Metal Gear Rising Revengeance

Metal Gear Rising: Revengeance è un astro nascente del videogioco

di • 11 dicembre 2012 • RecensioneCommenti (0)1592

Una delle cose più affascinanti della Zone of the Enders HD Collection è senza dubbio alcuno la demo di Metal Gear Rising: Revengeance. Konami l’ha intelligentemente inserita nel pack, addirittura su un DVD a parte, per impreziosire una compilation fatta di due buoni titoli di Hideo Kojima – quelli che hanno dato il là alla leggenda di Metal Gear Solid – alla quale molti non si sarebbero neanche interessati in assenza della nuova avventura di Raiden e soci. XboxWay ne ha naturalmente approfittato ed è qui oggi, sono qui oggi, per parlarvi del gioco che sarà disponibile da fine febbraio 2013 in versione Xbox 360 e PS3.

Partiamo subito dal neo che questo titolo si trascina dietro dal giorno del suo (secondo) annuncio, e cioè il setting temporale oltre che ambientale – non mi riferisco al nome, su cui ho ironizzato senza pietà in titolo e sottotitolo. L’originale Metal Gear Solid: Rising avrebbe dovuto raccontare le peripezie di un giovane Raiden nell’Europa dell’Est tra Metal Gear Solid 2 e Metal Gear Solid 4, spiegando così la trasformazione di un insicuro bambino “prodigio” nel temerario ninja cyborg che in Guns of the Patriots tanto ha dato alla causa. Platinum Games, chiamata in causa da una Kojima Productions in affanno, ha preferito discostarsi dalla serie originale e, una volta presa in mano la direzione dello sviluppo, si è spinta fino alla conclusione di MGS4 da lì prendendo le mosse per una nuova trama. Una nuova trama che, diciamocela tutta, ha poco da spartire con le cervellotiche (e fantastiche) macchinazioni del padre della saga, che anzi si presenta semplicemente per quella che è: un intreccio anche leggero che fa sempre e comunque da sfondo a un frenetico gameplay action.

Questa veste inedita per il franchise di Metal Gear porta alla conseguenza della voluta superficialità, della genericità che ha afflitto gran parte delle produzioni 360/PS3, di un’anonimato che fa francamente male vedere in un prodotto con questo nome e questa storia. Alcune cut-scene, ve lo voglio dire in maniera chiara per prepararvi al peggio, danno la nausea per quanto sono banali e poco intriganti, ma come per altri aspetti della produzione è ingiusto basare il proprio giudizio su una versione dimostrativa; prima di bocciare, tenendo peraltro conto della fedeltà all’evoluzione del personaggio di Raiden iniziata già GotP, diamoci tutti il tempo di studiare la questione con calma e sangue freddo.

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Pure perché ben presto si entra nell’ordine delle idee che, ok, la trama è quella che è ma è il gioco a dover fare la differenza, e in questo campo i creatori di Bayonetta hanno davvero pochi rivali. Le chicche ci sono e fanno sì che, almeno per questo verso, Revengeance non corra certo il rischio di cadere nell’anonimato. Per dirne tre: la difesa, la modalità Free Blade e l’alternanza tra stealth ed action. Se per questi ultimi due ingredienti è seminale la bozza originale di Kojima Productions, che non a caso li aveva resi autentici cavalli di battaglia, il primo è tutta farina del sacco di Inaba e compagnia. E per quanto possa apparire semplificato difendere e attaccare con lo stesso tasto, il risultato è “cervellotico” al pari delle storyline di Kojima. Spiazzante, insolito, intrigante. E’ un sistema che va indubbiamente compreso e associato al completo evitare le mosse offensive degli avversari, ma le soddisfazioni sembrano essere parecchie in caso di suo pieno sfruttamento. Staremo a vedere se questa impressione verrà confermata nella build definitiva.

Posso definirmi sorpreso fin da subito, invece, in relazione alla modalità Free Blade. Mi spiego: questa è una delle feature che più attendevo dal giorno dell’annuncio di Rising ma, provato il tutorial – la prima macrosezione della demo -, me l’ero già immaginata lì a prendere la polvere, inutile com’era, durante le battaglie. Macché! Free Blade non è utile nei combattimenti, è indispensabile: sia che vogliate recuperare energia (la pressione al momento giusto di qualche tasto vi garantirà un bonus in salute), sia che desideriate far fuori qualche avversario in maniera indolore e spettacolare, vi ritroverete a chiamarla in causa molto più spesso di quanto possiate immaginare. Parere assolutamente positivo. Last but not least, un’altra caratteristica voluta a mo’ di citazione da Kojima Productions è questo funzionale mix di stealth e action. Intendiamoci: non aspettatevi di sgusciare via per interi livelli ed evitare così lo scontro frontale, perché il gioco, con una struttura quasi ad imbuto, vi costringerà in certe fasi a venire alle mani. L’incrocio tra le due meccaniche di gioco permette però di iniziare lo stage in maniera silenziosa, specie nella mappa a tratti aperta della versione dimostrativa, strisciare lateralmente e sbucare all’improvviso su un paio di guardie “distratte” da chissà cosa. Funzionale è l’aggettivo giusto, ma tenete ancora presente che mech e robot di varia natura sono lì per darvi la caccia e per mandare a benedire gli status d’allerta (Caution e tutti gli altri) à la MGS.

Queste le mie primissime impressioni su Metal Gear Rising: Revengeance. Ricordate che non siamo di fronte alla build definitiva e che pertanto il mio giudizio è privo di considerazioni su IA, comparto grafico et similia. Prendete la demo per quello che è: un antipasto, magari anche un po’ troppo caldo, della portata principale in arrivo l’anno prossimo.

Intanto: l’avete provata anche voi? Che ve ne pare?


La demo di Metal Gear Rising: Revengeance è parte della Zone of the Enders HD Collection, disponibile da fine novembre per Xbox 360 e PS3. ZOE HD sarà presto oggetto di una Opinione a parte.

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