Quanti e quali sono gli elementi che una serie deve mantenere per accontentare i fan e non stancarli con l’ennesima copia dello stesso gioco? Se lo stanno chiedendo un po’ tutti i più grandi publisher, come Activision, tacciata – nonostante i cambiamenti annuali – di troppa staticità, e Capcom, nell’occhio del ciclone per l’evoluzione fatta compiere alla serie di Resident Evil.
Proprio il colosso giapponese è una delle software house più attive nella ricerca di una soluzione capace di soddisfare tutti, da applicare sistematicamente ai tanti personaggi che si sono alternati sugli scaffali sotto l’egida della mamma di Street Fighter, bloccati in una sorta di limbo da ormai troppi anni. Uno degli ultimi esperimenti è stato quello di affidare una delle sue serie principali, Devil May Cry, ad uno sviluppatore occidentale con abbastanza personalità da riuscire a rivitalizzare un marchio caratterizzato da alti e bassi, ma sempre amatissimo.
Ninja Theory, la squadra di Heavenly Sword ed Enslaved, non si è tirata indietro ma anziché svolgere il compitino ha deciso di reinterpretare la serie di DmC a modo suo. Questo ovviamente ha agitato subito gli appassionati, decisi a boicottare ogni cambiamento applicato dagli sviluppatori ancora prima che il gioco fosse pronto. Tutto per via di un semplice dettaglio: i capelli di Dante, giudicati da molti come troppo emo, oltre che neri. Già, tutto qui. Non importa che ci fossero tanti motivi più validi, per esempio che DmC Devil May Cry è il primo capitolo su console a girare a 30 frame per secondo o che il gameplay è stato stravolto dall’aggiunta di nuove armi, no, la pietra dello scandalo è il taglio di capelli di Dante e la sua giovane età.
Beh, sapete cosa vi dico? Che a me questo nuovo protagonista piace, è fresco, strafottente, brillante e non si prende mai sul serio. Nonostante le vicende drammatiche che vivrà nel gioco – scoprirà dopo tanti anni, infatti, la triste fine che hanno fatto i suoi genitori – Dante non perderà mai l’occasione per fare una battuta o esaltarci con qualche frase da vero e proprio badass. A fare da spalla vi sono poi personaggi come Virgil e la bella Kat, e la storia, per quanto non particolarmente originale, diventa persino intrigante anche per via di qualche interessante critica alla società moderna.
Una volta archiviato il dossier “emo” possiamo concentrarci sul gioco vero e proprio. Nonostante la mancanza dei 60 frame al secondo in un action così veloce, preciso e frenetico si faccia sentire, pad alla mano DmC Devil May Cry si rivela dannatamente divertente, grazie alla possibilità di concatenare tra di loro un numero davvero notevole di mosse, che faranno letteralmente danzare il protagonista da un lato all’altro dello schermo. Certo, sarà necessaria un po’ di manualità e coordinazione per gestire tutto nel modo corretto, ma una volta assimilati i vari comandi Dante si trasformerà in un vortice di morte.
Oltre al classico assetto spada/doppie pistole, il nostro ammazzademoni preferito potrà imbracciare una possente ascia demoniaca o una veloce falce angelica senza interrompere i suoi fluidi movimenti: basterà accoppiare ai normali colpi le due leve analogiche. Come se tutto questo non bastasse, arriveranno anche un rampino in grado di attrarre a sé i nemici e una lancia che al contrario proietterà Dante contro il suo bersaglio. Solo l’utilizzo costante di tutte queste mosse consentirà di guadagnare l’agognato punteggio SSS di fine livello e di farvi sentire così dannatamente bravi.
Tra un combattimento e l’altro, oltre a qualche piacevole filmato, dovrete anche divincolarvi tra fasi platform, discretamente realizzate e nelle quali occorrerà usare alcuni dei poteri sbloccati in precedenza, in stile Darksiders, stanze bonus da ripulire dai nemici e qualche piccolo segreto da trovare. Gli amanti delle sfide potranno persino aumentare esponenzialmente il livello di difficoltà del gioco, bilanciato in maniera più morbida rispetto al passato, fino all’attivare una modalità nella quale basterà un solo, misero colpo per decretare il game over, mentre i nemici manterranno inalterata la loro potenza.
Dal punto di vista tecnico occorre suddividere abbastanza nettamente la parte tecnologica da quella artistica. Il motore di gioco, per quanto inchiodato sui 30 frame per secondo, non stupisce per pulizia delle texture, livello di dettaglio e ottimizzazione generale, dato che è presente un leggero effetto di tearing, e tra un livello e il successivo vi sono lunghi caricamenti. Il tutto è però compensato dalle scelte artistiche fatte di scenari originali e costantemente in movimento, design azzardato e una buona regia, in grado di sottolineare degnamente tanto i combattimenti quanto le scene animate. Piuttosto varia la colonna sonora, che spazia dal metal a musiche più rilassanti, mentre non eccelso il doppiaggio italiano, per via di un’interpretazione piuttosto blanda degli attori e un lavoro di mixaggio dei volumi poco convincente.
Discreta anche la longevità, dato che una volta terminato il gioco sarete spinti a provare una delle tante modalità di gioco alternative, o magari anche solo riprovare i livelli più belli per migliorare il punteggio stile e battere gli amici online, messi in competizione da classiche leaderboard.
Nonostante le futili polemiche, credo che DmC Devil May Cry riesca nel difficile compito di mantenere inalterato il cuore della serie, ovvero quello di un action game divertente e di pregevole fattura, con un gameplay dannatamente brillante e appagante. E a ben vedere anche un protagonista simpatico e carismatico.
Sviluppato da Ninja Theory e pubblicato da Capcom, DmC Devil May Cry è disponibile dal 15 gennaio per PC, PS3 e Xbox 360.