In queste ore stanno facendo discutere le dimissioni di John Riccitiello, CEO (che a questo punto sarebbe meglio definire ex) di Electronic Arts. Si tratta di una notizia che ha sconvolto l’industria dei videogiochi e molti si chiedono come mai una figura importante come la sua abbia deciso di lasciare il suo ruolo di amministratore delegato di EA.
Secondo gli accordi siglati con la compagnia Riccitiello percepirà 24 mesi di stipendio ma lascerà la posizione di CEO a partire dal 30 marzo prossimo. Nonostante negli ultimi anni la compagnia sia stata segnata da fallimenti più o meno significativi, come ad esempio le scarse vendite di Medal of Honor: Warfighter, prestazioni inferiori alle aspettative di Dead Space 3 e le critiche sul finale scelto per la saga di Mass Effect, dispiace che una personalità di questo spessore abbia deciso di abbandonare la propria posizione a capo di una delle aziende più importanti del settore.
Ripensandoci, però, è probabile che una scelta di questo tipo fosse tutt’altro che imprevedibile, anzi. Il settore dei videogiochi, come ogni altro ambito commerciale, si basa su un principio fondamentale: vendere, vendere e vendere (di più). Per quanto EA sia stata una delle compagnie più floride dal punto di vista dei titoli pubblicati, almeno negli ultimi anni, proprio l’incapacità di affrontare con cognizione di causa e caparbietà le sfide del mercato ha portato a non poche delusioni. Volete un esempio? Vi basti pensare al “piccolo” scandalo dovuto al lancio di SimCity per PC: il DRM always-online ha letteralmente fatto infuriare giocatori in tutto il mondo, i quali per giorni non sono stati in grado di giocare e hanno scatenato su Electronic Arts un mare di critiche – giustificate, aggiungerei.
Considerando prestazioni non ottimali sul mercato ed un andamento in Borsa sempre più negativo, appare chiaro allora che Riccitiello non abbia avuto altra scelta se non quella di rassegnare le dimissioni, forse neanche volontariamente. Non è da escludere infatti che l’ex amministratore delegato di EA sia stato spinto a lasciare l’incarico dal Consiglio di Amministrazione dell’azienda, come suggerito dal noto analista Michael Patcher, dopo essersi assunto la responsabilità di non aver rispettato le stime finanziarie.
Patcher ritiene che il Consiglio fosse addirittura “infuriato” con Riccitiello a causa del disastro di Star Wars, dalla partenza di tutti i dipendenti di PlayFish e dai risultati ottenuti grazie a PopCap, acquisita dalla compagnia per quasi un miliardo di dollari. Tutti questi fattori lasciano sicuramente poco spazio ad interpretazioni: è più che probabile che l’ex dirigente di EA sia stato allontanato per l’incapacità di saper sfruttare al meglio le potenzialità delle risorse interne.
A prescindere dai fallimenti – Star Wars, SimCity, Dead Space 3 – sotto la guida di Riccitiello Electronic Arts è stata in grado di ottenere risultati importanti pubblicando alcuni dei giochi più apprezzati dell’attuale generazione,: basti pensare a Mirror’s Edge, il franchise Battlefield – uno dei miei preferiti -, FIFA e molti altri ancora. È pur vero però che agli investitori non importa aver fatto miracoli, ma che si continui a farli.
A confermare questa ipotesi c’è anche il comportamento degli azionisti che, entusiasti delle dimissioni, hanno fatto salire le quotazioni del titolo in Borsa. C’è da chiedersi cosa farà ora l’azienda e gli occhi di tutti sono già sul successore che dovrà riempire il vuoto temporeaneo lasciato da Riccitiello: alcuni ipotizzano che il nome sia già stato scelto e che il nuovo CEO di EA possa essere Peter Moore, attuale Chief Operating Officer della compagnia.
Mi stupisce solamente che questa decisione sia stata presa a pochi mesi dal ricambio generazionale che dovrebbe interessare l’intero settore delle console con l’arrivo di Xbox 720 e PS4. Non sarebbe stato forse meglio attendere la transizione alle nuove console?
Però si sa: far quadrare i conti e calmare gli azionisti – che di questi tempi sembrano piuttosto irrequieti – sono le vere priorità di un’azienda quotata in Borsa. Ecco allora perché il CdA avrebbe optato per un cambio dirigenziale rapido e, purtroppo per Riccitiello, non tanto indolore.