Con il passare degli anni la tecnologia ha fatto notevoli passi avanti e con essa le potenzialità grafiche dei giochi per console. Se fino 6-7 anni fa era impossibile immaginare di poter giocare a titoli come Crysis su Xbox e PlayStation, oggi appare come una vera e propria realtà ma non è detto che i miglioramenti di grafica e gameplay procedano di pari passo, anzi. A volte mi è sembrato che gran parte delle risorse di una software house fossero concentrate principalmente sull’aspetto visivo piuttosto che sulla narrativa, evidenziando grandi carenze in quest’ambito.
Crytek però non è d’accordo ed insiste sul fatto che la grafica abbia invece una rilevanza non indifferente. Si spinge addirittura a definirla il 60% dei un gioco, influenzando il gameplay, il coinvolgimento e le emozioni del giocatore. Naturalmente non dovrebbe stupire che proprio quest’azienda la pensi così. Dopotutto ha realizzato la serie Crysis, una delle più visivamente spettacolari. Visivamente, appunto, perché se inizialmente il successo ottenuto su PC era più che meritato, l’arrivo su console ha evidenziato come non basti una comparto grafico ultra pompato per entusiasmare i fan.
Sarebbe da ingenui andare controcorrente e dare torto a Cevat Yerli, fonte delle dichiarazioni in questione, perché come me molti guardano i trailer di futuri titoli con la speranza di poter apprezzare una simile grafica sulla propria Xbox. Tuttavia sarebbe un grande errore non dare la giusta importanza alla trama e al gameplay, perché se ancora oggi molti si entusiasmano per titoli come Final Fantasy XIII o Metal Gear Solid (dei tempi passati) allora qualcosa dovrà pur significare. L’esempio pratico ce lo da Paolo nella sua recensione di Crysis 3, dove definisce il gioco una vera e propria tech demo.
Anzi, mi spingo oltre: credo con abbastanza sicurezza che chiunque apprezzi realmente l’esperienza derivata da un titolo sceglierebbe senza alcun dubbio gameplay, narrativa e creatività su qualsiasi straordinario elemento grafico, perché è questo che un giocatore cerca. Cerca un coinvolgimento emotivo che solamente una storia ben strutturata ed un gameplay azzeccato e studiato nei minimi particolari potrebbero offrire.
Ovviamente, se il tutto fosse accompagnato da una resa visiva piacevole questo non farebbe che implementare questa esperienza; viceversa se tutte le risorse fossero state investite nella grafica, tralasciando narrativa e creatività, allora potremmo parlare del titolo più realistico del mondo, ma nonostante le sue potenzialità rimarrebbe tale e difficilmente verrebbe ricordato.
I classici veri non hanno bisogno di questo “60%” di cui parla Yerli. Chi ha giocato a Zelda su NES o ICO su PS2 non ricorda certo una carenza grafica, bensì le sensazioni e le emozioni date da una storia così coinvolgente da essere ricordata anni dalla pubblicazione.
Lo stesso Minecraft, o anche Terraria, ha dimostrato che basta originalità e passione per trasformare un videogioco in un cult. Ricordo ancora le ore passate con il mio adorato Super Mario Bros che – ammettiamolo – di certo non brillava per il suo realismo. Eppure ancora oggi ripensarci provoca una certa nostalgia di un’epoca dei videogame che probabilmente non vedremo più, dove la sostanza più che la superficialità grafica determinava il successo o la morte di un titolo.
Al di là delle diverse posizioni di opinione sull’argomento non mi stupisce che sia stata proprio Crytek a rilasciare dichiarazioni di questo genere. Questa compagnia forse più di altre basa la sua fama sulla tecnologia e sulla capacità di offrire prodotti visivamente straordinari. Ne è un esempio la serie Crysis ed in modo minore anche Far Cry. Non che quest’ultmo titolo non sia coinvolgente, anzi.
Trovo che sia stato pensato e realizzato con molta più cura rispetto a qualsiasi Crysis per Xbox, ma ora Crytek si appresta a lanciare Ryse ed è probabile che anche in questo caso molte risorse siano state spese sul comparto grafico.
Non so voi, ma preferirei mille volte giocare ad un Super Mario o Zelda qualunque piuttosto che ad un gioco graficamente straordinario ma estremamente piatto dal punto di vista creativo e narrativo.