Dragonborn Review

The Elder Scrolls V, con Dragonborn si ritorna a Morrowind

di • 7 dicembre 2012 • RecensioneCommenti (0)2021

Nonostante i problemi emersi in tutti questi mesi, è innegabile come The Elder Scrolls V: Skyrim sia un’opera imponente, capace di rapire per centinaia di ore i giocatori per immergerli in un universo affascinante e credibile, tratteggiato con cura certosina dagli scrittori di Bethesda.

Coloro che si sono avvicinati a The Elder Scrolls solo in questa generazione di console probabilmente ignorano gli albori delle vicende che hanno come protagonista Tamriel, l’enorme continente nel quale tutta la serie è ambientata. In Arena, Daggerfall, Morrowind e Oblivion si sono svolte gran parte delle vicende che abbiamo sentito tramandare dagli abitanti di Skyrim o letto sui libri di storia. Leggende che parlavano di terre lontane, alcune di queste devastate da cataclismi naturali che le hanno sconvolte per sempre.

Grazie a Dragonborn potremo tornare in uno di questi luoghi mitici, ovvero quella Solstheim che fu teatro di Bloodmoon, la seconda espansione di Morrowind. Una terra, ovviamente, inospitale, per metà sommersa da una coltre di cenere proveniente dalla Montagna Rossa e per l’altra metà ricoperta di neve, essendo formata da picchi montuosi tra i quali si celano popolazioni di misteriosi cacciatori, rovine naniche e pericoli di ogni tipo.

Nonostante le curiose abitazioni ricavate all’interno di funghi, o le miniere di Ebano, non giungerete a Solstheim per turismo, ma perché il primo Sangue di Drago, Miraak, ha deciso di tornare in vita. Il problema è che ritiene che due Dragonborn non possano convivere nella stessa epoca. Ecco, quindi, che dopo essere stati attaccati da alcuni adepti del suo culto – a me è successo presso Riften -, potremo imbarcarci per l’isola di Solstheim, luogo di origine della minaccia. Qui non verremo accolti nel miglior modo possibile: dopo l’esaurirsi delle vene minerarie e l’abbattersi delle ceneri del vulcano, l’isola non sta vivendo il suo periodo migliore. Nulla di cui preoccuparsi, però, dato che sarete lì solo per sventare i piani di Miraak ed entrare in possesso dei suoi favolosi poteri!

Come ogni espansione che si rispetti, grande o piccola che sia, anche Dragonborn non sconvolge le regole e il gameplay offerto da Bethesda, ma va ad ampliare le possibilità a disposizione del giocatore, oltre che ad arricchirlo con nuovi poteri e gingilli. Nonostante le dimensioni dell’isola, infatti, sarà possibile completare la quest principale in poche ore (circa cinque), principalmente per via della trama troppo lineare (verrete condotti passo a passo per tutta l’avventura, anche durante la risoluzione di alcuni enigmi) e per l’assenza di diramazioni importanti, che non vi spingerà a rigiocare l’espansione solo per scoprire la storia alternativa.

Nonostante questo, durante la missione principale non vi annoierete: potrete visitare una piana dell’Oblivion, acquisire nuove possenti armi e apprendere nuovi utili poteri, come per esempio la possibilità di evocare dei draghi infuocati uccidendo un avversario con un urlo. Ovviamente, imparerete anche come domare i draghi per cavalcarli nei cieli di Tamriel; senza dubbio l’aggiunta più chiacchierata e attesa di tutto Dragonborn. Quest’ultima opzione è piuttosto deludente, perché al pari di Lair - famoso gioco di lancio PS3, celebre per la sua ingiocabilità – queste cavalcature sono complesse e scomode da governare e dunque piuttosto inutili durante i combattimenti o anche solo per spostarsi. La stessa maledizione toccata anche a Dawnguard, dove la trasformazione in Lord dei Vampiri aveva più ombre che luci.

Un fallimento completo, allora, visto anche il prezzo di ben 1600 MS Points? No, perché quello che rimane dopo aver completato la storia principale di Dragonborn è un territorio di dimensioni generose da esplorare, nel quale, oltre a una missione piuttosto complessa legata ai reggenti dell’isola, sono molteplici i segreti da scovare (diciamo solo che nell’espansione Bloodmoon era incentrata su di un’invasione di lupi mannari), molti dei quali vi porteranno ad acquisire ulteriori poteri piuttosto utili, come l’impossibilità di ferire gli alleati (quante volte ci si sono rivoltati perché li abbiamo colpiti involontariamente?), o nuove armi, come uno spadone a due mani capace di lanciare dei fendenti di energia. Inoltre, Solstheim è piena zeppa di libri dai quali ricavare la storia dell’isola e di Morrorwind, nei quali i vecchi fan della saga si perderanno in ricordi e potranno scoprire le conseguenze delle loro scelte.

A conti fatti, dunque, Dragonborn sembra essere pensato più per i tanti entusiasti di Skyrim e della serie The Elder Scrolls che per offrire qualche nuova possibilità e opzione al gioco in grado di ampliare la sua fan-base. In Solstheim, i giocatori più incalliti troveranno, infatti, decine di ore di nuove avventure, armi e poteri, ma nulla in grado di far cambiare idea ai detrattori che anzi, nei difficili controlli del drago, potrebbero trovare ulteriori argomentazioni per dare contro al gioco.

Rimane sempre l’amaro in bocca pensando cosa sarebbe potuto essere Skyrim con un motore di gioco più moderno e flessibile. Perlomeno, questa volta, a parte una casa senza pavimento, sembra che gli sviluppatori siano riusciti a offrire un’esperienza godibile sin dal primo giorno e a vestire tutti gli abitanti di Morrowind.


Sviluppata e pubblicata da Bethesda, Dragonborn è la prima espansione di The Elder Scrolls V: Skyrim. Il DLC è scaricabile dal 4 dicembre 2012 dal Marketplace di Xbox Live e sarà disponibile su PC e PS3 all’inizio del 2013.

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