The Elder Scrolls V Skyrim

Lo amate o lo odiate, The Elder Scrolls V: Skyrim

di • 29 novembre 2011 • RecensioneCommenti (9)2630

Sebbene possa contare su un mondo di gioco tra i più vasti finora creati per Xbox 360, The Elder Scrolls V: Skyrim è un titolo di lettura estremamente facile: farà impazzire chi ha amato e sempre amerà la serie, e in particolare Oblivion, di cui ricalca la formula e le meccaniche che non sono “intaccate” dalla trama; non piacerà per niente ai videogiocatori che, per dirne una, odiano le sottoquest libere (nell’accezione forse negativa del termine) che non danno alcun punto di riferimento o il peregrinare di location in location a caccia dello script da far partire. Ammesso che certe cose, per me alla base della produzione videoludica vecchio stampo, possano non venire apprezzate, il quinto episodio della saga ruolistica targata Bethesda mantiene i pro e i contro che le hanno dato lustro nel corso degli anni, rimodernando alcuni aspetti sulla spinta dei concorrenti.

Da amante dei gatti non potevo tollerare che un Khajiit venisse malmenato dal nemico di turno, così ho scelto un aitante Nord.

Penso, innanzitutto, al nuovo sistema per il livellamento dei personaggi. Qualcosa di molto vicino a quanto elaborato per Final Fantasy XIII, ma con una profondità, chiamiamola anche “longevità”, non raggiunta dagli sviluppatori nipponici. Il meccanismo è semplice: le varie abilità, come il combattimento a una o due mani, migliorano con il loro utilizzo e con un punto bonus da sbloccare a ogni passaggio di livello. Per ogni skill Bethesda ha preparato decine e decine di rami, spingendo i giocatori ad avanzare ben oltre la sola campagna principale. Questo significa, di contro, che in tale mare magnum è possibile perdersi: mi sono ritrovato in più di una circostanza nell’indecisione di quali tecniche potenziare, perché mentre per alcune il miglioramento è palese, per altre è quasi impercettibile. Sarebbe da stupidi criticare l’abbondanza, ma sono certo che un’organizzazione più compatta mi avrebbe facilitato il compito.

Il nuovo design dei dialoghi, i combattimenti e la rinnovata terza persona fanno invece discorso a parte. Se quest’ultima è finalmente vicina alla decenza, pur rimanendo ancorata a una fisica opinabile, gli scontri spada alla mano sono quanto di più vibrante il gioco abbia da offrire: ti ritrovi con questa enorme ascia/martello/spadone, visuale in subbuglio per i passi di un gigante all’apparenza imbattibile, e magari hai il (per me indispensabile) fuoco nella sinistra – l’altra opzione, da non sottovalutare, è lo scudo -, inebriato dalla sensazione di finta onnipotenza che ti viene regalata. Il feedback è eccezionale, e lo noti quando, dopo aver fatto un uso abbondante e forse eccessivo della magia, hai voglia di ritornare a macellare scheletri con la tua arma. Che siano scheletri, appunto, o draugr, giganti o mammuth, la loro discreta intelligenza artificiale punterà ad un unico obiettivo: massacrarti in qualunque punto della mappa. Ho visto nemici seguirmi in capo al mondo pur di “punirmi”, mercenari attendermi all’ingresso delle città perché avevo pestato i piedi ai Vigilanti, banditi dal dente avvelenato a causa del mio (vi sembrerà strano, ma era involontario) assedio a un loro fortino, peraltro espugnato senza grosse difficoltà e saccheggiato. Il punto è, e fidatevi del mio consiglio, non sgarrate se non avete voglia di ritrovarvi in scontri duraturi e colossali.

Scontri in cui, però, l’utente può godere di due “aiuti da casa”, essenzialmente legati allo sviluppo della storyline. Lydia, la compagna di viaggio del protagonista, arriva in seguito alle onorificenze guadagnate nella città di Riverwood. Un personaggio di vitale importanza perché, oltre ad aiutare moltissimo, magari troppo, nei già citati combattimenti, può trasportare gran parte del nostro inventario: non potete immaginare la mia espressione di gioia nello scoprire questa feature, specie se tenete in considerazione quanto ami raccogliere bottini a destra e a manca – e quanto odi privarmene per strada. Veniamo ora agli Urli che, senza fare inutili spoiler, costituiscono l’ossatura, l’espressione massima dello status del personaggio creato in fase di incipit (dimenticavo: editor sempre più superbo e ordinato): vengono acquisiti alla lettura di frasi incise in pietre leggendarie, dopo una sfocatura tra il rosso e nero degna delle sequenze in cui Frodo, dell’ispiratore Il Signore degli Anelli, indossa l’anello, e sbloccati con l’uccisione del drago di turno. Le loro potenzialità vanno dall’allontanare i nemici per trenta secondi al produrre uno scatto disumano, ma non sembrano distaccarsi dall’abituale concezione che, in titoli del genere, abbiamo della magia: pertanto appare chiaro come gli Urli, sostanzialmente, siano stati introdotti più a scopo narrativo che per altro.

Finisco laddove ho cominciato: Skyrim è il più classico dei The Elder Scrolls e, tra alchimia, culinaria, caccia ai draghi – che si trasforma in impressionanti duelli dal basso verso l’alto – e chi più ne ha più ne metta, presenta un mondo così ampio da non farmene facilmente prevedere la conclusione. “Le cose da fare” sono tantissime, partendo dalla main quest (dura il minimo sindacale, forse per andare incontro a un’utenza più variegata) e citando la promessa di missioni secondarie generate automaticamente dal gioco, ma restano comunque legate alla passione per una categoria videoludica che non accetta mezzi termini: la odiate o la amate, come The Elder Scrolls. Lo odiate o lo amate.

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  • Enrico Santi

    Io lo amo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    • Anonimo

      Siamo in due! Oblivion non l’ho giocato troppo perché, credo, in quel momento avevo bisogno di un altro tipo di gioco… e infatti mi sono mangiato le mani fino all’uscita di Skyrim, che sapevo mi sarebbe piaciuto dal primo trailer che ho visto. Troppo Il Signore degli Anelli! :D

      • Enrico Santi

        Troppo Oblivion!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

        • Anonimo

          Per alcuni non è un aspetto troppo positivo, questo, sai?

          • Enrico Santi

            Per me si che è positivo, penso che sia uno dei migliori Action-RPG di questa generazione….Ma perchè dici che non è un aspetto positivo per alcuni?

          • Anonimo

            Parlando con alcuni “puristi” della serie, ho avuto l’impressione che la “”””linearità”””” di Oblivion e la sua longevità non proprio enorme, rispetto, tipo, a quella di Morrowind, non siano state troppo apprezzate.

            Per quanto mi riguarda, forse, avevo giusto bisogno di un’ambientazione (per i miei gusti) più coinvolgente.

  • Enrico Santi

    Si in effetti Oblivion è più lineare di Morrowind…ad alcuni la linearità piace di più ad altri di meno penso sia una questione di gusti.
    Io apprezzo la non linearità infatti mi piacciono giochi come Crysis o Halo…

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