Altro anno, altro Call of Duty. Il 2013 è toccato a Call of Duty: Ghosts, un nuovo ramo del franchise di Activision curato da Infinity Ward. C’è da sbarcare sulla nuova generazione di console e gli impietosi numeri mossi ogni anno non rendono certo la sfida della compagnia californiana un pizzico più avvincente, anzi. Si parte dall’ispirazione fornita dal fortunato e omonimo personaggio della serie Modern Warfare per introdurre una squadra speciale di soldati fantasma, una prospettiva interessante da cui potrebbe scaturire una trama e delle vicende da blockbuster niente male. E invece niente, e basta.
I principali problemi di Ghosts derivano infatti dalla monotona e scontata campagna al limite del cliché di basso rango, sicuramente non all’altezza dell’offerta del comparto multiplayer che comunque risulta sbilanciato, lontano dall’essere esente da difetti e il cui unico spiraglio di luce si intravede nella modalità Extinction, un’orda con gli alieni al posto degli zombie di Treyarch, in buona sostanza. Ed è preoccupante che per trovare un barlume di speranza bisogni andare a toccare la terza (come posizionamento nel menù e quindi importanza: anche l’occhio contribuisce in certi ragionamenti alle volte) delle modalità presenti nell’offerta. Una modalità che strizza l’occhio al genere tower defence e che a conti fatti potrebbe benissimo far parte di una IP tutta nuova, magari votata alla distribuzione digitale priva di qualsivoglia campagna, ma non c’è niente da fare: la creatività degli elementi presenti in Infinity Ward deve essere obbligatoriamente legata in un rapporto a senso unico con Call of Duty, non sia mai si salti un anno. Ma non voglio polemizzare troppo, anche perché ho premiato e elogiato questa filosofia di mercato in separata sede. Peccato però che quella di Assassin’s Creed e Ubisoft sia di tutt’altra pasta.
E allora, visto che ludicamente parlando non siamo certo di fronte al miglior Call of Duty di sempre, nè tantomeno a quello più coraggioso, cosa rimane a questo Call of Duty: Ghosts per Xbox One? L’imbarazzante resa tecnica. E’ vero che le due case responsabili della produzione non si sono poste il problema di ammettere che il motore grafico è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere in otto anni di onorato (?) servizio, ma un po’ di impegno in più vogliamo mettercelo? Non tanto la gloria, ma almeno per prenderci in giro con qualche effettuccio sparso un po’ qui e un po’ lì.
E invece no, Call of Duty: Ghosts arriva su Xbox One nelle stesse e identiche condizioni in cui è arrivato su Xbox 360, tralasciando ovviamente la risoluzione upscalata dai discussissimi 720p ai richiestissimi 1080p. Tuttavia questo, è bene precisarlo, non è assolutamente un motivo per preferire la versione PlayStation 4, nativa a 1080p, a quella per console next-gen Microsoft: le differenze chiaramente ci sono, ma sono così impercettibili da rendere praticamente identiche le due versioni. Ve la faccio molto semplice: dovreste scegliere l’edizione dove ritroverete la maggioranza i vostri amici, questo può essere l’unico motivo che può far pendere l’ago della bilancia verso l’uno o l’altro lato.
Tirando le somme, al di là di un mero acquisto per dire “ce l’ho” all’appello dei titoli di nuova generazione, non mi sento di consigliare la spesa a chi cerca un videogame ambizioso, diverso e che faccia esclamare senza remore “ne è valsa la pena!”. Call of Duty: Ghosts riprendere a piè pari l’esperienza offerta nei precedenti capitoli, senza ambire a un briciolo di cambiamento e sedendosi comodamente sulla montagna di soldi annuali senza muovere un dito – la scena finale della campagna è addirittura riciclata da quella (già discutibilissima) di Modern Warfare 2. Attenzione: anche se si presenta conciata al limite del passabile su console di (ormai) vecchia generazione e in una maniera quasi inaccettabile su quelle di nuova, si tratta pur sempre di una formula che senza dubbio piacerà e divertirà gli appassionati del franchise.
Una rotta che va assolutamente cambiata già dal prossimo anno, perché è giusto avere dei modelli di sviluppo annuali, ma solo se si è ambiziosi, coraggiosi e in grado di mettersi in discussione, esattamente come fatto da Ubisoft con Assassin’s Creed IV Black Flag. Anche perché, con un certo Titanfall che si affaccia alla finestra, dubito che l’audience degli sparatutto in prima persona si soffermerà ancora per molto sullo stesso e identico Call of Duty: d’altronde, in molti si sono annoiati del Grande Fratello, il mito dei primi anni duemila, perché non dovrebbero essere lo stesso con COD?
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