E, insomma, anche questa è fatta. Halo è nei negozi, in una forma che dieci anni fa, probabilmente, non ci saremmo proprio aspettati: un remake in alta definizione del primo episodio della serie che ha segnato un’epoca (almeno) per l’utenza Xbox. Anche questa è fatta: nel momento in cui leggerete le righe dell’Opinione di Combat Evolved Anniversary, mi sarò liberato dell’enorme fardello, alias responsabilità, connessa a ogni uscita dello sparatutto Bungie/343 Industries. La mia esperienza da recensore della saga partì con il discusso Halo 3: ODST, un titolo che mi fece letteralmente impazzire, nonostante mancasse del tocco, all’apparenza imprescindibile, di Master Chief; ebbi a che fare con Reach, chiusura straordinaria dello straordinario ciclo della straordinaria software house di Seattle, ed eccoci qui, oggi, a parlare del gioco che diede inizio alla saga più nota del panorama Microsoft. Che diede inizio, letteralmente, a tutto.
Perché, vedete, senza Halo non saremmo qui. Nessuno di noi sarebbe qui, né io, che per la prima esperienza da redattore dovetti sorbirmi un indegno racing Activision (Monster Jam, se volete saperlo), né voi, che presumibilmente vi siete innamorati della nostra console proprio grazie alle avventure di John 117. E, devo riconoscerlo, giocando al Combat Evolved targato 2011 ho notato che non si smette mai di imparare. A poche settimane dal lancio, avevo condiviso con voi una visione d’insieme del franchise, partendo dai dati di vendita e dando un’occhiata al misterioso fattore Halo – quella componente inspiegabile ai più che rende magico uno shooter qualunque. Ebbene, mettendo mano a questo remake, al miglior remake nella storia dell’alta definizione, mi sono nuovamente avvicinato al “fattore”: per un attimo, attraversando le colline ormai leggendarie dell’Anello, ho colto ancora una volta quella scintilla che fa scattare, (suppongo) in ognuno di noi, la voglia di approfondire un mondo, anzi un universo, nemmeno lontanamente limitato al disco masterizzato e confezionato da Microsoft. Cos’è il fattore Halo? Non lo so, non l’ho ancora capito. Ma so che mi piace, mi piace da impazzire.
A volte penso che discutere da una prospettiva tecnica di un gioco come questo sia estremamente riduttivo. Eppure una voce, più che altro un plauso, per il lavoro svolto dagli eredi della stracitata Bungie bisogna farlo: un lavoro assolutamente non invasivo, rispettoso delle meccaniche ludiche e visive sviluppate nella produzione originaria. Saber Interactive, Certain Affinity e 343 Industries meriterebbero una medaglia già per l’atteggiamento che hanno tenuto, al di là del risultato grafico per il quale, ripeto, non ritengo opportuno spendere troppe parole (a parte la sensazione generale di un calo di frame-rate nelle prime frazioni di gameplay e un lieve ritardo nel caricamento delle texture). Già per l’atteggiamento, dicevo, meriterebbero una medaglia al valore. Se poi ti fermi a guardare un panorama o il cielo, il famoso cielo firmato Bungie, capisci che, sì, Microsoft c’ha visto giusto; che Microsoft ha messo nelle mani giuste la sua gallina dalle uova d’oro. Che Microsoft ha affidato a un team amante della serie e magari un tantino fanboy – in questi casi non guasta, lo conferma il sottoscritto – il titolo con cui verrà riaperta la strada per l’inatteso Halo 4. Ed è questa la chiave del successo dell’intera saga, a mio parere: ogni filo d’erba, ogni singolo pixel sulle pareti e sui corpi dei Covenant trasuda passione. Nulla è lasciato al caso e, addirittura, c’è la presunzione di mostrare al pubblico il vero Combat Evolved insieme a quello reinterpretato: perché questo remake è galantuomo, non è mai esagerato in confronto alla ricetta iniziale, ma sa il fatto suo. È come se gli sviluppatori avessero voluto mettersi sullo stesso piano dei giocatori (anche due in campagna), chiedere la loro fiducia su ogni minimo intervento: abbiamo aggiunto questo, abbiamo tolto quest’altro… che ve ne pare?
E poi c’è il multiplayer, altro emblema di un rispetto che farà contenti il primo developer della serie. Le mappe sono sei – anche scaricabili per Halo: Reach, grazie a un coupon inserito in ogni copia del gioco o a 1200 Microsoft Points – più una “missione” per la modalità Sparatoria; l’unica, peraltro, a godere del comparto grafico di Reach e della sua interfaccia, di cui, a dire il vero, avevo già imparato a fare a meno. Le location sono magnifiche (ovvio, mi verrebbe da dire), tributo alle ambientazioni migliori che abbiamo ripercorso nei passati anni di gioco, nonché foriere di un equilibrio al limite tra la caciara e la ragionevolezza di un gameplay piacevolmente ibrido. Al primo deathmatch giocato su Anniversary mi sono detto “ah, non si corre…?”, per poi capire che, è vero, il concetto di corsa appartiene a un altro stampo di videogiochi, a quelli dell’ultima ora. Che la sua assenza restituisce un feedback diverso, a cui bisogna tornare ad abituarsi. La sensazione che non ci sia alcuna fretta e che, al contrario, l’occhio venga premiato in caso di calma e sangue freddo.
Il consiglio che sento di darvi, oltre a quello di trovare €39 nei vostri portafogli (lo so, è dura), è dunque di giocare ad Halo: Combat Evolved Anniversary con tutta la serenità del mondo. Non abbiate fretta, godetevelo fino in fondo, nella bellezza dei suoi paesaggi e degli scontri campali mutuati dagli RTS. Se poi avete tempo per supportare (o sopportare, dipende dai gusti) le modalità esclusive di Kinect – controllo vocale della ricarica, del lancio della granata e dello switch tra SD e HD; Analizza, per una scansione degli scenari nella Libreria del gioco – troverete che, in fin dei conti, il prezzo budget è davvero un atto di generosità.
Potrebbe interessarti anche...
-
Enrico Santi
-
Anonimo
-
-
http://www.facebook.com/profile.php?id=1562481273 Miro Tassone
-
Anonimo
-
-
Filippo Tozzi
-
Filippo Tozzi
-
Anonimo
-
-
Edogalax
-
Anonimo
-
Edogalax
-
-