Chi vi parla è uno di quegli strani collezionisti con le stanze piene di polvere. La quantità di giochi, console e merchandise che si conta sugli scaffali e nei cassetti della mia cameretta sta per superare i numeri a tre cifre e sto iniziando a pensare al futuro del mercato fisico dei videogiochi. Mi è capitato più di una volta di scaricare un Xbox Live Arcade o tonnellate di DLC dal Marketplace di Xbox Live, ma dentro di me qualcosa mi ha sempre fatto rimpiangere l’assenza della confezione da scartare, annusare e conservare avidamente (si, chiamatemi malato). Qualcosa negli ultimi tempi sta però cambiando e vorrei proporvi alcune riflessioni sul mercato retail, su quegli ingombri che prendono il nome di edizioni limitate e sul perché potrebbe valere la pena di operare un cambio di direzione.
Tre sono gli eventi e le situazioni che mi hanno portato a questa riflessione, due dei quali riguardanti il digital delivery e i suoi antagonisti fisici. Il primo di questi è l’arrivo su Xbox Live di The Walking Dead di Telltale Games, il Game of the Year 2012 distribuito sotto forma di contenuti episodici. Per essere una produzione destinata alla distribuzione digitale, TWD si è dimostrato all’altezza dei grandissimi titoli tripla A che ci vengono sbattuti in faccia ogni anno e, con i suoi dati di vendita – 8,5 milioni di download nel solo 2012 -, ha chiarito una volta per tutte che il giocatore appassionato è disposto a spendere per un’esperienza del tutto eterea, addirittura non funzionante all’arrivo sugli scaffali dei negozi americani in versione scatolata. Certo, i fruitori del titolo sono abituati alla struttura episodica per via delle produzioni destinate agli altri media del brand TWD, ma non è questo un dato importante per il passaggio semi-definitivo al digital?
La seconda situazione che mi ha portato a riflettere è quel dannato corriere che non si presenta quando attendo un gioco dalle lande amazzoniane della rete. Spero non mi succeda con Gears of War: Judgment: mi costringerebbero a correre in un negozio a comprarne una seconda copia. Ok, ok… la finisco. La questione è: volete mettere a confronto la possibilità di poter pre-scaricare il gioco X e avviarlo alla mezzanotte del day one, senza dover quindi aspettare fattorini sfaticati o evitando code in autostrada per raggiungere un negozio all’apertura, con i grattacapi di cui sopra?
Il terzo evento riguarda la controversa Zombie Bait Edition di Dead Island Riptide, annunciata qualche giorno fa e protagonista di alcuni dibattiti tra gli utenti mondiali e il distributore. Al di là della dubbia bellezza e nobiltà di un busto di donna zombificato, siamo davvero sicuri che tutte queste cianfrusaglie sono quello di cui abbiamo bisogno? Sul mercato ci sono (e ci sono state) limited significative – mi vengono in mente quella di Batman: Arkham City e l’Epic Edition di Gears of War 3 -, ma nell’ultimo periodo c’è stato un vero e proprio sovraffollamento, con conseguente calo di interesse da parte degli acquirenti. Proprio l’altro giorno ho visto uno scaffale pieno di Deus Ex: Human Revolution limitati al prezzo di € 19 (inizialmente € 149). La stessa fine che faranno le svariate edizioni costose di Tomb Raider, Metal Gear Rising: Revengeance e compagnia, ci metto la firma. Insomma, non solo sono ingombranti e prive di appeal, ma ledono anche all’immagine dei videogame, catalogati come giocattoli per bambini mal cresciuti o, nel caso di Riptide, bavosi, e della software house.
Qual è quindi lo scenario ideale che dovrebbe figurarsi con l’arrivo della prossima generazione? L’ideale sarebbe mettere il consumatore in una posizione ottimale, dove è in grado di scegliere se abbandonare o no il mercato fisico. Ma come? La mia idea -sicuramente in studio presso molti publisher e big dell’industria – è quella di abbassare i prezzi del digital a circa € 49 con pre-order e pre-download presso i vari store online delle console e sfornare delle belle edizioni da collezionisti con codice per il download che vanno dai € 69 ai €99. Si metterebbe così fine ai tempi d’attesa, senza però dimenticarci della bellezza e dell’importanza del possedere qualcosa di materiale. Semplice, no?