Fareste bene a dimenticare del tutto Bodycount, il più grande buco nell’acqua nell’ancora breve ma già pronta al pensionamento storia della next-generation (che poi è quella attuale, fa niente). Riportate la memoria allo spettacolare Black di Criterion: quel turbinio di proiettili lanciati nell’aria e suoni devastanti per l’umano udito, quello spettacolo di grafica al termine di un’annata – era il 2006 – che segnò la fine dell’epopea della prima Xbox. Ecco, riportatela a quel gioco, perché è da lì che dovrà ripartire Enemy Front, se il bravo e intelligente Stuart Black non vorrà dirsi completamente in balia di una crisi creativa.
Bravo perché capace di sfornare, in qualità di designer, il già citato Black; intelligente perché, poco prima che la nave Bodycount, battente bandiera Codemasters, potesse affondare, lui l’aveva già abbandonata. Non gli do torto.
Enemy Front, dicevamo. Un designer capace come Black e un motore grafico dalle potenzialità del CryEngine 3 dovrebbero bastare ad attirare il videogiocatore appassionato di sparatutto. Perché sembra chiaro sin da oggi che il materiale per un possibile capolavorone ci sia tutto. È quando si parla di trama che, forse, c’è da storcere il naso: vestiremo i panni sgualciti, che, diciamocelo, puzzano di vecchio, di un soldato infiltrato nelle linee naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalle trincee francesi a una base militare berlinese, dallo spionaggio al sabotaggio, le meccaniche di gioco richiameranno a una tradizione che, francamente, pensavo si fosse riusciti a riporre in soffitta.
Così non è, a quanto pare, ed eccoci qui a parlare di un nuovo FPS bellico. Con la potenza del motore grafico di Crysis 2 e il talento del creatore di Black. Posso aspettarmi tanto?