Quando si parla di produzioni artistiche – siano esse film, libri o videogiochi – il grado di successo commerciale e l’effettivo valore dell’opera coincidono raramente. Certo, il valore è qualcosa di molto soggettivo e parlare di obiettività è sempre molto rischioso quando si tratta di arte e di bellezza, ma Alan Wake è un tipico esempio di squilibrio a sfavore del successo ai botteghini: un milione di copie vendute worldwide (in due anni) per il titolo Remedy; una cifra che, prendendo in considerazione le sole vendite per Xbox 360, pone l’action-thriller finlandese fianco a fianco con LEGO Star Wars: La Saga Completa; una produzione che non ha certo dato all’industria dei videogiochi lo stesso contributo artistico di Alan Wake (sebbene vada riconosciuto l’ottimo lavoro svolto negli anni da Traveller’s Tales).
La narrazione, innanzitutto. Quello stile ricalcato dai romanzi di Stephen King, la struttura episodica ripresa dai serial televisivi, l’introspezione del protagonista, che ha contribuito a creare un legame molto forte tra il giocatore e Alan – nonostante il gameplay nudo e crudo mostrasse il fianco a diverse critiche. Insomma, qualcosa di assolutamente innovativo sul piano del racconto digitale, come lo furono – all’epoca – altre due opere firmate Remedy: Max Payne 1 e 2.
Capirete bene come l’annuncio di un sequel di Alan Wake mi avesse riempito di gioia. Se n’era parlato tanto; il progetto, poi, era stato addirittura cancellato, per risorgere qualche mese fa sotto forma di episodio scaricabile. Destinazione: Xbox Live Arcade. E infine l’unveil completo di Alan Wake’s American Nightmare (questo il titolo del gioco) ai VGA 2011, la scorsa settimana. Qualche attimo di confusione alla fine del trailer, lo rivedo un’altra volta, e ancora e ancora. Ne ho la certezza: non c’è (quasi) più nulla di quell’atmosfera à la Stephen King. Lo stesso logo disegnato da Remedy si allontana parecchio dai toni sobri che hanno contraddistinto la serie fin dalla sua nascita e le prime informazioni sulla trama (un Alan in lotta con la sua nemesi, tale Mr. Scratch) non lasciano spazio a dubbi: Alan Wake’s American Nightmare sarà più action e si ispirerà – nientepopodimenoche – alla filmografia di serie B in stile Quentin Tarantino (con tanto di modalità Fight ’til Dawn, “combatti fino all’alba”, una sorta di Orda dai connotati tarantiniani).
Un cambio di rotta netto e deciso, quindi. Ma che, assicurano dalla Finlandia, è stato intrapreso con cognizione di causa. “Abbiamo voluto creare uno spin-off che sia diverso dall’Alan Wake originale“, ha dichiarato Sam Lake, creative director, ai microfoni di EDGE. “Quando porterete avanti la storia, potrete notare che ci sono vari elementi che affrontano questo problema e inseriscono il gioco al posto giusto nel nostro universo di finzione. [...] Di sicuro, non porteremmo mai il franchise verso una direzione inaspettata senza pensarci bene, e senza esser certi che tutto funzioni come avremmo voluto“.
Ma siamo sicuri che quanto voluto da Remedy coincida con quello che i fan vorrebbero da un sequel di Alan Wake? Ragioniamo. Il gioco originale lo abbiamo amato (chi lo ha fatto, certo) per un semplice motivo: la foresta. Il buio fitto della notte, i rumorini inquietanti, il camminare per chilometri e chilometri lungo i sentieri tra la vegetazione, accompagnati dalla tagliente luce di una piccola torcia. Alan Wake’s American Nightmare sarà dotato di un mondo aperto, free-roaming, liberamente esplorabile (così come era previsto alle origini anche per il titolo originale): una struttura che, sulla carta, dovrebbe aumentare in modo esponenziale la libertà di girovagare. Uniamo questo alle promesse di un gameplay ancor più votato all’azione di quanto – in certe circostanze – non lo fosse già, ed ecco che il prodotto inizia a prendere forma e, forse, ad andare incontro ai desideri (inconsci?) dei fan.
Infine – e concludo – la scelta di affidarsi a una piattaforma come Xbox Live Arcade per la distribuzione è senz’altro frutto dell’esperienza maturata negli anni da Remedy, specie alla luce delle già citate (e deludenti) vendite del capitolo originale, ma non solo. Anche di una volontà di sperimentare. I contenuti scaricabili, adattandosi perfettamente alle fattezze da serial televisivo, ebbero infatti un discreto riscontro. L’eventuale successo di American Nightmare potrebbe dare nuova linfa sia a Remedy, sia al franchise, e aprire (davvero) quella che è sempre stata la strada ideale da percorrere per un prodotto come Alan Wake: il digital delivery a episodi.
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