Lo sappiamo, un titolo come questo avrà sicuramente attirato la vostra attenzione, magari lasciando che un brivido o una sudata fredda percorressero la vostra schiena nel tempo necessario ad aprire la pagina. La verità è che non ho potuto pensare ad un “naming” migliore per un articolo che si interessa degli ultimi avvenimenti riguardanti le tasche di Microsoft e il futuro della sua divisione Xbox, la quale, mai come oggi, si trova al centro dell’attenzione non solo dei consumatori, ma anche e soprattutto di azionisti e analisti i quali sono inevitabilmente impegnati nelle loro previsioni sul futuro della grande X.
Una in particolare ha decisamente attirato l’attenzione durante la giornata del 28 Maggio scorso, e riguarda le affermazioni dell’analista Rick Sherlund, il quale si occupa di seguire le vicende finanziare del gigante di Redmond per conto del marchio Nomura Equity Research. Ma partiamo con ordine.
I commenti di Sherlund non sono arrivati prima di una voce di corridoio reale, la quale vuole che Steve Ballmer stia pensando di ristrutturare l’intera organizzazione interna di Microsoft, in modo che rispecchi maggiormente la nuova strada intrapresa dalla compagnia.
La creazione dell’interfaccia Metro, giunta all’apice della diffusione con il successivo lancio di Windows 8, ha trasformato il modus operandi della società americana, la quale ha sfruttato uno dei propri punti di forza (vedi: “sistema operativo più diffuso della Terra”) per gettarsi nel campo dei dispositivi mobili e della prestazione di servizi digitali attraverso la creazione di una piattaforma comune che li unisca e ne liberi il massimo potenziale. Proprio con questo presupposto si è potuto ottenere l’ecosistema Windows 8 in cui “coabitano” smartphone, tablet, Xbox e laptop mossi dal celebre SO e “incollati” dal cloud, di cui oramai bene o male sentiamo parlare ovunque.
Sarà per questo che nel leggere la seguente lettera di Ballmer, circolata in Microsoft e pervenuta a AllThingsD da una fonte anonima, non siamo rimasti affatto stupiti:
“Si tratta di un cambio importante, sia in ciò che facciamo che in come ci vediamo, come compagnia di servizi e dispositivi. Ha effetto sul modo in cui gestiamo la compagnia, su come sviluppiamo nuove esperienze, su come consegnamo i prodotti al mercato per i consumatori e i partner. Il lavoro fatto negli anni precedenti e la roadmap futura portano a questo”.
Se contestualizzato con le informazioni di cui sopra, questo spezzone assume immediatamente un senso logico, e ci ricollega con le affermazioni dell’analista, il quale, da osservatore, si è immediatamente espresso come segue nei riguardi della divisione Xbox del gigante di Redmond:
“[Xbox] Non sembra un business abbastanza interessante da spingere Microsoft ad investirci ulteriormente. Xbox è una delle aree di successo di Microsoft e piace ai consumatori, ma è tempo di quantificare quanta sostanza c’è dietro per la compagnia o se potrebbe rendere più profitti a una società come Samsung. Magari sarebbero intenzionati a pagare svariati miliardi di dollari per elevare sostanzialmente il loro business dell’elettronica di consumo? Se Xbox venisse venduta o isolata come un’entità esterna gli azionisti vorrebbero sapere quali benefici potrebbero scaturirne. In ogni caso, la divisione non è così influente sulla valutazione totale di Microsoft, e sicuramente non determinerà il successo della crescita di Microsoft. Semplicemente non è abbastanza remunerativa da muovere l’ago della bilancia per la compagnia”.
Ora, prima di gettarci in una forsennata negazione delle affermazioni dell’analista, è giusto chiarire quello che è evidente a tutti: noi siamo dei semplici gamer. In questo momento non stiamo discutendo dell’ambito “videogiochi” riguardante la nostra console preferita, ma ci muoviamo in un’area fatta di numeri, in cui i sentimenti del consumatore valgono molto poco se paragonati ad un punto percentuale in più sulle azioni.
Dall’alto della mia “ignoranza” in materia, quindi, mi sono fermato un attimo a ragionare sul perchè di certe affermazioni da parte del “cervellone” di Wall Street, e sono arrivato alla conclusione che, nonostante credo improbabile una cessione della divisione Xbox in questo momento, una tale “stoccata” ai reni di Microsoft non è del tutto incomprensibile.
A supportare questo scenario vi sono un buon numero di dati recuperati dagli anni passati, che attestano come effettivamente il rendimento di Xbox non sia di per se remunerativo per i vertici di Redmond.
Basta pensare che la produzione di una console, almeno nelle generazioni precedenti, avviene in “perdita” sul bilancio per svariati anni dal suo rilascio nei negozi. Nello specifico di Xbox 360, Microsoft non è stata capace di arrivare ad una situazione di “break even” (Pareggio costi/ricavi) fino al 2006, ovvero ben due anni dopo che la console aveva solcato i mari dei mercati mondiali. A quel punto “sfornare” una Xbox costava $323.30, e con un prezzo di $399 il ricavo su una vendita era di $75. Tutto questo è stato raggiunto grazie al progressivo abbassamento dei costi delle componenti, ma nei primi due anni l’ammiraglia veniva prodotta per $500 a pezzo, infliggendo al colosso di Redmond una perdita di ben $126 per dispositivo. Al tutto, ovviamente, bisogna aggiungere il denaro che viene investito nella fase di progettazione della piattaforma, la quale comprende un team di ingegneri dedicati all’hardware e uno dedicato al software, oltre agli ovvi costi correlati di marketing, logistica e ricerca, i quali vanno recuperati dalla vendita in tutto l’arco di vita della console.
Se si prendono in considerazione solo questi dati, si finisce col dare ragione a Rick Sherlund, in quanto Microsoft è dotata delle sezioni Office, Windows e Azure che spingono la crescita oscurando Xbox e Bing agli occhi degli investitori, in quanto sono realmente ininfluenti rispetto alle altre divisioni della compagnia.
Prima di chiudere il caso, però, sarebbe bene parlare di ciò che Xbox ha effettivamente rappresentato per la società negli ultimi anni. La piattaforma, infatti, ha sdoganato le potenzialità di Microsoft come movimento culturale di massa nel campo dell’intrattenimento video-ludico, trasformandosi in un’immensa esca per il settore marketing dell’intera struttura societaria. Essere i migliori in una generazione di videogiochi non genera solo entrate monetarie, ma anche una notorietà tale da giustificare da sola l’esistenza del reparto Xbox per gli anni a venire.
Non possiamo dimenticare, inoltre, che Microsoft quest’anno si appresta a lanciare Xbox One, la quale ha dimostrato immediatamente di aver imparato la lezione derivante dai primi anni di vendita della sorellina minore. Se non si fosse capito, infatti, la nuova ammiraglia non è più definibile come una sola console per videogiochi, ma si potrebbe vedere come un dispositivo d’intrattenimento generico con numerose capacità. Un’impostazione simile permetterà al produttore di stipulare contratti di ogni genere, dalla TV – come visto durante la presentazione – alla fornitura di servizi digitali inerenti musica, video, film e giochi. Sarà questa, quindi, la strategia di rilancio della sezione Xbox, la quale punta chiaramente a recuperare le perdite di produzione mediante la stipula di numerosi contratti, i quali portano nelle casse quei fondi necessari a sostenere i primi anni di vita di One.
Considerando che Microsoft ha già sostenuto di poter produrre la piattaforma senza rimetterci, ci si rende conto del perchè sia prematuro dire che Xbox non sia più capace d’influire sul futuro della compagnia, e soprattutto mi spinge a credere che sia meglio aspettare cinque anni prima di tirare le somme ed elevarsi a giudici di un pezzo così importante dell’immagine della grande M.