Non è facile parlare di titoli next-gen in questo particolare momento storico del videogioco. Un momento in cui, a causa della penuria di prodotti sul mercato, si fa indubbiamente una certa fatica nel giudicare in maniera oggettiva, specie se l’argomento della discussione sono le esclusive.
Ho letto in giro discussioni sui migliori first-party in giro, ad esempio, notando una discreta fatica anche nell’opinione pubblica del nuovo millennio – vale a dire l’utenza di siti e forum – un montante dibattito basato sul nulla. Meglio Remedy o Naughty Dog? Polyphony o Turn 10? Confronti basati non su giochi per Xbox One o PS4, ma sulla paura che queste software house non siano poi in grado di rispettare le elevate aspettative dei loro fan. C’è voglia di nuove IP e loro contestuale paura, inoltre, e la caccia alla prima killer app di questa generazione sembra risentire anche di questo.
In tale quadro, oggi, voglio parlarvi di Peggle 2.
Peggle 2 è un titolo che fatica a prendersi sul serio ma che, quando lo fa, è in grado di mostrarsi più “gioco” di quanto altri suoi colleghi illustri non abbiano fatto recentemente. Un titolo con meccaniche collaudatissime, al punto da pensare di averlo già visto altrove – e non mi riferisco certo solo al primo episodio -, e funzionali, impreziosite da un irresistibile tocco di ironia.
Gran parte del bello del prodotto impacchettato da PopCap sta nel suo splendido aspetto visivo. Le ambientazioni sono disegnate e colorate in maniera gradevole, stilisticamente impeccabile, e quasi cozzano nella loro statica imperturbabilità con i personaggi messi a disposizione dell’utente. I “maestri”. Un unicorno, un orso polare… tutti grandi fan della musica classica ma metallari dentro. Vi ritroverete a rotolare dalle risate, a stupirvi e desiderare di condividere quanto guarderete muoversi sullo schermo, quando scoprirete cos’hanno di speciale questi animali fantastici.
Poi c’è il set di abilità che ciascun maestro si porta con se. Imparare a padroneggiarle può essere avvincente, anche perché noterete che in molte situazioni non basterà neppure saperle usare, mentre in altre dispiegarle sul tavolo da gioco conduce ad una rapida e indolore vittoria. Fortunatamente, e questo denota pure una certa delusione iniziale seguita dal proverbiale senno di poi, ciascuna abilità è limitata al livello del maestro scelto e non può dunque sforare in altri campi non pensati per loro.
Il vero limite di Peggle 2, insito più nella sua struttura intima che nel quantitativo di contenuti disponibili, sta nella longevità. Cose da fare e una certa dose di rigiocabilità ci sono, il problema è che, dopo l’overdose delle prime due ore, difficilmente continuerete a prenderlo in considerazione per le vostre serate videoludiche. Complice anche l’esaurimento della verve comica – prima o poi, è matematico, ci si stanca persino delle gag migliori.
A tal proposito, messo in cassaforte l’arrivo di una co-op online, delude l’assenza della stessa modalità cooperativa offline: desideroso com’ero di mostrare la pazzia di Bjorn e soci agli amici, mi sono mosso tra i menù di gioco convinto di trovarla e invece… E invece la modalità non c’era. Peccato: sarebbe servita non solo ad estendere l’esperienza videoludica ma anche a fissarla ulteriormente nella memoria dei giocatori, a permetter loro di fare gruppo e, perché no, monetizzare sul lato party del titolo. Ma forse qualcuno se ne sarebbe lamentato.
Peggle 2 non è imprescindibile ma curioso, e il fatto che sia arrivato (ad un buon prezzo) in esclusiva su Xbox One lo rende anche qualcosa di più. Resta il dubbio che, un po’ come per tutti i titoli dalla natura simile, provata una demo non serva mettere le mani sul gioco completo.