L.a. Noire

Finisce una generazione, ma è stata davvero così disastrosa?

di • 9 febbraio 2013 • Videogames, inc.Commenti (0)1465

In questi giorni sento sempre più lamentele e giudizi sulla situazione dei videogame e su quanto questa generazione sia stata disastrosa. È sempre bello guardare al passato con nostalgia e un sorriso in volto, ma siamo sicuri che questo passato sia davvero così lontano dal tanto odiato presente?

Questa generazione ha introdotto tante novità e cambiamenti. Ovviamente non sto dicendo che tutto ciò che ci è stato proposto è oro colato, ma da qui a bollare la situazione come disastrosa ce ne vuole. La corrente generazione ha introdotto l’era dell’alta definizione, portando il giocare online verso nuovi orizzonti, e ha offerto scenari prima impossibili. Le mega produzioni hanno però aperto una nuova visione del videogioco, il prodotto tripla A, già presente nelle scorse generazioni ma ulteriormente potenziato, con la conseguente introduzione dei DLC, dei season pass e dei contenuti a pagamento. E’ questo il male maggiore che gli utenti sparsi per la rete e per il mondo attribuiscono alle console attuali, quelle con il ciclo vitale più lungo, ma anche le più generose.

Capolavori come The Legend of Zelda: Ocarina of Time e Shenmue rimarranno per sempre nella storia del videogioco, ma a volte si tende a farsi prendere dalla nostalgia per finire a formulare frasi del tipo: “qualche anno fa c’erano più capolavori”. È chiaro che, con l’aumentare dei budget e dei guadagni dell’industria, molti progetti si sono rivelati poco riusciti, ma è aumentato anche il numero di giochi validi in un anno. Non credo che lo sviluppo e l’evoluzione tecnologica abbiano portato a un’involuzione o a una perdita di qualità, anzi, a mio parere alcuni titoli attualmente sul mercato non sarebbero stati possibili senza i mezzi attuali, sia in termini di divertimento che di fattore esperienziale/artistico.

Ecco, a volte dimentichiamo che il nostro medium preferito è sì vicino ad un salto qualitativo che lo renderà (o lo ha già reso) vicino al cinema o ai libri, ma che è anche portatore di divertimento nudo e crudo. E il progresso delle tecniche di sviluppo e degli strumenti a disposizione degli sviluppatori hanno una forte influenza su quello che il videogioco è attualmente e sarà in futuro. Per questo non si può criticare a priori questa generazione, guardando con un occhio fin troppo nostalgico al passato.

Gears of War, vittima della serializzazione, ma sinonimo di divertimento.

Credo che questi sette anni abbiano contribuito all’evoluzione del videogioco come mai prima d’ora. Mi vengono in mente L.A. Noire (nell’immagine di copertina), che con le sue animazioni facciali ha portato il realismo verso nuove vette, o Journey, un viaggio che ha del fantastico, possibile solamente grazie ai videogame e difficilmente realizzabile senza le tecnologie che gli hanno regalato un impatto visivo senza precedenti. Mondi come quello di Mass Effect, così vicino alle leggendarie produzioni di George Lucas, o esperienze così toccanti come quelle di The Walking Dead erano prima impensabili.

Allo stesso modo non riesco a vedere nel passato un divertimento come quello di Gears of War – un franchise che ha sì subito il trattamento “maligno” della realizzazione seriale, ma che è andato sempre più perfezionandosi, fino ad arrivare al cambiamento quasi radicale di Judgment – o di Max Payne 3, un gioco capace di avvicinare così tanto il mondo videoludico a quello del cinema d’azione che mi ha lasciato pensare che nulla sarebbe di tutto questo sarebbe stato possibile al di fuori di questo mezzo. Questi titoli, insieme a tanti altri che non ho citato, sono i regali che queste console vicine al pensionamento ci hanno portato.

Allora è inutile accanirsi tanto con fare quasi hipster contro le persone che in questi giorni stanno discutendo di quanta memoria ram avrà o dovrà avere la prossima Xbox. Quella ram ci porterà nuove esperienze, artistiche e non, tanto divertimento e tra qualche anno saremo ancora qui a dire che prima si stava meglio, che i casual hanno rovinato il mercato e che Call of Duty, Assassin’s Creed o chi per esso esce ogni anno e ci propone sempre la stessa solfa. Forza ragazzi, anche al cinema si va per De Sica o Malick e i capolavori del passato si confrontano con quelli del presente.

Se vogliamo che i videogioco cresca, dobbiamo crescere anche noi.

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