Quando una software house – peraltro della tanto bistrattata scuola giapponese – riesce a fondere le esperienze di Max Payne, Alan Wake, Too Human e Panzer Dragoon, è fuori da ogni benché minimo dubbio che meriti un applauso pubblico. Quello che, almeno su Internet, non gli è stato tributato.
Asura’s Wrath è la migliore IP originale della next-generation nipponica, forte di una storia epica (l’aggettivo “biblico” è tutto fuorché fuori luogo), di un gameplay così vario da spiazzare per lunghi tratti il giocatore, di una narrazione spettacolare e innovativa, in cui addirittura zittire i monologhi altrui. Sciolgo subito ogni riserva: il titolo CyberConnect2 potrà non essere per tutti, potrà essere “breve ma intenso”, ma è un’esperienza della quale, nell’ambito dell’attuale generazione di console, non dovreste decisamente fare a meno.
In fase di presentazione ho scomodato grandi franchise della storia più o meno recente, e non l’ho fatto per puro sensazionalismo. Non so quanto ci sia di citazione o di semplice, magari ingenua imitazione, ma in Asura’s Wrath ho ritrovato tanto di Max Payne e Alan Wake, per motivi diversi capisaldi del portfolio videoludico di ognuno di noi. Il primo viene tirato in ballo e poi allontanato da una trama ricca di infami omicidi – al protagonista viene uccisa la moglie e rapita la figlia -, in cui, tuttavia, non c’è compassione verso colui che ha subito il torto, ma addirittura un’accusa di tradimento che lo perseguiterà e renderà il cattivo di turno. Ne consegue che, al di là dell’incipit, i temi sono ben diversi da quelli del primo blockbuster Remedy: la negazione della divinità, la morte degli uomini e degli dei, la volontà di un pianeta che vuole la sua stessa fine. Per quanto riguarda Alan Wake, l’accostamento con l’action di casa Capcom è lampante e trova legittimità in uno storytelling che, anziché lavorare sulla scia dei serial TV occidentali, si rifà alla consolidata tradizione degli anime orientali, con tanto di eyecatcher che mai e poi mai arriveranno in Italia. Questo significa che, come per l’avventura del tormentato scrittore, anche la campagna di AW (le stesse iniziali!) è divisa in episodi – in “kanda”, a dirla tutta – confezionati con grande raffinatezza, preceduti da un promo in pieno stile televisivo e un intermezzo disegnato per approfondire la trama oltre le cut-scene. Il risultato è fantastico – sembra quasi di guardare un cartone animato “maturo” tutto d’un fiato, titoli di coda e testa inclusi – e pone di diritto la presentazione tra i principali punti di forza del gioco.
Chiusa la parentesi delle influenze finlandesi, è il turno del mio tanto amato Too Human e di Panzer Dragoon, due titoli che, per quanto il sottoscritto possa essere di parte, non hanno avuto lo stesso peso specifico sull’industria. Sfortunatamente. Asura’s Wrath condivide con il titolo Silicon Knights un’avvincente rivisitazione della fantascienza, che si unisce al passato di cui cerca nevroticamente il consenso, mista ad una delle culture più affascinanti della nostra storia di uomini: quella norrena, per quanto riguarda l’hack ‘n slash dal Canada; quella giapponese, nel nostro caso odierno. Un mix straniante e inizialmente fastidioso, come i primi tratti del gameplay, fin quando la trama non emerge con straordinaria prepotenza. Ed è proprio il gameplay il tratto comune con Panzer Dragoon, perla dell’era Saturn che ho personalmente conosciuto su Xbox, alla cui “menzione” viene affidato l’inizio del gioco: una lunga e anche noiosa – col senno di poi non lo è – sessione da shooter spaziale, dove agganciare gli obiettivi con lo sguardo della levetta analogica destra e sparare, senza l’impressione di produrre vero danno, con X o Y. Non fermatevi alla prima impressione, perché tutto avrà un suo più articolato senso con il prosieguo dell’azione.
L’autentica azione è poi basata sul marchio di fabbrica di CyberConnect2, che, per chi non avesse seguito le vicende della serie Namco Bandai di Naruto, è l’alternanza tra combattimenti atipici e (talvolta simpatici) minigiochi. Ce ne sono tanti, forse troppi, di quick-time event, a cui è affidato il compito di coinvolgere l’utente, di renderlo partecipe dell’ira di Asura. Perché è questa, tra le righe delle continue boss fight persino senza braccia e dell’uso della Furia, la vera protagonista, che fa di Asura’s Wrath una rappresentazione della rabbia senza precedenti in un videogioco.
A chi la accusa di scarsa longevità, la produzione Capcom risponde con un’elevata rigiocabilità (merita almeno due partite), coadiuvata dalle valutazioni a ciascun kanda e dalla possibilità di sbloccare un ulteriore finale. Non avrei disdegnato una bella co-op ma, visti i risultati di colleghi come Ninja Gaiden 3, preferisco avere l’appeal di un ottimo e moderatamente variegato single-player. Cito ad honorem il buon comparto grafico, che sorprende ma soffre raramente di tearing e cali di frame-rate, la gradevole colonna sonora e il doppiaggio disponibile sia in inglese che in giapponese: una grande mossa per gli appassionati.
Penso si sia capito dal primo paragrafo: promuovo a pieni voti Asura’s Wrath, ma lo consiglio in particolare a chi ha voglia di una storia diversa e di un’esperienza ludica molto distante da quella offerta dai concorrenti. Senza un pizzico di lucidità e di buona volontà, è facile bollarlo come l’ennesima occasione mancata.
Sviluppato da CyberConnect2 e pubblicato da Capcom, Asura’s Wrath è disponibile dal 9 marzo per Xbox 360 e PlayStation 3.