di Trials HD, e via, verso i negozi digitali e il successo globale. Totale, perché tutti, critica e pubblico, lo acclamarono e il sottoscritto sostanzialmente da solo lo elogiava pur ricordandone la natura intrinseca di more of the same. Non che fosse necessariamente da intendersi come un difetto o, peggio, il peccato originale di chi a detta dei più vuole far soldi coi videogiochi.
Perché, sia chiaro, tutti vorrebbero far soldi coi videogiochi. Se mi pagassero per far soldi coi videogiochi, Dio, ne sarei entusiasta e probabilmente farei fatica a tenere in piedi un rapporto biunivoco con la community.
Ora c’è da capire se questo interesse, quello di mettere sul mercato un’iterazione della stessa, fortunata serie che non la svecchi neppure un pochino, possa convivere o meno con la qualità stessa dei videogiochi. Il discorso è molto complesso e comprende decine di sfaccettature, ma basti sapere che il nostro mezzo è estremamente diverso dal cinema e la serializzazione porta per forza di cose alla “stanchezza” dei fruitori, chiamati a plasmare di volta in volta un’esperienza, a viverla in prima persona, piuttosto che restare davanti a uno schermo per osservare le gesta di un eroe – magari capace di tenerli sulle spine o attirarli con movenze à la James Bond.
Il nostro mondo è diverso, con le dovute o molto rare (o entrambe le cose) eccezioni, e lo dimostra il collasso di tanti franchise – ultimo Final Fantasy – incapace di rimodernarsi e stare al passo con il raffinamento dei palati videoludici moderni.
Non è ancora il giunto il momento di fare certi panegirici con Trials, comunque. Il problema esiste ed è giusto porselo con un certo anticipo, ma trovandoci di fronte alla terza release per console, con un numero discreto eppur sempre più ridotto di novità tali da spingere all’acquisto, va bene concedergli ancora fiducia. Va bene promuoverlo e spassarsela di nuovo davanti al televisore.
In primis, Trials Fusion è il titolo di esordio della serie su Xbox One e più in generale sulle console di nuova generazione. La curiosità di vederlo in azione, di vedere uno di quei titoli “sui binari” che tanto si prestano a stupire da un punto di vista squisitamente grafico, era tanta e, avviata la console, è stata la prima cosa cui ho voluto prestare attenzione. Un po’ amareggiato, più che deluso, dall’ennesima querelle legata al Resolutiongate: la risoluzione è lontanuccia dai 1080p e sarà portata con una patch del day one, e cioè di oggi, ai 900p ben al di sotto dei 1080p inspiegabilmente conseguiti su PlayStation 4. Stare qui a porci domande sul perché di questo stacco è inutile e dannoso, e può avere un effetto superiore a quanto realmente dovrebbe su un gioco che merita per tutta un’altra serie di ragioni.
Però lasciatemi dire che non capisco. Non comprendo, al di là del tifo da stadio, perché un videogioco così poco esigente faccia fatica a girare su una piattaforma da €500. Qualcuno ha toppato alla grande, e non tenerne conto sarebbe un disservizio nei vostri confronti. Poi possiamo discutere del “si nota o non si nota”, per me in genere molto marginale nella valutazione di un qualunque prodotto multimediale: aliasing qui e lì, effetti di esplosioni poco convincenti ed illuminazione non esattamente allo stato dell’arte… siamo di fronte ad un gioco molto godibile anche per gli occhi ma, ecco, si poteva e si doveva fare di più in ottica next-gen.
Ciò detto, tornando serenamente alla formula vincente di cui sopra, Trials Fusion prende tutte le meccaniche basilari dei precedenti episodi del franchise e le riporta in un contesto futuristico. Ad essere stato leggermente rivisto è il mood della serie: gli sviluppatori di Helsinki hanno voluto porre l’accento sulla componente esilarante tipica di Trials, e sfruttarla in un ambito che è figlio di Portal e Joe Danger, grazie ad un’ironia finalmente distribuita in maniera orizzontale. Il passo avanti è dunque da ricondurre al modo in cui la (buona) materia di base è stata trattata, non nella composizione di questa stessa materia. Questo non ha impedito, comunque, alla nostra RedLynx di esplorare le consuete tipologie di ambientazioni: oltre agli studi asettici mutuati dal già citato capolavoro di Valve, vanno menzionati a titolo di esempio i canyon e i deserti sempre ricchi di spettacolari impatti sulle mappe.
Il feeling con il mezzo non è cambiato di una virgola e bisognerà sfruttarlo in maniera sopraffina, se l’intento è non solo portare a casa le abbordabili medaglie di bronzo o argento, ma anche padroneggiare le tante sfide disseminate per i tracciati. Non vi nascondo che in questa mia prima run le ho fronteggiate a dovere solo saltuariamente, riservandomi, perché in fondo il piacere sta proprio in quello, di affrontarle – così come la componente della personalizzazione – nuovamente al secondo giro. Un passaggio che vi consiglio caldamente.
Sono forse destinato a morire in solitudine? Forse sì, forse no, quel che è certo è che un gioco come Trials Fusion vorrò sempre godermelo da solo, sentendomi sghignazzare per una battuta riuscita della voce narrante o per l’ennesima, insensata caduta del mio alter ego digitale. Se non siete dello stesso parere, sappiate che tutte le funzionalità multiplayer cui siamo abituati sono lì ad attendervi, sia che vogliate confrontarvi fianco a fianco con altri folli biker, sia che preferiate buttarla sul giro più veloce.
L’ultima cosa di cui vorrete preoccuparvi, in conclusione, è la quantità di contenuti offerti al prezzo risibile di €19,90. Oltre al malloppone di sfide, mappe e medaglie messe sul piatto dal team di sviluppo, come saprete, ci sarà da perdersi nel mare magnum delle proposte della community, mosso ancora una volta da un editor con pochi rivali in questo settore. L’unica incognita è rappresentata dalla user base ancora piuttosto ristretta di Xbox One: diversamente dalle altre iterazioni, infatti, Trials Fusion debutta quasi in concomitanza della next-gen e quindi il numero di creazioni potrebbe risentirne. Ubisoft ha provato a prevenire il problema con un corposo Season Pass, ma bisognerà vedere sul campo se riuscirà a compensare, qualora ve ne fosse il bisogno, questa congenita lacuna.
Alle condizioni attuali, comunque, Trials Fusion è un ottimo compromesso tra le logiche del digitale e quelle del retail (non a caso, per la prima volta, entrerà pure nei negozi insieme al suddetto Pass): in prima istanza propone meccanismi spassosi e con pochissime premesse di serietà, fondendoli poi con la sicurezza di uno scheletro collaudato su cui poggiarsi per ogni successiva release.
Se vi sta bene questa ineluttabile ciclicità, e non siete tra quelli che gridano al furto per ogni aggiornamento (semi) annuale, riuscirete a godervelo nuovamente senza compromessi. 900p a parte.