Non a caso si chiamano BAFTA. I British Academy Video Game Awards 2012, elargiti dalla British Academy of Film and Television Arts, sono stati l’apoteosi del videogame made in UK: premi a destra e a manca per gli sviluppatori inglesi, e per quei titoli che, come Portal 2 e Battlefield 3, hanno spopolato nel Regno Unito.
Prima i fatti. Vediamo insieme l’elenco completo dei premi assegnati, con tre award all’avventura puzzle/platform Valve, altrettanti per lo shooter DICE, uno per Batman: Arkham City, Rayman Origins, L.A. Noire e ben due per LittleBigPlanet 2:
- Miglior action: Batman: Arkham City
- Miglior lavoro artistico: Rayman Origins
- Miglior audio: Battlefield 3
- Miglior gioco: Portal 2
- Miglior gioco di debutto: Insanely Twisted Shadow Planet
- Miglior design: Portal 2
- Miglior gioco per famiglie: LittleBigPlanet 2
- Gioco più innovativo: LittleBigPlanet 2
- Miglior gioco Mobile: Peggle HD
- Miglior gioco online – browser: Monstermind
- Miglior gioco online – multiplayer: Battlefield 3
- Miglior musica originale: LA Noire
- Miglior attore: Mark Hamill, per il Joker in Batman: Arkham City
- Miglior gioco di sport e fitness: Kinect Sports 2
- Miglior storia: Portal 2
- Miglior gioco di strategia: Total War: Shogun 2
- BAFTA Ones to Watch Award: Tick Tock Toys
- GAME Award del 2011: Battlefield 3
Guardando a questo elenco, sorgono di getto due riflessioni. La prima, quella già evidenziata in fase d’introduzione, riguarda l’attendibilità di award che, assegnati in terra inglese, premiano laddove possibile giochi di fattura britannica come LittleBigPlanet 2 (Media Molecule), Arkham City (Rocksteady), Kinect Sports 2 (Rare) e Total War: Shogun 2 (The Creative Assembly). Ci sta l’occhio di riguardo per i classici panni (qui tutt’altro che sporchi) da lavare in casa, ma una simile ondata di consenso ce la cantiamo & ce la suoniamo da soli-style ci mette di fronte all’inoppugnabile verità che i VGA, i Video Game Awards di Spike TV, rimangono tristemente l’unico contest non pilotato da interessi patriottici. Che sono i più fastidiosi perché, sapete, la Terra non gira intorno a questa o a quell’altra nazione, specie se si parla di videogiochi: ci sono gli svedesi “spalle coperte” di DICE, ad esempio, i finlandesi di Alan Wake, gli scozzesi di Crackdown 2, i canadesi di FIFA, i giapponesi di Metal Gear e via dicendo, oltre ai soliti (benvenuti, a questo punto) americani. Come si fa a non tenerne conto, per dirne una, nella categoria “sport e fitness” che ha visto trionfare Kinect Sports 2? Kinect Sports 2! Vincitore nella stessa, identica categoria di FIFA 12!
Seconda riflessione. Ho tirato in ballo i VGA, prima, ma non si pensi che questi siano chissà quanto migliori. Anzi, purtroppo somigliano ai BAFTA, cui finora avevo dato credito come seriamente indipendenti e più “ragionati”. Vedere Portal 2 (prima di fare il collegamento: Wheatley è doppiato da un attore inglese!) sbancare in tre categorie diverse mi aveva fatto ben sperare, ma gli altri premi mancano di originalità. Di coraggio. Altrimenti non si spiega per quale motivo, all’infuori dell’assegnazione politica degli award (tre a lui e tre a Portal, e tutti a casa), Battlefield 3 abbia vinto il premio al miglior audio, inventato di sana pianta – come quello del “fitness” – e messo da parte rispetto alla colonna sonora originale. Che, a proposito, è risultata essere spettacolare in L.A. Noire: francamente non mi ha lasciato il benché minimo segno, sintomo che, dopotutto, ce n’era di migliori.
Sono da registrare, infine, alcune lacune nelle nomination: manca un premio per gli RPG – Skyrim è anche per questo motivo rimasto a secco – e per i racing; non è stato affatto citato un assoluto capolavoro della tecnologia ludica come Uncharted 3; non si è tenuto conto di titoli discussi ma comunque di alta fascia come Dead Space 2, Modern Warfare 3, Deus Ex: Human Revolution e Rage. Sarebbe bello capire se per questi prodotti sarà indetta o meno una cerimonia a parte: in tal caso, spediteci una mail – ci faremo trovare pronti.
Al di là della veridicità delle premiazioni, insomma, rimane l’amaro in bocca per la constatazione che i videogiochi, al momento, non godono di veri e propri Oscar. Di un simbolo, cioè, che attesti con serietà – quindi con distacco dai fumi della soggettività e senza interessi di parte – la bontà o meno dei giochi rilasciati nel corso dell’anno.
Potrebbe interessarti anche...
-
http://profile.yahoo.com/VS3SUXBSNIIHTKFKH4FGGUCPVQ Matt
-
Valerio Campiglia