La preoccupazione di Ubisoft la si legge tra le righe di un silenzio inatteso. Probabilmente se ne riprenderà a parlare la prossima settimana ma, intanto, quello che resta dopo il blow-out mediatico dell’altro giorno è un grosso, rumoroso black-out.
Watch Dogs ha spento di nuovo le luci. La corrente è andata via ancora una volta, dopo mesi e mesi di inspiegato ermetismo, a corollario dell’annuncio di una data prevedibile quanto deludente. Quasi giugno. E io che ricordo i timori – quelli fondati – di un accavallamento con il lancio di Assassin’s Creed IV: Black Flag, quando ancora credevamo che il nuovo open world di Ubisoft Montréal avrebbe salvato il mondo.
La paura, oltre che fondata, era sincera. Un free roaming in cui sarebbe bastato un cellulare – e tante abilità da hacker – per eliminare i propri nemici sembrò qualcosa di definitivo all’E3 2012. Una nuova, fresca IP che avrebbe dovuto armarsi di tutto punto per combattere contro i colossi già affermati di fine ottobre e inizio novembre? Scontro impari e dannoso. E noi lì, tutti spaventati per le sorti di un gioco che avrebbe dovuto innovare, dare una mano di vernice ad un’industria che di una mano e basta ha effettivamente bisogno.
Non è andata così, comunque vada – al netto delle recensioni che leggeremo nei prossimi mesi – è stato un fallimento. È stato l’ennesimo fallimento della ragione di fronte all’hype, stavolta, diversamente dagli ultimi tempi, scemato per l’irrimediabile effetto molla che ha portato a rinvii su rinvii. Da quell’E3 sono passati quasi due anni e per me Watch Dogs puzza di vecchio dal 2013. Sarà io il poco entusiasta qui, ma il problema alla base di questo comportamento ha la firma di Ubisoft. Per due precise ragioni.
La prima. Alla presentazione dell’E3 2012 non è seguito un battage mediatico degno di questo nome. L’editore francese ha proceduto per fiammate che, quando si sono accese, non hanno portato alcuna novità al grande pubblico. Video riciclati, spezzoni identici l’uno all’altro, qualità grafiche che già in tempi non sospetti lasciavano intravedere il downgrade grafico emerso in tutta la sua spregevole forza nelle ultime ore.
La seconda. Il downgrade grafico cui accennavo poc’anzi è sintomatico. Non scherziamo, ragazzi: la differenza tra il primo Watch Dogs e quello che abbiamo conosciuto in questi giorni è netta, ma non è la componente più importante. Il problema è la (ennesima) rottura del rapporto fiduciario che dovrebbe crearsi tra chi vende e chi compra! Un po’ come successe con I Am Alive – in maniera leggermente diversa, si spera -, ci è stato presentato un prodotto e ne verrà portato sul mercato un altro. Completamente differente.
Non buttatela sul “chissene della grafica”, quindi: io sono il primo sostenitore di questa posizione, tant’è che conoscete i miei gusti personali e il modo di giudicare che ho sempre cercato di portare avanti su XboxWay.
Il titolo di Ubisoft potrà anche avere un comparto tecnico pessimo e un gameplay fantastico, potremo pure promuoverlo a pieni voti, ma (se confermata) questa macchia rimarrà ad ulteriore riprova di quanto pompare i propri prodotti in fase di presentazione non giovi – a nessuno.
E, se è vero che Watch Dogs non è diventato e neppure diventerà un Live Arcade, speriamo almeno che mantenga la buona giocabilità promessa finora. Non che ci siano troppe ragioni per credergli.