Splinter Cell Blacklist

Tom Clancy’s Splinter Cell: Blacklist, nascosti nell’ombra

di • 23 settembre 2013 • RecensioneCommenti (0)3475

Quella di Splinter Cell è una delle serie videoludiche più amate di sempre, che vanta di milioni di fan che seguono con passione le vicende del suo carismatico protagonista e che, come spesso accade con i brand di vecchia data, si fanno sentire nell’eventualità che un gioco non incarni la vera essenza della saga a cui appartiene. Con queste parole risulta chiaro oramai il riferimento a Splinter Cell: Conviction, il quinto capitolo che ha stravolto le regole del classico gameplay all’insegna della furtività orientandolo così a un’azione più dinamica, rendendolo uno shooter a tutti gli effetti. Un risultato del genere non poteva non scatenare le critiche dei fan, critiche da cui Ubisoft ha tratto un’importante lezione, dimostrandolo con il rilascio del sesto episodio della saga di Sam Fisher: Splinter Cell: Blacklist.

Sotto la supervisione di Jade Raymond, lo studio di Ubisoft Toronto ha sfornato così uno dei capitoli più ricchi della serie, con una campagna longeva ad alto tasso di rigiocabilità, una modalità multiplayer co-op e una competitiva. A nostro parere Splinter Cell: Blacklist rappresenta un vero e proprio ritorno alle origini della serie, riproponendo in primo piano la componente stealth, talvolta punitiva e che costringe il giocatore ad adottare strategie diverse a seconda della situazione in cui ci si trova.

Ritorna così l’agente segreto Sam Fisher, che sembra non sentire il peso degli anni e si ritrova così alle prese con una temibile cellula terroristica, quella degli Ingegneri. Sam creerà una nuova unità antiterroristica, la Fourth Echelon, di cui è capitano e nella quale collaborerà con Anna “Grim” Grimsdottir, responsabile delle operazioni, Isaac Briggs, la nostra spalla durante le missioni, e Charlie Cole, giovane hacker che offre un prezioso supporto. Il quartier generale di 4th Echelon si trova a bordo del Paladin, un aereo stealth nel quale Fisher e compagnia potranno pianificare in totale sicurezza le varie missioni. L’obiettivo primario dell’unità è fermare l’operazione “Blacklist”, un terribile piano terroristico dietro il quale si cela Majiq Sadiq, il comandante degli Ingegneri.

La campagna principale si dimostra molto variegata sin dalle prime battute, passando dal Territorio di Guam a Bengasi, in Libia, per tornare poi negli Stati Uniti, il vero campo di battaglia minacciato dalle letali tecnologie degli Ingegneri. Dalla durata media di circa 10 ore, la campagna è una delle più longeve della serie, senza contare la grande rigiocabilità offerta dai tre possibili diversi approcci adottabili in ciascuna missione: Fantasma, Pantera, Assalto. Queste si adattano a tre stili di gioco differenti, per i giocatori che decideranno di agire inosservati e che punteranno ad un approccio non letale (Fantasma), per coloro che prediligono le uccisioni silenziose (Pantera) e per chi preferisce l’aggressiva strada del “BANG, BOOM, RA-TA-TA-TA!” (Assalto).

A bordo del Paladin potremo utilizzare l'IMS, in cui ci interfacceremo alle operazioni della 4th Echelon.

A bordo del Paladin potremo utilizzare l’IMS, in cui ci interfacceremo alle operazioni della 4th Echelon.

Ogni profilo di combattimento vi garantirà l’assegnazione di un determinato punteggio al termine di ciascuna missione, sia essa solitaria o cooperativa. Così è possibile confrontarsi con gli altri giocatori collegati alla ShadowNet, una rete in cui ogni giorno vengono proposte delle Sfide da superare completando gli appropriati obiettivi e che ci ricompenseranno con l’aggiunta di fondi al nostro budget. In questo modo il giocatore è incitato a prediligere uno specifico approccio, decidendo se agire nell’ombra e se stordire, uccidere o evitare del tutto coloro che ci ostacoleranno.

Il giocatore avrà dunque la totale liberà d’azione nei panni di Sam Fisher e, probabilmente, anche un grande imbarazzo della scelta. La dotazione sulla quale potrà contare Sam è una delle più ricche che si siano mai viste in un capitolo di Splinter Cell: gadget letali e di supporto, visori trinoculari di ogni genere, tute per ogni situazione e innumerevoli tipologie di armi da fuoco. Grazie all’aiuto di Charlie, Sam potrà utilizzare prototipi alquanto curiosi, come il nuovo trirotore, che ci permetterà di effettuare ricognizioni aeree e stordire nemici dalla distanza.

Con i soldi guadagnati portando a termine le missioni e le sfide della ShadowNet potrete anche potenziare il Paladin. Migliorando le parti dell’aereo sbloccherete dei bonus che vi torneranno molto utili nelle missioni, come ad esempio la segnalazione di alcuni collezionabili (laptop da violare, memorie flash, ecc.) nascosti nella mappa di gioco o un raggio radar più ampio.

Se Splinter Cell: Blacklist sembra aver preso le distanze dal suo prequel, ha tuttavia conservato una delle feature più riuscite di Conviction, il “Marca e Giustizia”. Per ogni abbattimento silenzioso guadagneremo così un bonus che verrà applicato alle Esecuzioni, grazie alle quali potremo far fuori fino a 3 nemici contemporaneamente attivando uno scenografico effetto in slow-motion. L’intuitivo sistema di coperture funziona alla perfezione e l’utilizzo di diversi visori trinoculari vi permetterà di trovare scorciatoie e vie d’accesso supplementari con le quali sorprendere i nemici.

La trama di Splinter Cell: Blacklist non è sembrata molto coinvolgente a livello emotivo, non tanto quanto lo è stato Conviction paradossalmente, ma ha avuto i suoi colpi di scena e momenti ad alto tasso adrenalinico. Il ritorno del grande Luca Ward al doppiaggio di Sam Fisher ha tuttavia aggiunto quel pizzico in più che rende l’esperienza nei panni dell’agente ancora più piacevole ed appagante.

Sam Fisher dimostra che la vecchiaia non importa quando si impugnano una pistola silenziata e un karambit.

Sam Fisher dimostra che la vecchiaia non importa quando si impugnano una pistola silenziata e un karambit.

Peccato solo che il comparto tecnico non offra un buon livello di dettaglio per i volti dei personaggi, rendendo ancora più gelido e inespressivo l’agente segreto dallo sguardo glaciale; nota positiva per gli effetti luminosi, con un’ottima resa della luce ambientale e apprezzabili effetti di “glare” nelle fasi notturne. In generale, quindi, ad un level design di ottima fattura si oppone una grafica non sempre brillante, che occasionalmente lascia spazio anche a problemi di tearing durante le cutscenes. L’impatto visivo potrebbe tuttavia essere migliorato dall’installazione di un pacchetto di texture ad alta risoluzione incluso all’interno del secondo disco di gioco.

Passiamo ora ad uno dei punti di forza di questo Splinter Cell: la modalità cooperativa. Le 14 missioni secondarie possono essere svolte sia in singolo che in co-op a due giocatori, ma il nostro consiglio ricade su quest’ultima opzione, che si rivela sorprendentemente divertente se giocata in compagnia di un amico. Ciascuna missione richiede il completati di svariati obiettivi e un approccio accuratamente studiato in cui collaborare si rivelerà di fondamentale importanza.

Per quanto riguarda il multiplayer competitivo ritroviamo la classica modalità Mercenari vs. Spie, che ritorna in Blacklist dopo la rimozione in Conviction. In questa modalità due squadre da 4 giocatori ciascuna si daranno battaglia in determinate mappe in cui sono dislocati i vari obiettivi. I Mercenari possono contare su un arsenale molto potente e la visuale in prima persona, per osservare ogni minimo movimento sul campo di battaglia; d’altro canto, le Spie sono molto più abili nei movimenti, hanno la possibilità di arrampicarsi e possono utilizzare gadget per sviare i nemici.

Sarà Briggs a coprirci le spalle mentre saremo impegnati a scaccolarci il naso.

Sarà Briggs a coprirci le spalle mentre saremo impegnati a scaccolarci il naso con il silenziatore.

Dopo aver analizzato ogni singolo aspetto di Splinter Cell: Blacklist posso ritenermi decisamente soddisfatto del contenuto di questo ultimo capitolo. Una campagna non brillante dal punto di vista narrativo che nonostante ciò riesce a tenere occupato il giocatore per almeno una decina di ore, escludendo le numerose missioni aggiuntive completabili sia in singolo che in co-op. La modalità cooperativa si è rivelata essere invece la ventata di aria fresca di cui c’era bisogno, divertentissima da giocare in compagnia di un amico, magari col supporto di cuffie e microfono.

Chiudendo un occhio su un’IA non ancora soddisfacente, il gameplay è ben bilanciato grazie alle infinite possibilità di approccio, adatte allo stile di qualsiasi tipo di giocatore, da quello dal passo felpato al più chiassoso. Blacklist perde un po’ di punti a causa di un lato tecnico da alti e bassi, sarà stata la discutibile scelta dell’Unreal Engine 3, o magari è un’altra prova della vecchiaia delle nostre console.

Detto questo, Tom Clancy’s Splinter Cell: Blacklist è proprio lo Splinter Cell che chiedevamo da anni, con il ritorno di una persistente componente stealth capace di farci dannare e allo stesso tempo di ripagarci delle nostre azioni. Per i fan della serie è un capitolo più che apprezzabile, per i neofiti sarà manna dal cielo, grazie alle originali meccaniche che nel tempo hanno reso questa serie una delle più amate nella storia dei videogiochi.

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