Come vi ho già detto in un mio recente articolo Microsoft ha denotato una certa incapacità nell’affrontare la delicata situazione mediatica creatasi in seguito all’E3, consegnando di fatto lo scettro di vincitore pre-lancio a Sony. L’azienda giapponese è stata infatti capace di superare M$ e la sua console adottando la strategia del non-cambiamento: tutte le funzionalità fortemente apprezzate dal pubblico non sono nuovi servizi, al di là dei miglioramenti tecnici, bensì elementi presenti da sempre nel mondo delle console. Parliamo quindi di compravendita di giochi usati, possibilità di non collegarsi ad Internet per giocare offline e ultimo ma non meno importante, un prezzo di 399€, con una differenza quindi di 100€ rispetto al concorrente.
Neanche a dirlo, mentre Sony veniva apprezzata e premiata dagli utenti di tutto il mondo, Microsoft era bersaglio di feroci critiche, tanto da spingere anche i core users della sua console – tra cui anche il sottoscritto – a rivolgersi alla Playstation 4. Ovviamente questo ha prodotto una serie di conseguenze non trascurabili: prevendite di tutto rispetto sicuramente, ma sempre meno dei preordini di PS4, per non parlare poi dell’incredibile danno alla sua immagine e reputazione.
La reputazione di Microsoft è infatti emersa da questa intera vicenda come quella di un’azienda tutt’altro che interessata alla volontà degli utenti e più focalizzata sull’accontentare publisher e software house, compromettendo i diritti degli utenti: connessione obbligata ogni 24 ore, pena blocco del sistema; limite alla vendita di giochi usati; prezzo di 499€ e, per finire, Kinect 2 costantemente acceso, tanto da far sorgere qualche dubbio in merito alla privacy degli utenti, soprattutto se si considera lo scandalo della NSA, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense, che per mesi ha raccolto dati e informazioni sui cittadini americani e esteri.
In questo caso quindi un Kinect 2 sempre acceso non ha certamente aiutato Microsoft, ispirando molte persone a immaginare uno scenario in stile 1984 di Orwell: sei sempre osservato.
A dispetto di un reparto addetto alle pubbliche relazioni apparentemente inadeguato Microsoft ha non ha potuto ignorare l’incessante pioggia di critiche e il malcontento generale, che avrebbe, sia a breve che lungo termine, influito in modo negativo sul numero di vendite. Per questo – con grande stupore e gioia di tutti gli appassionati – il colosso statunitense ha pensato bene di fare un passo indietro e rimuovere virtualmente tutte le limitazioni alla propria console.
Cosa cambierà, quindi? Semplice: niente obbligo di connettersi ogni 24 ore, nessuna limitazione sulla vendita dell’usato (mi immagino in questo caso la gioia di Gamestop e affini), possibilità di prestare liberamente giochi ai propri amici e, per finire, la rimozione del blocco regionale sui titoli per Xbox One. Questo significa quindi che sarà possibile acquistare un gioco, per dire, negli Stati Uniti e usarlo in Italia, proprio come accadeva con PS3 e che non era possibile con Xbox 360.
Uno scoglio però rimane ed è proprio quello del prezzo. Nonostante questi cambiamenti faranno sicuramente lievitare i preordini di Xbox One, proprio come sta già accadendo secondo le stime di Amazon.com e Amazon.co.uk, il costo della console rimane di 499€, rispetto ai 399€ di PS4. Sembra però che l’azienda stia pensando anche a questo e alcuni rumor suggeriscono la possibilità che possa essere venduta una versione della console priva di Kinect 2 al costo di 399€, rimediando anche a quest’ultimo problema.
Non mentirò, personalmente ho apprezzato il suo passo indietro e sono certo che andando avanti di questo passo non avrà particolari difficoltà a superare nuovamente Sony, ma nonostante tutto è impossibile negare il fatto che la reputazione di Microsoft sia stata in qualche modo compromessa agli occhi dei suoi sostenitori. Quando si tratta di business e di utenza la reputazione di un’azienda è forse la cosa più difficile da costruire e da mantenere, capace di determinarne il successo o il fallimento.
Fortunatamente non stiamo parlando dell’ultimo arrivato – cosa che non mi sento di dire del suo reparto PR – e quindi con il tempo saprà riprendersi e rappacificarsi con i suoi utenti. Nel frattempo speriamo che questa vicenda abbia insegnato a Microsoft un po’ di umiltà, ma c’è anche altro da imparare, ovvero che la voce degli utenti conta veramente. Se le persone avessero fatto finta di niente l’azienda di Redmond non avrebbe avuto alcun bisogno di cambiare politica ed è proprio la passività del pubblico a determinare, spesso, l’adozione di politiche e strategie aziendali limitanti per la stessa libertà degli utenti.
Staremo a vedere in che modo questo influirà sull’esito della console war di prossima generazione.
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