Non sono mai stato capace di apprezzare fino in fondo Metal Gear Solid. Ci ho sempre provato, sia chiaro, ma non sono mai riuscito ad andare oltre qualche ora di gioco. PlayStation 2, GameCube, Xbox, PlayStation 3, Nintendo 3DS, prestato o acquistato, nessuna di queste opzioni ha mai fatto la differenza. Una mancanza grave nella cultura videoludica di un giocatore accanito, bisogna ammetterlo. Mi hanno sempre affascinato la caratterizzazione dei personaggi e la trama della serie, e le sue musiche, ma non ci posso fare proprio niente: non riesco in alcun modo a godermele. Peccato.
Fatte le dovute premesse, devo ammettere, e non ho paura nel farlo in pubblico, che non sopporto Hideo Kojima. Lo reputo poco all’altezza di quello che si professa e soprattutto penso che le sue capacità siano sopravvalutate. Penso e credo che il videogioco in qualità di forma d’arte non debba limitarsi al narrare sotto forma di filmati, bensì integrare la narrazione con l’interazione che lo rende unico nel suo genere. Un’interazione impossibile in qualsiasi altro medium. Sarà pure un’antipatia a pelle e non giustificata, ma è comunque questo il mio pensiero. Starete pensando che è facile parlarne male in queste condizioni, ma non sono qui per questo, anche perché ammetto la bontà oggettiva del suo operato. Sono qui per parlarvi delle sue ultime mosse e di quanto a mio parere siano un passo falso nel campo della comunicazione, un’arte fondamentale per chi non disdegna più di tanto gli appellativi di maestro che arrivano da ogni direzione.
Partiamo dal principio: Metal Gear Solid: Ground Zeroes, annunciato in pompa magna come primo titolo ad utilizzare il FOX Engine, il motore grafico che avrà anche l’onore di riscrivere PES da zero. Il primo viaggio di MGS nel mondo dell’open world. Tutto bellissimo, figo e sconvolgente. Arriverà (presumibilmente) in estate su Xbox 360, PlayStation 3 e PC.
Capitolo The Phantom Pain: ai VGA 12 comincia la farsa. Non potrei chiamarla in diverso modo, perché di attività virale non si tratta. Un titolo sviluppato da Moby Dick Studios e Joakim Mogren, due entità sconosciute prima di quel momento. Una cosa completamente improbabile, poco credibile anche come scherzo (?) – soprattutto considerando lo stato dell’industria videoludica, dove ormai conosciamo tutto e tutti.
Da quel momento in poi cominciano le supposizioni: chi è certo che si tratti di Metal Gear Solid V, chi ci crede veramente o chi addirittura, dopo l’apparizione di Jokim Mogren durante l’ultima puntata di GTTV, credeva che dietro quelle fasce si nascondesse il volto di Cliff Bleszinski. E perché? Semplicemente perché Kojima è un genio a prescindere e si è divertito a scherzare su Twitter insieme al creatore di Gears of War in precedenza.
Arriviamo quindi alla GDC 2013, l’occasione adatta per mettere fine al teatrino. Tralasciando il fatto che sto ancora qui a cercare un senso in tutto questo, Kojima si sbenda e rivela al mondo: “The Phantom Pain è Metal Gear Solid V insieme a Ground Zeroes, date il benvenuto a MGS V: The Phantom Pain“. Evviva, esclamano tutti, finalmente MGS V esiste. Come se poi non l’avessero già capito in precedenza.
Qualche rigo fa parlavo di comunicazione e già qui si può dire che non è delle migliori. Che senso ha una mossa del genere se non fa altro che creare confusione? Che senso ha mostrare un gioco (Ground Zeroes) per poi dichiarare che si tratta di un prequel alle vicende narrate in The Phantom Pain e che insieme formano il quinto capitolo della serie Metal Gear? Proprio nessuno, mi viene da dire.
Ma attenzione, qui arriva la fase più importante. Konami ritratta e annuncia che Metal Gear Solid: Ground Zeroes e Metal Gear Solid V: The Phantom Pain non sono lo stesso gioco e che saranno venduti separatamente. E ancora: alla domanda “saranno parte della stessa confezione?” l’editore nipponico risponde: “non possiamo confermare la cosa in questo momento”. Insomma, converrete con me almeno sul fatto che si è generata solo una gran confusione nel tentativo di fare, inutilmente, i misteriosi. Non credete che un semplice annuncio – magari a sorpresa -, di quelli che tanto odiamo nei casi ridondanti di Assassin’s Creed e Call of Duty, sarebbe stato il miglior modo per rivelare il tanto atteso MGS V? Sono curioso di capire per voi, appassionati di Metal Gear, cosa ha voluto dire tutto questo.
Io invece sono sempre più fermo sulla mia idea: Hideo Kojima è un buon game designer, con una propensione disumana verso lo story-telling, ma per favore non chiamatelo maestro. Miyamoto o Kubrick non avrebbero mai e poi mai creato tutta questa confusione.
L’opinione espressa in questo articolo non rappresenta necessariamente quella della redazione di XboxWay.com
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