Rayman Origins

Rayman Origins, chi ha detto che i platform erano finiti?

di • 16 dicembre 2011 • RecensioneCommenti (1)1432

Qualcuno se l’è ricordato: il 2D è l’habitat ideale per i platform games. E non è affatto vero che le due dimensioni non appartengono a questa generazione: sono vive e vegete. La scena indie l’ha provato più volte, anche e soprattutto su Xbox Live Arcade e PSN, dove Rayman Origins sarebbe dovuto approdare come titolo scaricabile. La rigida custodia che teniamo oggi tra le mani, però, ci fa subito capire che abbiamo a che fare con qualcosa di più sostanzioso.

Ogni giocatore può scegliere un personaggio diverso, ma anche in single-player è possibile vestire liberamente i panni di uno dei quattro protagonisti.

Michel Ancel (il game designer di Ubisoft che diede vita a questo buffo personaggio ormai più di un decennio fa) è tornato, ha ripreso tutto nelle sue mani, si è sbarazzato di quegli antipatici conigli e, con un piccolo team, ha ideato quello che oggi è uno dei migliori platform in circolazione. Qualcuno potrebbe addirittura paragonarlo ai grandi del genere, da Super Mario a Sonic (quello di un tempo); in realtà, Origins attinge da sé stesso, dalle sue origini appunto, per riproporre in alta definizione un gameplay che già nel 1995 si era fatto apprezzare, ma che oggi esplode con tutta la sua forza e la sua personalità. Rayman Origins ha carattere, inutile paragonarlo ai classici: è Rayman, punto. Certo, alcune fasi hanno il sapore di Donkey Kong Country, ma i ritmi sono diversi.

I controlli, precisi e impeccabili, danno seguito a movimenti fluidi: tutto scorre via con estrema naturalezza (e non parlo solo dei 60 frame per secondo), sia che si tratti di saltare da una piattaforma all’altra, sia che si debba colpire in volo il nemico di turno. Merito di un level design allo stato dell’arte, dove tutto è al posto giusto: non ci sono punti morti. Fin dalle prime fasi di gioco, quando Rayman non è ancora dotato di tutti i poteri che acquisirà avanzando da un mondo all’altro (la planata e la corsa sui muri, per dirne un paio), i livelli hanno sempre qualcosa da dire. I suggerimenti sui percorsi da intraprendere sono camuffati da collectibles (indispensabili, peraltro, per il prosieguo dell’avventura), ma ci sono tante strade alternative, da scoprire magari rigiocando gli stage una seconda volta: con i nuovi poteri sarà anche più divertente. E quella musica, poi. Quei suoni. Ti accompagnano dolcemente e ti entrano in testa – ora sì – come le vecchie melodie dei platform di una volta.

Come da manuale del buon platform, Rayman Origins propone una serie di mondi con diversi livelli da completare. E ogni mondo ha le sue caratteristiche, ma le differenze non si limitano al fronte visivo: l’acquisizione delle nuove abilità apre la strada a nuovi spunti di gameplay. Le fasi a bordo di quella stramba zanzara colorata trasformano poi il gioco in uno sparatutto a scorrimento laterale e, grazie ai ritmi meno frenetici, potremmo dire che fungono da bomboletta d’ossigeno. Non ci si ferma un attimo, e quando alla partita si aggregano nuovi giocatori (fino a quattro, si può entrare e uscire in qualsiasi momento, in stile New Super Mario Bros. Wii) tutto diventa ancora più divertente. Inclusi gli scontri con i boss, rari ma particolarmente apprezzabili.

Rayman Origins è un platform di nuova generazione. Di vecchio – e neanche tanto – ha solo il nome. Tutto il resto, a partire dalla tecnologia usata per la realizzazione artistica (vero fiore all’occhiello della produzione) fino ad arrivare al frenesia del gameplay, emana modernità da ogni poro.


Sviluppato e pubblicato da Ubisoft, Rayman Origins è disponibile dal 25 novembre per Xbox 360, PlayStation 3 e Wii.

Potrebbe interessarti anche...

  • Enrico Santi

    lo stile grafico è semplicemente meraviglioso…mi ricorda alcune produzioni un pò più minute provenienti dal mercato Indie!!!
    Poi in questi tempi in cui gli FPS o TPS regnano fare una pausa con un bel platform non ha prezzo!!!