Come per la partenza di ogni nuova console, la ricerca del migliore esponente delle potenzialità di Xbox One procede frenetica di recensione in recensione. Sarà stato FIFA 14? O forse quel Ryse: Son of Rome, discusso e discutibile, realizzato sulle basi dell’ottimo CryEngine?
Sia quel che sia, sarà quel che sarà, tra i candidati alla pole position in termini di performance non possiamo certo escludere Forza Motorsport 5, racing di Turn 10 che, da buona first-party, ha abbracciato in toto alcune delle peculiarità di questa console. Due su tutte: il cloud, espresso nella forma di un Drivatar nato sulla prima Xbox e oggi più “vivo” che mai, e i cosiddetti impulse trigger, i grilletti con la vibrazione che impreziosiscono di un ennesimo dettaglio il pad escogitato a Redmond.
Ma, prima di parlarvene, so di dover rispondere a questa annosa domanda – che tutti vi state ponendo e che io stesso ho posto a chi ha potuto provare il gioco nel pre-lancio: graficamente, com’è Forza Motorsport 5? Vi rispondo in maniera molto sintetica e senza chiamare in causa Digital Foundry o svariate amenità di natura tecnica: potrà anche non esprimere il pieno potenziale di X1, e sarà pure così trattandosi di un titolo di lancio, ma dire che il nuovo Forza non sia next-gen o non faccia spalancare la bocca al primo giro di pista, in quella Praga colorata e dalle squisite architettura, sarebbe mentire spudoratamente. Concordo nel dire che alcuni tracciati siano meno spettacolari di altri, come ad esempio la pista del programma inglese Top Gear: non molto esaltante, francamente, neppure quando riempita degli ostacoli che esaltano il comparto fisico del gioco.
La vera novità a parer mio è tuttavia il rinnovato senso di velocità offerto dall’accoppiata vincente 1080p – 60fps: nonostante gli sforzi tecnici della passata generazione, Forza non era mai stato, fino alla sua quarta iterazione, un esempio di come trasmettere l’adrenalina del movimento su quattro ruote. Forse questo aspetto era l’unico punto a favore di uno sbandatissimo Gran Turismo. Oggi, complice non solo l’hardware più performante di Xbox One ma anche la consolidata esperienza di Turn 10, questo nuovo traguardo è stato raggiunto: FM5 è fluido, scattante e adrenalinico, proprio come ogni buon racing dovrebbe essere.
Gli sviluppatori americani non si sono però fermati alla mera grafica, innestando le particolarità di Xbox One in una struttura di gioco estremamente collaudata. Questo vuol dire che Drivatar, l’IA più umana che abbia mai messo piede in pista, non è soltanto una bella parola con cui riempirsi la bocca ma anche una funzionalità che ha il suo delicato impatto sul gameplay. Registrate le prime prestazioni del giocatore, il titolo è in grado di tracciare un profilo di quest’ultimo e metterlo a disposizione della community. Come? Inviandolo alla nuvola di Xbox Live e facendolo girare, associandolo ad un determinato livello di difficoltà, per le piste di tutti i giocatori. Un modo semplice e indolore per ravvivare l’intelligenza artificiale troppo rigida dei giochi automobilistici. Sono soltanto curioso di scoprire come si evolverà questa feature, al pronti-via senza dubbio promossa, a seconda del comportamento non sempre corretto – mio in primis – dei piloti provetti.
Altra chicca che ho citato poc’anzi, gli impulse trigger sono un’altra prova di quanto sia Microsoft che Turn 10 abbiano spremuto le meningi in vista della next-gen pur senza stravolgere un paradigma di successo, quello affermatosi durante lo scorso ciclo. Lungi dall’essere una “funzionalità della passata generazione”, la vibrazione che scorre lungo l’indice è una sensazione completamente nuova per l’utente. Nulla di imprescindibile alla lunga, ma non potrete fare a meno di notarla nelle prime gare e di abituarvici, abituarvi a questa nuova scarica che pervade le vostre dita, dimenticando un passato glorioso e recente in cui essa non esisteva.
Qualche riga fa parlavo di struttura di gioco estremamente collaudata riferendomi alla giocabilità di Forza Motorsport 5. Ed è proprio questa la componente che mi ha fatto storcere il naso. Non posso negare, tornando con la memoria alle fasi che hanno preceduto quel famoso fine maggio, di aspettarmi l’annuncio di un Project Gotham Racing o di un Forza Horizon alla casella “racing” dei titoli di lancio di Xbox One. Per due semplici motivi: in primis, non c’è day one senza arcade, senza il classico gioco spaccamascella, piacione ed esibizionista con cui spassarsela in vista dei prodotti più seri; in secundis, il genere arcade, di nuovo, consente per definizione di esplorare nuove strade, di sperimentare con meccanismi inediti e fantasiosi, di mettere mano al gameplay e stravolgerlo più volte all’interno di uno stesso contesto – tutto quello che non poteva verificarsi con il quinto esponente della serie Forza.
Mettetevi nei panni di Turn 10: avete la formula magica per la creazione di racing (quasi) perfetti, il modello di guida che altrove si sognano e una grafica da capogiro. Cosa fate? Buttate tutto giù per la pura follia e smania di costruire daccapo? Non credo proprio. L’errore, se di errore si può parlare, è stato uscire con tantissimo coraggio e una buona dose di faccia tosta con l’ennesima, rifinitissima simulazione addirittura al lancio di una piattaforma.
Quello a cui voglio arrivare, allora, è un punto che deve essere fermo nella vostra valutazione di primo acquisto next-gen: Forza Motorsport 5 è un altro, dettagliatissimo, precisissimo, ricchissimo (alla faccia delle “sole” 200 auto) step nel percorso evolutivo della serie, che sfrutta appieno le caratteristiche a 360 gradi di Xbox One e che pertanto dovreste almeno una volta nella vita provare. Ludicamente parlando, però, potrebbe non essere la boccata d’aria fresca cui tanto anelate.